E’ tempo di spalancare gli armadi. La chiesa cattolica e lo scandalo degli abusi sessuali negli Stati Uniti
Articolo pubblicato sul blog del Center for Applied Research in the Apostolate (Stati Uniti) il 28 agosto 2018, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Nel mio ruolo di esperto di sondaggi, che dal 2002 studia le reazioni dei cattolici di fronte alle notizie di abusi sessuali sui minori da parte dei sacerdoti, ho notato che esiste un certo dettaglio che a volte sembra distorto. Nel 2012, in occasione del nostro ultimo sondaggio su fedeli cattolici e scandalo abusi, il 21% dei cattolici adulti riteneva, correttamente, che i casi di abuso erano più frequenti prima del 1985. Il fatto stesso che tali abusi siano accaduti, a prescindere dall’epoca, è una cosa che ritengo orribile: le vittime meritano giustizia e qualsiasi cosa possa aiutarle a curare le ferite provocate da quegli atti criminali; eppure, questo dettaglio è importante per comprendere le cause dello scandalo, quali azioni legali siano praticabili e cosa si può fare per prevenire casi simili in futuro.
Il rapporto del gran giurì della Pennsylvania fa notare giustamente che “Sappiamo che gran parte dei casi di cui si discute in questo rapporto è avvenuta prima degli anni 2000”; d’altro canto, altrettanto giustamente nota come gli abusi “non siano ancora scomparsi” e che appunto sono stati scoperti un paio di casi più recenti. “Molti dei sacerdoti di cui si discute qui sono deceduti”; non per tutti gli accusati sono disponibili la data di nascita e di morte e l’anno di ordinazione (alcuni erano seminaristi mai giunti al sacerdozio, altri erano religiosi laici). Si sa per certo che il 44% degli accusati è deceduto (cinque di loro erano nati nel XIX secolo); l’età media alla morte è di 73 anni. Tra gli accusati ancora vivi, o che si presume siano vivi, l’età media è di 71 anni; in media, gli accusati sono nati nel 1933 e ordinati nel 1961. Al di fuori della Pennsylvania, le accuse di abusi hanno toccato anche l’ex cardinale Theodore McCarrick, nato nel 1930 e ordinato nel 1958.
Questo trend generazionale è stato scoperto per la prima volta in uno studio del 2004 del John Jay College of Criminal Justice (Ateneo John Jay di Diritto Penale): “La maggior parte degli uomini di cui ci occupiamo in questo studio è nata tra il 1920 e il 1950 ed è stata ordinata in un’età compresa tra i 25 e i 30 anni”. La maggior parte dei presunti abusatori è nata negli anni ‘30 ed è stata ordinata negli anni ‘60. Nei quattordici anni che ci separano dal 2004, di fronte ad ulteriori casi emersi (incluso il rapporto del gran giurì della Pennsylvania), questo profilo criminale non è cambiato e nessuna ulteriore ondata di abusi è emersa negli Stati Uniti.
Lo scandalo abusi che si sta svolgendo nei notiziari in questo periodo è il medesimo emerso nel 2002 con epicentro Boston. È probabile (ma è impossibile esserne sicuri) che i casi riportati dal gran giurì siano in gran parte già emersi negli anni scorsi (lo studio del John Jay è citato come fonte dal gran giurì). Proprio come nel 2002, gli abusi riportati si sono consumati tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80.
Ciò che è nuovo nel rapporto del gran giurì è un dettaglio raramente venuto alla luce nelle precedenti indagini. Gli inquirenti parlano di un “manuale di istruzioni” che i vescovi avrebbero utilizzato per gestire le accuse di abusi sessuali prima del 2002: “È come se ci fosse un copione. Verso la fine del XX secolo, le diocesi svilupparono strategie coerenti per nascondere gli abusi sui minori”. Tra queste strategie citiamo l’uso di eufemismi che minimizzavano gli abusi nei documenti ufficiali, come “comportamento inappropriato” e “mancato rispetto dei limiti”. Secondo il gran giurì, le indagini delle diocesi stesse appaiono poco efficaci o pro forma. Molti dei sacerdoti indagati sono stati inviati in una clinica per essere curati invece di essere denunciati alla giustizia, come avrebbero dovuto essere; una volta che tali cure erano considerate concluse, gli abusatori sovente ritornavano a esercitare il loro ministero con un nuovo incarico. Le accuse molto raramente erano rese pubbliche; raramente le vittime ricevevano attenzioni adeguate, per non parlare di giustizia. Conclude il gran giurì: “Il comportamento sempre costante dei vari vescovi non lascia dubbi sul fatto che, già decenni fa, la Chiesa sapesse bene che il problema era pervasivo. […] I vescovi non solo erano consapevoli di quanto accadeva, vi erano immersi, e facevano di tutto per tenerlo segreto; il segreto, a sua volta, contribuiva a diffondere il morbo”.
Questa strategia non è molto diversa da quella di altre istituzioni che hanno avuto a che fare con accuse di abusi sessuali sui minori: gruppi scout, scuole private o pubbliche di vario ordine e grado, università e gruppi sportivi. Questo tipo di istituzioni sembrano appetibili agli abusatori di minori che cercano di avere accesso ai giovani e di guadagnarne la fiducia e il rispetto. I ricercatori del John Jay hanno scritto nel 2011: “L’abuso sessuale dei bambini è un problema sociale serio e pervasivo. È presente nelle famiglie e si trova non di rado in quelle istituzioni dove gli adulti hanno delle relazioni di mentore con gli adolescenti: scuole e organizzazioni religiose, sportive e sociali”.
La Chiesa [Cattolica] non ha risposto in maniera adeguata alle accuse di abusi e il più delle volte ha scelto di insabbiare questi crimini, invece di rivelarli e renderli pubblici. In alcuni casi, la Chiesa ha scelto di accordarsi in sede civile con le vittime per non rivelare gli abusi: una prassi che, secondo il gran giurì, dovrebbe essere abolita. Ciò che distingue la Chiesa dalle altre istituzioni di cui sopra, soprattutto nel periodo precedente gli anni 2000, è l’abitudine di inviare gli abusatori in cliniche psichiatriche per essere curati e di permettere loro di ritornare al ministero sacerdotale una volta concluse le cure. Questa prassi è un grave errore di giudizio, perché permette agli abusatori di ritornare lì dove possono commettere abusi e ignora l’obbligo di denunciare i crimini da loro commessi.
Questo “manuale di istruzioni”, largamente utilizzato, sembra essere cambiato nel 2002: “In generale, la Carta [di Dallas] del 2002 si mosse nella giusta direzione […] questo cambiamento era in gran parte dovuto alle forze esterne [alla Chiesa]”. La Carta di Dallas del 2002, tuttavia, lascia ancora troppo mano libera ai vescovi diocesani. I cambiamenti esterni (assistenti sociali che riportano i sospetti abusi, tempi di prescrizione più lunghi e una maggiore consapevolezza del pubblico) hanno creato una nuova realtà. Scrive il gran giurì che “oggi sentiamo che abbiamo fatto alcuni progressi”, ma spesso grazie alle persone esterne alla Chiesa.
I casi di abuso sono diminuiti grazie a tutto questo? I ricercatori del John Jay hanno aggregato i presunti casi di abuso sui minori da parte di sacerdoti dal 1950 al 2002: 10.667 presunti casi. Noi di CARA (Center for Applied Research in the Apostolate) abbiamo raccolto i nuovi casi fin dal 2004; il nostro studio, che arriva fino a tutto il 2017, include 8.694 casi. La distribuzione dei casi nel tempo da noi riportata è quasi identica a quella riportata dal John Jay. Per 8.206 casi conosciamo l’anno in cui gli abusi sono iniziati; l’anno non è noto in 488 casi.
Nuovi presunti casi ci sono ancora oggi: nel triennio 2015-2017 ci sono state 22 segnalazioni negli Stati Uniti, con una media di sette all’anno. È comunque troppo: nemmeno un caso singolo è accettabile. Nello stesso periodo, per fare un confronto, 42 insegnanti della Pennsylvania (lo Stato del gran giurì) hanno perso la licenza di docente nel 2017 per via di abusi o tentati abusi; nel 2015, 65 insegnanti della contea di Los Angeles sono stati accusati di abusi o molestie sessuali. L’attuale ondata di molestie sessuali che ha come protagonisti gli insegnanti deve ancora ricevere la medesima attenzione mediatica di cui godono le molestie dei sacerdoti cattolici. Scrivono i ricercatori del John Jay: “Nessun’altra istituzione ha condotto uno studio pubblico sugli abusi sessuali, perciò non ci sono altri dati da comparare con quelli raccolti dalla Chiesa Cattolica”.
Se parliamo anche di altre realtà, non vogliamo con questo trovare scusanti col dire “succede anche in altre istituzioni”, vogliamo piuttosto allargare il discorso, a beneficio di chi oggi legge sui giornali di abusi commessi decine di anni fa dai sacerdoti della Pennsylvania e decide di attaccare un sacerdote che lavora nel 2018 in Indiana, o dei genitori i quali ritengono che i loro figli sarebbero meno protetti in una scuola cattolica rispetto a una pubblica. È pericoloso pensare che i casi di abuso sessuale avvengano unicamente negli ambienti cattolici.
Come fa notare il rapporto del gran giurì, la Chiesa è cambiata negli ultimi 15 anni, ma il passato non può essere “aggiustato”, né cancellato; quello che è stato non scomparirà nel nulla e bisogna guardarlo in faccia. La Chiesa non ha fatto abbastanza, nel 2002 e negli anni seguenti, per fare i conti con quanto è successo; creare nuove regole per prevenire futuri abusi non è sufficiente di fronte alle ripercussioni di quei fatti. Ora, nel 2018, è tempo di sollevare il velo su ogni segreto che rimane, altrimenti quei casi continueranno a emergere in futuro, come una ferita che non si rimargina mai: ogni volta che la crosta superficiale viene rimossa, la ferita ricomincia a sanguinare. Per quanto possa essere doloroso, è tempo che la Chiesa guardi in faccia il grande danno che ha fatto a se stessa. Il continuo riemergere dei casi di abuso nel futuro saranno come una ferita potenzialmente mortale se non si farà i conti, un volta per tutte, con il passato.
Aggiornamento 29 agosto: Alcuni lettori di questo articolo si sono interrogati sull’impatto del periodo di tempo tra l’abuso e la denuncia della vittima. Non ci sono sostanziali cambiamenti nel trend del periodo 2002-2017: le accuse continuano a seguire lo schema che abbiamo visto [con un massimo dei casi tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80, poi con un numero assai minore negli anni più recenti, n.d.t.]. Se l’impatto del periodo di tempo tra l’abuso e la denuncia fosse decisivo, negli ultimi 15 anni ci aspetteremmo che i casi fossero molti di più, il che non risulta: non abbiamo assistito a nessuna nuova ondata di abusi simile a quella di cui sopra, e le rivelazioni continuano a riguardare quasi esclusivamente quel periodo. È inoltre probabile che la maggior parte, se non tutti, gli abusi perpetrati in Pennsylvania siano già stati documentati.
Aggiornamento 30 agosto: Continuiamo a ricevere osservazioni riguardo l’età delle vittime. I dati che riguardano gli abusi negli ambienti cattolici si focalizzano più sui fatti che sull’età delle vittime. Si può pensare che la vittima, una volta raggiunta una certa età, esca allo scoperto, ma è piuttosto l’apprendere degli abusi nei media che spinge le vittime a farsi avanti in gran numero. Dopo che negli anni ‘90 alcuni casi furono resi pubblici, altre vittime si fecero avanti, ma è nel 2002, dopo le rivelazioni di Boston, che i casi riportati aumentarono vertiginosamente. Dal 2004 in avanti sono stati rivelati in media 618 casi per anno (438 nel 2017). A prescindere dalla data delle rivelazioni, le accuse riguardano in massima parte il periodo precedente gli anni ‘90. Quattro delle accuse emerse nel 2017 riguardano presunti abusi commessi nel medesimo anno.
Testo originale: Pain Never Disappears from Unhealed Wounds