È tempo per la Chiesa Avventista di accogliere le persone LGBTQ+?

Lettera aperta dell’organizzazione Avventista LGBTQ+ Kinship DA-CH* inviata ai responsabili della Chiesa Avventista del Settimo Giorno di lingua tedesca il 4 ottobre 2024, parte prima. Liberamente tradotta dai volontari del Progetto Gionata
Il 4 ottobre 2024, l’organizzazione avventista LGBTQ+ Kinship DA-CH presente in Germania, Austria e Svizzera, aderente a Seventh-day Adventist Kinship International, ha inviato una lettera aperta ai dirigenti della Chiesa Avventista nei paesi di lingua tedesca. L’obiettivo è promuovere un dialogo per una maggiore comprensione della difficile situazione vissuta dagli avventisti queer e favorire relazioni più costruttive. La lettera, di 11 pagine, è stata scritta in tedesco e inglese.
Nel gennaio 2023, un pastore avventista in Germania ha reso pubblica la sua identità bisessuale. La sua comunità locale e la direzione della sua conferenza nella Unione dell’Avventismo della Germania del Nord lo hanno sostenuto, affermando la sua identità “non conforme alla norma” e dichiarandosi solidali con lui.
Nello stesso anno, diverse pubblicazioni avventiste in Germania hanno cercato di avviare un dibattito aperto nella nostra chiesa su tematiche come l’orientamento sessuale, l’identità di genere e le relazioni monogame tra persone dello stesso sesso.
Questa iniziativa ha suscitato reazioni molto diverse all’interno della nostra chiesa. In particolare in Germania, Austria e tra i leader della Divisione Intereuropea (EUD) e della Conferenza Generale degli Avventisti, si sono levate voci critiche che hanno ribadito la posizione dottrinale tradizionale della Chiesa Avventista sull’omosessualità, formulata per la prima volta dal Comitato Esecutivo della Conferenza Generale nell’ottobre 1993.
Questa posizione si basa sulla convinzione che la Bibbia contenga istruzioni chiare e definitive per le persone con un orientamento omosessuale. Secondo questa interpretazione, i rapporti tra persone dello stesso sesso sono categoricamente rifiutati e condannati come un grave peccato. Chi propone letture alternative dei testi biblici viene accusato di piegarsi allo spirito del tempo, mettendo in discussione l’autorità della Scrittura e minando le basi dottrinali della Chiesa Avventista.
Riconosciamo che questo dibattito tocca aspetti fondamentali della nostra vita e della nostra fede, e comprendiamo la resistenza a posizioni considerate non bibliche o immorali. Tuttavia, notiamo che questa discussione si è spesso concentrata su questioni dottrinali e polemiche teologiche, trascurando coloro che ne sono direttamente coinvolti: le persone queer stesse.
In alcuni casi, sembra che il tema sia stato ridotto a un dibattito tra progressisti e conservatori, dimenticando la realtà concreta di chi vive queste esperienze. Inoltre, è emersa una preoccupante mancanza di conoscenza sulla vita quotidiana delle persone queer e sulle difficoltà che affrontano, sia nella società che nelle nostre comunità.
Coloro che non si nascondono per proteggersi spesso si sentono poco accettati o addirittura considerati estranei nella propria chiesa. Le reazioni ufficiali della chiesa hanno riaperto ferite profonde legate al rifiuto e alla condanna.
Questa lettera vuole incoraggiare un dialogo aperto e diretto, offrendo proposte concrete per migliorare la situazione attuale. Nella dichiarazione della EUD sul libro Queergedacht, abbiamo trovato incoraggiante questa affermazione:
“Come chiesa, dobbiamo ascoltare con attenzione coloro che si identificano come LGBTQ+ e promuovere ricerche multidisciplinari per comprendere meglio la loro situazione, creando nelle nostre comunità un ambiente accogliente per tutti.”
Vogliamo credere che la nostra iniziativa possa aiutare i leader della Divisione Intereuropea (EUD) degli Avventisti – e forse anche della TED – nonché i responsabili regionali e locali della nostra denominazione a prendere le misure necessarie affinché le chiese avventiste diventino spazi sicuri per le persone queer.
Dopo anni di silenzio, sempre più membri di chiesa chiedono un’informazione seria e professionale su queste tematiche. Cresce la consapevolezza della sofferenza che tante persone queer hanno vissuto e continuano a vivere, spesso in silenzio e senza riconoscimento.
Un processo di apprendimento continuo
Dopo decenni di controversie, ricerche ed esperienze, oggi vi è un crescente consenso tra gli esperti di sessuologia, psicologia, psichiatria e medicina riguardo all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Preconcetti e stereotipi stanno lentamente scomparendo, grazie alla maggiore visibilità delle persone queer nella società e alla possibilità di incontrarle senza pregiudizi. Anche se in alcune nazioni la situazione sta migliorando, molto resta ancora da fare.
In molti Paesi, soprattutto quelli con regimi autoritari o culture rigidamente eteronormative, le persone queer subiscono forti pressioni, esclusione, persecuzione e violenza. In questi contesti, il movimento LGBTQ+ viene spesso denigrato come un segno di “decadenza occidentale” e visto come una minaccia all’ordine sociale e morale.
Ma in tutto questo si dimentica che la questione centrale riguarda i diritti umani e la protezione di una minoranza vulnerabile. Anche nelle nostre comunità avventiste, le persone queer non sono risparmiate da questi attacchi. La pressione psicologica che subiscono è drammatica e merita la nostra attenzione.
I cambiamenti sociali stanno raggiungendo anche le chiese, comprese quelle indipendenti, sebbene con ritardo e a ondate. Le nuove conoscenze e domande su sessualità e identità di genere sono una sfida per tutti noi. Alcune convinzioni del passato si rivelano errate o incomplete, generando incertezza e paura.
Non esistono risposte facili o immediate. Per questo motivo, è fondamentale che anche la nostra Chiesa Avventista avvii un dialogo interdisciplinare e riflessivo su questi temi.
Il movimento ex-gay e i suoi fallimenti
Molti avventisti non sanno – o non ricordano – che la Chiesa Avventista è stata tra le prime denominazioni cristiane a sostenere e finanziare un programma di “terapia di conversione” per le persone omosessuali negli Stati Uniti negli anni ‘80. Questo la rese parte attiva del cosiddetto movimento ex-gay, che cercava di “cambiare” l’orientamento sessuale delle persone LGBTQ+.
Con il passare del tempo, si è rivelato un esperimento fallimentare: molte persone che vi si erano affidate con sincerità hanno vissuto vere e proprie esperienze traumatiche. Si sentivano dei falliti spiritualmente perché non riuscivano a cambiare il loro orientamento. Alcuni hanno sviluppato una visione cupa di Dio, altri sono sprofondati nella depressione, e purtroppo alcuni hanno anche deciso di togliersi la vita.
Oggi, sempre più Paesi stanno vietando queste pratiche, riconoscendo il loro carattere dannoso e ingannevole. Tuttavia, nella nostra chiesa manca ancora un riconoscimento chiaro degli errori del passato.
Chiediamo quindi alla Chiesa Avventista di affrontare questa storia con autocritica, dichiarando esplicitamente il proprio distacco da queste pratiche e chiedendo scusa alle persone che ne hanno sofferto le conseguenze.
*Seventh-day Adventist Kinship International è un’organizzazione fondata nel 1976 a Palm Desert, California (USA), con l’obiettivo di supportare gli avventisti LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, asessuali e intersessuali) e i loro sostenitori, offrendo un ambiente sicuro per la crescita spirituale e il dialogo.
SDA Kinship Europe è la sezione europea di Seventh-day Adventist Kinship International, che è presente in tutto il mondo con circa 5.500 membri in 112 paesi (dicembre 2024).. Non è affiliata ufficialmente con la Chiesa Avventista del Settimo Giorno ma opera per promuovere l’inclusione e il dialogo all’interno della comunità avventista, fornendo sostegno a chi cerca di conciliare la propria fede con la propria identità queer.
Testo originale: Open letter from SDA Kinship DACH to the leaders of the Inter-European Division of Seventh-day Adventists (file PDF)