E’ tempo per la chiesa cattolica di riconciliarsi con i cattolici LGBT
.
Editoriale pubblicato sul sito del settimanale cattolico The Tablet (Gran Bretagna) il 13 marzo 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Dobbiamo dare atto al cardinale Vincent Nichols dei suoi sensibili e coerenti sforzi per riconciliare le persone omosessuali cattoliche con la Chiesa. L’ultimo episodio è la benedizione di un pellegrinaggio quaresimale a Roma organizzato dal Consiglio Pastorale dei Cattolici e delle Cattoliche LGBT (LGBT Catholics Westminster Pastoral Council) della sua arcidiocesi (di Westmister a Londra in Gran Bretagna), durante il quale il gruppo ha avuto un’udienza con papa Francesco, che ha donato a ciascun membro un rosario e ha scattato una foto ricordo con loro.
Questo gruppo è il maggior rappresentante delle persone omosessuali cattoliche nell’arcidiocesi di Westminster e, come il cardinale, è molto attento a non sfidare il sentire della Chiesa. Ma il sentire sta cambiando, specialmente tra i cattolici più giovani: per molti di loro la tradizionale definizione cattolica di gay e lesbiche, in particolare l’espressione “intrinsecamente disordinate”, è francamente incomprensibile, in quanto tale definizione sottintende che queste persone siano mancanti e in qualche modo inferiori alle persone eterosessuali, perché le loro inclinazioni sessuali sarebbero intrinsecamente innaturali e peccaminose.
Questa dottrina può fare molti danni. Un sondaggio d’opinione svolto in nove nazioni a grande maggioranza cattolica ha mostrato che metà dei battezzati cattolici, più o meno praticanti, considera la dottrina tradizionale cattolica potenzialmente pericolosa per la salute e il benessere dei giovani.
Una Chiesa pastoralmente sensibile non può ignorare questo dato. Non che l’aderenza stretta alla dottrina tradizionale sia così dannosa alla salute mentale, ma è comunque un atteggiamento a rischio.
Per alcune persone vale veramente la pena vivere una lotta spirituale, è anzi una benedizione, anche se a prima vista non sembrerebbe; ma questo non sembra essere il caso più comune.
La riconciliazione tra la Chiesa e i suoi membri gay e lesbiche non può ridursi al cercare di persuaderli ad aderire alla dottrina tradizionale, perché in caso di caduta possono sperimentare forti crisi di ansia e di senso di colpa e mancanza di autostima: terreno fertile per la malattia mentale. Per istinto di sopravvivenza possono rifiutare la dottrina, fino ad arrivare al rifiuto della Chiesa, che invece di assisterli nella ricerca di Dio può ostacolarli.
Ma se le “tendenze omosessuali” non sono “intrinsecamente disordinate”, cosa sono? C’è sempre più consenso attorno all’idea che il desiderio omoerotico sia naturale (e quindi dono di Dio) per chi lo vive. In tal caso, non è forse naturale seguire tale desiderio? Una buona risposta potrebbe essere: sì, ma entro i limiti che anche il mondo eterosessuale conosce, che sono limiti morali.
L’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti dell’omosessualità (che include il Magistero e il sensus fidelium) può essere descritto come un continuo apprendimento ed evoluzione, che ancora non ha raggiunto il suo traguardo. A livello pastorale è sempre più largamente accettato che le persone omosessuali cattoliche creino relazioni amorevoli, stabili e a lungo termine, come fanno le persone eterosessuali.
Dapprincipio tale accettazione è stata a denti stretti, perché si pensava che tali relazioni fossero meno pericolose di uno stile di vita promiscuo. Ora è giunto il momento perché le relazioni omosessuali amorevoli, stabili e monogame vengano riconosciute come una benedizione dalla Chiesa. Oggi si cerca di vedere meno gli atti sessuali che la qualità complessiva della relazione. È un bel progresso.
Testo originale: Church must reconcile with LGBT+ Catholics