È vicino il giorno in cui tutti i cristiani accetteranno le persone LGBT?
Articolo di Jonathan Merritt pubblicato sul sito Religion News Service (Stati Uniti) il 16 settembre 2016, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Lo scorso agosto sembrava che Trey Pearson, l’interprete di Everyday Sunday, sarebbe stato il primo cantante apertamente gay a partecipare a un festival di musica cristiana, ma quando ha annunciato pubblicamente che si sarebbe esibito al Joshua Fest non tutti hanno gioito per questo traguardo. Undici membri dell’organizzazione del festival hanno minacciato di andarsene se Pearson si fosse esibito, così il cantante è stato escluso. Ma la vicenda non finisce qui: diverse band invitate al festival sono rimaste disturbate dal trattamento riservato a una persona LGBT. A sorpresa la band Five Iron Frenzy ha invitato Pearson sul palco al Joshua Fest per cantare l’ultima canzone assieme a loro. Secondo le testimonianze, gli spettatori hanno urlato in segno di solidarietà.
I cristiani, comunque siano schierati nel cosiddetto dibattito omosessuale, possono trovare qualcosa di loro gradimento in questa vicenda: i conservatori possono essere soddisfatti della levata di scudi contro Pearson e della decisione di escluderlo; i liberali loderanno la decisione del Joshua Fest di invitarlo comunque e il coraggio degli Five Iron Frenzy di riservargli uno spazio. Io penso però che questa saga fotografi bene il dibattito che sta avvenendo nel mondo cristiano. Le vicende di Trey Pearson rivelano almeno tre verità sui cristiani e le questioni LGBT:
I tradizionalisti costituiscono ancora una forza con cui bisogna fare i conti. I cristiani progressisti spesso parlano di chi la pensa in maniera tradizionale su queste tematiche come di una minoranza a rischio di estinzione. È vero che la maggior parte dei gruppi cristiani sta effettivamente diventando più aperta, ma non dimentichiamo che i tradizionalisti sono ancora circa la metà dei cristiani e questa sacca di resistenza è di tutto rispetto: i loro leader sono influenti, le loro organizzazioni sono ben provviste e le loro opinioni ascoltate.
Nel caso di Pearson una manciata di tradizionalisti scandalizzati è stata in grado di radiarlo dal festival e non è la prima volta che dei dirigenti cristiani hanno subito pressioni per tornare sui loro passi. Dopo l’annuncio di World Vision [ONG umanitaria evangelicale, n.d.t.] di voler assumere personale LGBT nel 2014, la reazione dei tradizionalisti è stata così potente che due giorni dopo l’annuncio è stato smentito. Non si sa se e quando la maggior parte dei tradizionalisti cambierà idea sulla questione o tenterà di trovare una sorta di compromesso culturale, ma per ora rimangono saldamente in sella.
La resistenza dei tradizionalisti è radicata perlopiù nelle loro convinzioni e non nell’odio. Anche se i lettori più progressisti non saranno d’accordo, la resistenza dei cristiani alle relazioni e al matrimonio LGBT raramente deriva da rabbia cieca o da odio. Esistono molte eccezioni, anche senza andare a pescare gli estremisti eccentrici della chiesa di Westboro, c’è tanta ignoranza e odio verso le persone LGBT tra i cristiani, ma sono eccezioni e non la regola.
Sono cresciuto tra i cristiani tradizionalisti, le comunità che ho frequentato erano solitamente tradizionaliste e almeno la metà dei miei amici cristiani non ritiene sacro il comportamento omoerotico. Che abbiano ragione o torto è materia di dibattito, ma posso dire con sicurezza che le loro ferme credenze hanno le loro radici in una particolare interpretazione del testo biblico e nel desiderio di promuovere ciò che ritengono una vita “santa”. Possiamo trovare questa idea nella vicenda di Pearson: in un’intervista a Billboard il patron del Joshua Fest Aaron Diello si è rifiutato di definire “odio” il comportamento dei collaboratori scandalizzati: si è limitato a definirli “bravi ragazzi che dovrebbero conoscere meglio Gesù”.
I cristiani LGBT finalmente hanno il loro spazio. All’alba del XXI secolo un “gay cristiano” era considerato da molti credenti un ossimoro; persino le persone LGBT che si votavano al celibato erano spesso disprezzate. In molte chiese non c’era alcuno spazio per le persone omosessuali. Da allora molto è cambiato in America e tra i credenti. È chiaro che non siamo più nell’epoca in cui le persone LGBT venivano cacciate dalla maggior parte delle comunità cristiane. Molte importanti congregazioni conservatrici ora accettano che le persone LGBT frequentino le loro attività e addirittura possano diventare ministri. Alcuni convegni cristiani hanno riservato uno spazio per le persone LGBT e alcuni di essi sono diretti specificamente alle persone omosessuali cristiane. Le case editrici cristiane hanno cominciato a pubblicare libri di autori omosessuali che sostengono la causa LGBT e molti musicisti cristiani stanno premendo per una maggiore apertura dell’ambiente. Molti pastori, teologi, esperti di etica, ministri e persino il caporedattore storico di Christianity Today, David Neff, sono diventati aperti e favorevoli alla causa. Come possiamo vedere, i cristiani LGBT finalmente hanno il loro spazio.
Pearson ritiene che i cristiani siano “più divisi che mai” sulle relazioni omosessuali ma ritiene anche che le cose stiano cambiando rapidamente: “Penso che quando le generazioni più anziane non ci saranno più, l’omosessualità verrà accettata nella maggior parte delle chiese”. Ha ragione. I tradizionalisti non stanno certo scomparendo ma la loro percentuale sul totale dei cristiani sta diminuendo. Se la tendenza attuale continuerà, nel prossimo futuro la grande maggioranza dei cristiani accetterà le persone LGBT. Forse ci avviciniamo al giorno in cui i musicisti cristiani tradizionalisti verranno rifiutati dai festival mainstream perché considerati immorali; se quel giorno arriverà, i tradizionalisti faranno bene a sperare che i progressisti li tratteranno meglio di come loro hanno trattato la comunità LGBT negli anni passati.
Testo originale: What a gay Christian rocker’s woes tell us about American Christianity