Ebrea, lesbica e credente
Articolo tratto da emarrakech (Marocco), 1 agosto 2008, liberamente tradotto da Dino M.
In Israele il coming – out degli omosessuali credenti ha rappresentato un fenomeno nuovo per i rabbini ortodossi che lo hanno scoperto attraverso i forum su internet.
“Se mi avessero parlato di omosessuali credenti cinque anni fa, avrei risposto che questa cosa non esisteva”, afferma Chaim Navon, rabbino ortodosso a Modiin. Tra di loro molte sono le donne che provengono da famiglie ebree ortodosse.
Ricorda una di loro “Dieci anni fa la situazione non era neppure paragonabile, si pensava che le lesbiche non esistessero, non se ne parlava proprio.
Non dico che oggi sia facile, ma almeno tutti sanno che ci siamo!”. Ascoltiamo le loro storie e le loro speranze, cosi lontane ma così vicine a noi.
Gerusalemme: provengono da famiglie ebree ortodosse, osservano il Sabato e mangiano casher. Malgrado l’ostilità della loro comunità queste lesbiche israeliane accettano e rendono pubblica la loro omosessualità.
Per la prima volta una trentina di donne dell’associazione Bat-Kol, che ospita delle credenti lesbiche israeliane, quest’anno hanno partecipato alla parata omosessuale di Gerusalemme.
“Noi vogliamo mostrare la nostra unità, e che non abbiamo vergogna”, afferma Naama, che ha trent’anni. “Ma molte tra di noi hanno ancora troppa paura di essere riconosciute”.
Dato che, spiega la giovane donna, “essere credente e lesbica è di per se una contraddizione”. A Bat Kol, spiega, “vogliamo offrire un focolare alle credenti lesbiche e alle loro famiglie, ma anche educare la nostra società perchè arrivi a riconoscere e ad accettare le lesbiche”.
Creata nel 2003, quest’associazione è l’unica in Israele che raggruppi delle credenti lesbiche. Al suo esordio era costituita soltanto da una decina di membri, che si riunivano presso il domicilio dell’una o dell’altra.
“Oggi siamo 150” afferma con fierezza Naama. Ed aggiunge: “Dieci anni fa la situazione non era neppure paragonabile, si pensava che le lesbiche non esistessero, non se ne parlava proprio. Non dico che oggi sia facile, ma almeno tutti sanno che ci siamo!”.
Per molto tempo Naama ha sofferto il rifiuto da parte della sua comunità. “I miei genitori per molto tempo non mi hanno più rivolto la parola.
Avevano veramente vergogna. Poco a poco si sono abituati all’idea che questa era la mia vita”. E le cose sono cambiate.
Ormai vive regolarmente con la sua compagna , ha un bambino e vede regolarmente i suoi genitori. “Dopo un lungo lavoro”, ammette.
“Mio padre accetta di venire al cinema con me e la mia amica, ed arriva persino a dire ai suoi amici che sua figlia è lesbica”, così dice rallegrandosi questa giovane donna.
Noa ha un profilo simile, ma una realtà quotidiana più complessa. Ebrea ortodossa praticante di 31 anni, questa figlia di rabbino, che vive con la sua compagna, è cresciuta nel Gush Etzion, un blocco di colonie a sud di Gerusalemme, abitato in maggioranza da religiosi.
“Due anni fa ho comunicato ai miei genitori di essere lesbica. Hanno fatto molta fatica ad accettare questo fatto. Non sono mai venuti a farci visita e rifiutano di vedere la mia compagna”, si lamenta. “Io non trascorro mai nessun Sabato in famiglia”, aggiunge con tristezza.
“Spero che quando avremo dei bambini le cose cambieranno. Mi addolora molto pensare che i miei bambini non conosceranno mai i loro nonni”, si sfoga sospirando.
Secondo lei il rifiuto delle lesbiche nella comunità ortodossa è “soprattutto sociale più che religioso”. “Si tratta di una questione tra Dio e me: Spero che Egli possa accettare la mia scelta”.
Per i rabbini il coming – out di omosessuali credenti ha rappresentato un nuovo fenomeno che essi hanno scoperto attraverso dei forum su internet. “Se mi avessero parlato di omosessuali credenti cinque anni fa, avrei risposto che questa cosa non esisteva”, afferma Chaim Navon, rabbino ortodosso a Modiin.
“Grazie ad internet abbiamo scoperto, tramite le domande che venivano poste ai rabbini, che molti credenti, uomini e donne, avevano tendenze omosessuali”, aggiunge. “Non accetto, ma cerco di comprendere”, dice.
Un percorso che non deve essere facile per questo rabbino. Infatti l’omosessualità è condannata dalla legge religiosa ebraica, che la ritiene “abominevole”. “Ci sono molti divieti nella Torah che non sono rispettati.
La Torah, per esempio, proibisce di mischiare latte e carne: E tuttavia molti lo fanno. Ma non per questo noi li odiamo e nemmeno li umiliamo”, dice.
“Il nostro atteggiamento nei confronti degli omosessuali non dovrebbe essere diverso”, insiste. Egli ritiene comunque che l’omosessualità sia una “debolezza” che non debba essere rivendicata. “Talvolta noi siamo deboli e dobbiamo chiedere il perdono di Dio”.
Testo originale: Juive, religieuse et lesbienne