Echi dal mondo ecclesiale: i cristiani omosessuali in Italia
Riflessioni di Giuliana Arnone* tratte dalla sua tesi di laurea su “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione Strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti”, Università Ca’ Foscari di Venezia, Corso di Laurea magistrale in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica, ottobre 2013, pp.41-44
La creazione di uno spazio pubblico e la rivendicazione della propria identità rappresentarono un’arma a doppio taglio per la comunità omosessuale, sia laica che credente. Difatti, il solo fatto di essersi esposti e di aver cominciato a rivendicare il proprio nome, da una parte rafforzò le posizioni della Chiesa che, almeno in Italia, non si era pronunciata per tutti gli anni Cinquanta. Infatti, nell’Italia democristiana di quegli anni ‘il sesso e le relazioni [omosessuali] esistevano eccome, magari persino liete e ben accette, ma paradossalmente neppure tra di loro i gay ne parlavano, né pronunciavano mai la parola che li definiva‘ (Pini, 2011: 24). In quegli anni, tuttavia, si stava mettendo in moto un processo di trasformazione della cultura italiana (Barilli,1999 :33), che viene attraversata da trasformazioni storico-sociali, che ‘ne mutano profondamente la struttura ed il modo di essere [lo sviluppo industriale e i flussi migratori, nello specifico] influendo sulla realtà e sull’immaginario collettivo del paese, sui suoi modi di produrre e di consumare, di lavorare e di vivere’ (Banti, 1997:506). La Chiesa (cattolica) cercherà di rapportarsi con questa nuova realtà industriale, che ‘trasforma radicalmente concezioni e condizioni secolari di vita sociale’ (ibidem). In seno a queste trasformazioni ‘il vizio innominabile, l’omosessualità, cominciò a essere nominato nelle barzellette e nei verbali di polizia ma, soprattutto, nella letteratura, con autori come Moravia, Pasolini, Bassani (Barilli, ibidem) [17].
La Chiesa (cattolica), prima dello scoppio dei movimenti di rivendicazione omosessuale non aveva bisogno, come invece fa oggi quasi ogni giorno, di scagliarsi pubblicamente contro l’omosessualità. Anzi, era il contrario. Ufficialmente non ne parlava affatto, ma nel segreto dei confessionali, nelle penombre delle sacrestie, o dai pulpiti, il messaggio che veniva trasmesso ai fedeli era chiaro: guai a certi peccati mortali !un uomo e una donna timorati di dio si completano nel sacramento del matrimonio. Punto e basta (Pini, 2011, p.17)
La chiesa prenderà una prima posizione nei confronti dell’omosessualità con la pubblicazione del documento Persona Humana. Alcune questioni di etica sessuale tramite la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1975, anche se l’omosessualità è appena menzionata. È tuttavia prima, con il Concilio Vaticano II, che si espande la discussione pubblica sulla sessualità (Dillon, 1999:129) e in qualche modo cambia la comprensione teologica riguardante la sessualità e le relazioni.
Il Concilio ebbe luogo nell’ottobre del 1962 e durò tre anni, ossia fino all’inizio del 1965. Venne indetto da Giovanni XXIII, il ‘Papa buono’, con lo scopo di discutere sui rapporti della chiesa con la società. Difatti molti importanti cambiamenti vennero attuati, sia a livello dottrinale che culturale [18]. Venne per esempio abolito l’uso del latino nella liturgia e vennero redatti dei documenti importanti, come la Lumen Gentium – che, tra le altre cose, mise l’accento sulla Chiesa come istituzione non autoreferenziale, rivolta al popolo dei fedeli che la compongono. Ancora, la Gaudium et Spes, con cui la chiesa affrontava temi inerenti la società nella quale viveva, pur non approfondendo temi importanti come la contraccezione. Il documento si interrogava sulla necessità di aprirsi e dialogare con il mondo, non solo il mondo delle persone cattoliche, ma ‘ l’intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi dell’uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie , in virtù dei mutamenti dell’ordine sociale‘ (Gaudium et Spes, 1965)
Con il Concilio in qualche modo cambia la comprensione teologica riguardante la sessualità e le relazioni. Ciò ha un impatto nella costruzione dell’identità cattolica e omosessuale per le persone cresciute tra il Settanta e l’Ottanta. Passa, cioè, un messaggio di condanna.
Tuttavia, solo alcuni anni dopo, nel 1986, con la pubblicazione della Lettera per la cura pastorale delle persone omosessuali, firmata dall’allora capo della Congregazione della Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, il Vaticano prenderà una posizione chiara rispetto al problema dell’omosessualità. La lettera afferma l’impossibilità di definire una persona in base al suo orientamento sessuale. Per questo motivo, si propone di parlare non tanto di ‘omosessuali’, quanto di ‘persone omosessuali’.
Ciò che traspare, nonostante tutto, non è la condanna delle inclinazioni omosessuali, della tendenza omosessuale in sé, quanto degli atti. Del comportamento. Lo stessa Congregazione per l’Educazione Cattolica, che si propone di sintetizzare e racchiudere gli insegnamenti della dottrina cattolica, condanna gli atti ma non la tendenza e anzi aggiunge:
Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate, che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch’esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare (si veda: Congregazione per l’Educazione Cattolica, 2005)
In ogni caso la condizione omosessuale, benché non sia peccato, ‘costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte verso un comportamento intrinsecamente cattivo da un punto di vista morale‘ (Teisa,2002: 51). Gli atti omosessuali, quindi, ‘sono sempre disordinati rispetto alla persona umana e rispetto alle finalità intrinseche della sua sessualità volute dal Creatore e quindi rispetto al suo vero bene’ (ibidem: 53). Dal momento che gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso non rientrano nello schema del matrimonio eterosessuale e non possono trasmettere vita, sono quindi intesi come ‘intrisecamente disordinati’. Di per sé, quindi, la posizione ufficiale non denigra il valore dell’amore tra due persone, solo ne vieta l’espressione fisica, così come attività eterosessuale all’infuori del matrimonio (Hume, in Yip, 1997b: 169)
Con l’elezione di Papa Francesco, tuttavia, la Chiesa sembra essere più aperta su alcune posizioni. La rinuncia, tra le altre, all’appartamento papale, all’auto blindata o alla croce d’oro (preferendo ad essa una di ferro), sono tutte gesti che vogliono chiaramente far passare un messaggio: il mettere da parte i privilegi della propria condizione. Se siano azioni in qualche modo strumentalizzate o, come ho spesso sentito dire, ‘di facciata’, non spetta a me dirlo in questa tesi. Senza dubbio rimane indiscussa la loro valenza simbolica.
Accanto a queste azioni, vi sono tuttavia dichiarazioni che sembrano affermare la volontà di modernizzazione della Chiesa cattolica. Recentemente il Papa ha infatti affermato parole forti: ‘io non giudico [i gay], se è una persona di buona volontà, chi sono io per giudicare?‘ (si veda: Ansaldo, 2013)
In realtà alcune critiche (si veda: Il Grande Colibrì, 2013) sono state mosse nei confronti delle dichiarazioni del Papa che, sostanzialmente, non avrebbe espresso una opinione molto lontana da quella espressa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, per la quale l’omosessualità, lungi dall’essere un peccato, è accettata nei limiti di una vita casta.
Nonostante questo, la Chiesa è stata investita da un’ondata di cambiamento che, seppur lento e difficile, la costringono o, meglio, la costringeranno, a fare i conti con il contesto storico-sociale nella quale è immersa.
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17 L’omosessualità come categoria riconoscibile, però, nasce dopo le rivendicazioni. Prima sembra non vi fossero neanche parole per definirsi. Questo, a mio avviso, è un aspetto importante, poiché in qualche modo dice qualcosa sul modo di vivere la propria omosessualità e la declina in senso storico-sociale. Nel Gruppo Emmanuele, come vedremo, alcune persone sono state spostate e hanno quindi condotto metà della loro vita in modo ‘eterosessuale’, semplicemente perché non conoscevano le alternative. Non si contemplava, cioè, l’idea che ci potesse essere un’altra possibilità.
18 I propositi di rinnovamento del Concilio Vaticano II deludono le sezioni più progressiste della chiesa cattolica. In seguito, prende piede un movimento – detto del dissenso (ed anche alcune organizzazioni a livello internazionale- come We are Church) – che credono fermamente nella necessità di riformare la Chiesa. Tra le varie rivendicazioni ( tra cui l’abolizione della divisione tra clero e mondo laico) vi è anche una rivendicazione di tipo sessuale, che riconosce nell’omosessualità pari dignità della eterosessualità. Per maggiori informazioni, rimando a http://www.we-are-church.org/int/. ‘We are church’ ha anche una sezione italiana: ‘noi siamo chiesa’ (http://www.noisiamochiesa.org).
* Giuliana Arnone si è laureata all’Università Cà Foscari di Venezia in Antropologia culturale con una tesi dal titolo “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione Strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti” (ottobre 2013) ed ha conseguito il dottorato in Studi Storici Geografici e Antropologici all’Università di Padova con una ricerca etnografica riguardante la realtà di LGBT cristiani in Italia intitolata “Tutta una questione di riconciliazione: uno sguardo etnografico sui percorsi di riconoscimento del movimento LGBT cristiano in Italia” (2016). Ha curato per il Forum Italiano dei cristiani LGBT la ricerca “Rapporto 2016 sui cristiani Lgbt in Italia” (settembre 2016) ed ha scritto con Paola Coppi e Pasquale Quaranta il capitolo intitolato “Una testimonianza: gruppi LGBT e Chiese nell’Italia contemporanea” contenuto nel volume “Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi… Per una storia dell’omosessualità, della bisessualità e delle trasgressioni di genere in Italia” a cura di Umberto Grassi, Vincenzo Lagioia, Gian Paolo Romagnani, Edizioni ETS, Pisa, 2017.