Educatori sempre. Il contributo sinodale degli insegnanti di religione vicini ai cristiani LGBT+
Contributo al cammino sinodale messo a punto da un gruppo di insegnanti di religione vicini ai gruppi di cristiani LGBT+ presentato al percorso sinodale il 23 aprile 2022, pubblicato in Dalle frontiere al Sinodo. Alcuni percorsi fatti con i cristiani LGBT+ all’interno del cammino sinodale in Italia, a cura di padre Pino Piva sj e Gianni Geraci, edito La Tenda di Gionata nel novembre 2022, pp.19-22
Annunciare il Vangelo ai giovani. Tenuto conto che «la Chiesa, pur possedendo in forma piena e totale i mezzi atti alla salvezza, né sempre né subito agisce o può agire in maniera completa» e che «nella sua azione, tendente alla realizzazione del piano divino, essa conosce inizi e gradi»[1], riteniamo che l’alta missione di annunciare il Vangelo alle persone LGBT+ sia ancora agli inizi e che la Chiesa non sia attualmente nelle condizioni per agire in maniera completa. Riteniamo che ancora manchi l’attuazione piena del principio per cui «la realtà è più importante dell’idea».[2]
Principio realizzabile solo ponendosi in un atteggiamento di ascolto profondo, di un corde audire. Le nostre sorelle e fratelli LGBT+ non solo lamentano, infatti, di non sentirsi accolti nella Chiesa, ma anche di non sentirsi compresi per ciò che realmente sono. Troppo spesso si sentono ingabbiati in definizioni e idee che non corrispondono alla realtà concreta da loro vissuta.
Pertanto siamo convinti sia necessario svuotarsi delle proprie convinzioni, per lasciare spazio al vissuto reale di queste nostre sorelle e fratelli. Lasciar loro la libertà di esprimersi, di dirci cosa vivono e ascoltarli con tutto l’amore di cui siamo capaci. Dobbiamo altresì stringere rapporti di stima e di amore con questi fratelli e sorelle, «riconoscerci come membra di quel gruppo umano» e «conoscere bene» le loro storie «lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti».[3]
Se «l’ascolto, in fondo, è una dimensione dell’amore» [4], allora potremmo attuare il comandamento dell’amore verso le persone LGBT+, impegnandoci in un ascolto vero e sincero, scevro da pregiudizi e stereotipi di ogni genere, ponendo davvero attenzione ai semina Verbi che il Signore ha certamente piantato in loro.
A tal fine ci permettiamo di suggerire alcune piste di ascolto:
- Avvalersi di studi scientifici per comprendere un fenomeno ancora troppo offuscato da stereotipi e pregiudizi;
- Imparare ad usare correttamente i termini nel loro vero significato. Non ha senso, ad esempio, parlare di fluidità di genere o di identità di genere se non ne conosciamo il vero significato o semplicemente il significato che le persone in causa vi attribuiscono.
- Ascoltare le testimonianze di vita che diverse persone LGBT+ hanno rilasciato pubblicamente e facilmente reperibili in rete su diversi siti. [5]
- Ascoltare le storie delle persone LGBT+ che vivono accanto a noi, lasciando che siano loro a parlarci di sé. Smettiamola di pretendere di dire all’altro ciò che sta provando, ciò che sta vivendo o ancor peggio chi è.
- Accoglierli «con rispetto, compassione e delicatezza», evitando a loro riguardo «ogni marchio di ingiusta discriminazione» [6] perché i tanti fratelli e sorelle LGBT+ che riempiono le nostre chiese, magari anche con ruoli di responsabilità e che per paura di essere giudicati o allontanati, assumono un’identità che non appartiene loro e conducono una vita morta, spenta e vuota, possano finalmente essere sé stessi e vivere la loro specifica identità alla luce del sole.
- Mettere tutto il proprio impegno per riconoscere il dono che Dio ha fatto loro e contemplare i grandi prodigi che egli ha operato e continua a operare in loro e attraverso di loro, lasciandosi interpellare dalle parole sgorgate dal cuore di Pietro, nella casa di Cornelio: «se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?» (At 11,1).
Una presenza al servizio del dialogo
Nella nostra esperienza di insegnanti si fa sempre più frequente l’incontro con persone di diverse culture e di altre confessioni cristiane che non frequentano soltanto le nostre aule ma anche i nostri oratori. Non di rado c’è da parte di questi un’attenzione all’attualizzazione della Parola di Dio molto più profonda di quella di alcuni giovani cattolici e spesso a partire dalla stessa Scrittura, avviene il confronto su temi etici, quali la transessualità, la gestazione per altri e le benedizioni delle coppie dello stesso sesso.
Questo gruppo, sulla scorta delle indicazioni sinodali, non suggerisce un approccio ideologico, ma ancora una volta viene a ribadire il bisogno di ascolto delle persone, delle loro diverse vicissitudini, che può avvenire dapprima attraverso l’esperienza dei gruppi ecumenici LGBT+ e poi anche attraverso una riflessione più profonda mediante seminari accademici aperti a tutti, che prendano in esame gli aspetti medici, sociologici, psicologici e pastorali connessi al tema.
Tuttavia soltanto un’esperienza di contaminazione di storie, simile a quella vissuta da Pietro e Cornelio (At 10,1) potrà aiutarci anche a livello ecumenico.
Vorremmo poter lavorare con tranquillità
Tra le persone LGBT+ che vivono e partecipano attivamente alla vita della Chiesa ci sono anche le/gli insegnanti di religione cattolica, che si trovano in una situazione particolare. Come educatori e docenti, la loro presenza è radicata nelle diocesi italiane e nelle istituzioni scolastiche in cui lavorano con passione e professionalità.
Il loro legame con la diocesi è significato da un esplicito mandato (il cosiddetto “decreto di idoneità”) che esprime visibilmente la corresponsabilità ecclesiale: i/le docenti si inseriscono come testimoni nel quadro delle finalità della scuola. Spesso, le/gli insegnanti di religione cattolica LGBT+ sono costretti a tenere nascosto il loro orientamento omosessuale, perché c’è il timore di subire una revoca del decreto di idoneità da parte delle rispettive diocesi. Lo status di dipendenti statali non li cautela infatti in maniera sufficiente, contro eventuali provvedimenti che possono essere presi dalle diocesi con grande discrezionalità.
Vivere nella paura è una condizione non più sostenibile per le/gli insegnanti di religione cattolica LGBT+, poiché non permette loro di svolgere al meglio la loro attività e soprattutto perché il rapporto con la diocesi e anche con la scuola viene vissuto con simulazione o doppiezza: non è questo un vivere da risorti.
Vivere con sincerità e trasparenza la propria condizione di cristiani LGBT+ contribuirebbe a rendere maggiormente i predetti insegnanti figure chiave di una Chiesa in uscita nella realtà scolastica e verso quelle famiglie che vivono momenti di tensione per la scoperta dell’omosessualità della propria figlia o del proprio figli. I docenti sono spesso, infatti, i primi con cui le famiglie si confidano.
Vivere con sincerità e trasparenza, senza aver paura della revoca, significa contribuire a considerare l’insegnamento della religione cattolica come disciplina inclusiva e propensa al dialogo con le scienze umane e con altri sistemi di significato, religiosi e non religiosi, contribuendo alla prevenzione e all’arginamento di fenomeni di bullismo omofobico.
Inoltre, l’insegnante di religione cattolica può svolgere realmente il ruolo di osservatore del sentire religioso delle famiglie italiane, in quanto spesso in classe i ragazzi si esprimono con sincerità su questi argomenti.
Analoghe considerazioni valgono, in un certo modo, anche per i cristiani LGBT+ con incarichi pastorali o impegnati nei movimenti.
Anche costoro spesso vivono la loro condizione con estremo disagio e raramente osano rivelarsi; in questo caso non si tratta tanto di timori legati al lavoro, ma della paura dello stigma che può essere avvertito, per esempio, sotto forma di allusioni o battute, magari non rivolte alla loro persona ma ad altri, che però rivelano un atteggiamento giudicante e negativo.
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- Cfr. Ad Gentes 6
- Cfr. Evangelii Gaudium 231
- Cfr. Ad Gentes 11
- Cfr. Papa Francesco, Messaggio per la LVI^ giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Ascoltare con l’orecchio del cuore.
- Si veda ad esempio il sito: www.gionata.org
- Cfr. Catechismo della Chiesa cattolica 2358.