Egli è stato trafitto per le nostre colpe (Isaia 52,13 – 53,12)
Riflessioni bibliche di don Andrea Bigalli*
I canti che il profeta Isaia dedica a questo ignoto personaggio, il Servo sofferente di Dio, sono un esempio, importante tra i tanti, dell’alta qualità letteraria della Bibbia, che solitamente leggiamo con occhi molto distratti rispetto a questo aspetto. La capacità di espressione è invece uno dei punti forti della Scrittura, che scrive sull’umano con la grande competenza di chi sa trovare parole adeguate per dire il sentimento, l’identità, interiorità e carnalità di donne e uomini.Qui, nel quarto canto, si narra il sentimento complesso della volontà di essere per gli altri, al servizio di un ideale di giustizia e di bene comune, nella responsabilità conseguente del caricarsi il peso dei peccati di un intero corpo sociale, essere solidale fino a non rinnegarlo nei suoi errori. Ma questo aspetto di coinvolgimento e pena avrebbe un senso se corrispondesse alla coscienza di tale corpo di quanto si sta vivendo, quanto si offre di sé. Al contrario, esso non solo non comprende, ma rifiuta il dolore assunto nel disprezzo per chi lo vive. Si nega l’umanità del Servo, lo si emargina proprio nel suo essere dono, fino al punto di dichiararlo maledetto da Dio. Quel Dio che invece lo ha scelto per la salvezza di tutti e che ne accoglie le lacrime e i dolori, lo glorificherà; il riferimento alla Passione di Gesù è evidente, tanto che il passaggio del Venerdì santo verso la notte di Pasqua trova in questo canto di Isaia il suo riferimento più diretto, recepito anche dalla liturgia cattolica.
L’autore dei canti del Servo non ci dà elementi per l’identificazione del loro protagonista, sia come singolo che collettività; potrebbe essere una figura profetica o messianica, ma anche il segno di un popolo intero, che soffre per la salvezza del mondo. Comunque si voglia interpretare questo personaggio, resta la preziosità di un esempio e di un riferimento: il Cristo è esempio dell’amore che sconfigge il mondo con la fede nella resurrezione e il riferimento costante di ogni lotta e di ogni dignità messa in discussione. Stai a noi decidere se vogliamo essere noi stessi il Servo che si carica sulle spalle il giogo leggero e fautore di verità di Cristo Signore.
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Isaia 52,13 – 53,12
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
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* Andrea Bigalli, prete diocesano dal 1990, parroco di Sant’Andrea in Percussina, a San Casciano val di Pesa (Firenze) dal 1999. Giornalista pubblicista, critico cinematografico, referente regionale di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie per la Toscana. Accolto dalle amiche e gli amici di Kairos già da diversi anni, presta anche da loro il suo servizio di ministro e le\li ringrazia molto per tutto quanto di bello e di importante gli hanno insegnato nel frattempo.