Elmer elefantino fluido, suo malgrado, e i complottisti del gender
Riflessioni di Alessandra Garofalo, insegnante e socia de La tenda di Gionata
Mi stupisco sempre quando il genio umano partorisce assiomi e teorie come quelle di cui ho letto ieri in un paio di articoli e di cui NON posterò il link, per il semplice motivo che vorrei evitare di diffonderli.
Il complotto gender (qualcuno mi spieghi cos’è perché io non l’ho ancora capito) è dilagante. Si infila ovunque come gli spifferi tra le finestre durante l’inverno, o come i refusi in un romanzo. E ora, nel malefico calderone, abbiamo aggiunto anche la letteratura per bambini.
Ma il problema più serio è che – inconsapevolmente – per circa un decennio io ho fatto parte di questo complotto e, udite udite , la stragrande e fessa maggioranza degli insegnanti e dei genitori si è lasciata trasportare sulla cresta di questo tsunami vorace che porterà all’ estinzione del genere umano attraverso lo strumento acuminato e onnipresente della perniciosa teoria gender.
Mio carissimo Elmer – elefante variopinto (libro per bambini di David McKee) nonché pupazzo omosessuale che mi guarda con finta innocenza dal letto di mia figlia – perché non ci avevi detto che eri gay? Perché non hai fatto coming out, giusto per darci la possibilità di non nutrire i bambini di mezzo mondo con il tuo subdolo messaggio?
Ora, finalmente, grazie ai suddetti articoli, mi si è aperto un mondo e mi rendo conto che la letteratura per l’infanzia, che da sempre io considero il ricettacolo della filosofia più profonda, è tutta una gran fregatura:
LA PIMPA si schiera a favore di una campagna no vax e inneggia tronfia alla contrazione naturale delle malattie esantematiche; del morbillo in particolare.
FEDERICO IL TOPOLINO di Leo Lionni, promuove inequivocabilmente la professione della pigrizia.
Per non parlare di GIANNI RODARI che, NELLA STORIA DELL’OMINO DELLA PIOGGIA incita al disboscamento e al cambiamento climatico.
Leggo, in uno di questi illuminati passaggi (scritti da penna quasi dannunziana), che siccome (l’elefantino) Elmer è colorato come l’ arcobaleno – mentre tutti gli altri elefanti sono grigi – solo lui, che è evidentemente un gay -symbol, è felice a differenza dei tapini etero-elefanti condannati a una vita di monotonia.
Illuminante, dico davvero. Mi domando se chi ha scritto l’articolo sia un insegnante, o un educatore. Me lo sto chiedendo seriamente. E altre cose mi chiedo.
Per esempio, mi chiedo come mai, prima di scrivere, non ci si interroghi su cosa o chi sia effettivamente Elmer e quale potrebbe essere il senso della sua storia. E’ possibile che quell’elefante a quadretti colorati altri non sia che ciascuno di noi, nelle sue peculiarità, nei suoi pregi e nei suoi difetti, in altre parole nella sua unicità, nel suo essere Elmer e non la fotocopia di un altro elefante?
Ed è possibile che queste peculiarità individuali un bambino o una bambina, che tendono a immedesimarsi nel personaggio di chi racconta o di cui legge, le capiscano prima di un adulto? I bambini, contrariamente a quello che emerge tra le righe di alcuni articoli che li vedono come contenitori vuoti da rimpinzare di informazioni precostituite e predigerite, sono molto più intuitivi dell’adulto.
I bambini sanno che “essere diversi” significa molte cose: significa parlare la propria lingua in un Paese straniero, non poter mangiare alcuni alimenti, avere un colore di pelle più scuro o più chiaro, avere i capelli rossi e gli occhi azzurri, appartenere a una famiglia che professa una religione che non è quella professata dalla maggior parte delle persone di un luogo, scrivere con la mano sinistra o con la mano destra o con entrambe o con una protesi, camminare con le proprie gambe o su una sedia a rotelle, crescere con tutti e due i genitori o con uno solo o con gli zii o con i nonni o con genitori adottivi, avere un’opinione politica che diverge da quella di colui che è seduto alla scrivania accanto e che è comunque nostro amico, e anche – perché no – avere un orientamento sessuale che non è quello della maggior parte delle persone.
Ecco, il libro di David McKee – che era un genio, non me ne frega niente di quello che faceva nella sua vita affettiva – parla proprio di queste cose, che riguardano tutti noi, e riguardano anche colui che trova nell’ elefantino colorato una tendenziosità e una malizia che io proprio non ci vedo.
Mi rivolgo direttamente a coloro che temono gli effetti di questo libro. Non abbiate paura. Voi e io siamo diversi; probabilmente non su tutto, ma su molte cose sì. E non è detto, come ci insegna il nostro pittoresco amico, che dobbiamo imparare ad assomigliarci. Anzi, NON dobbiamo farlo.
Vorrei permettermi quindi di dare un consiglio non richiesto a chi ha puntato il dito verso Elmer, verso il suo Autore e verso tutti coloro che usano proficuamente questo libro per l’infanzia: entri in una Scuola Primaria, magari in una prima o una seconda classe, si spogli delle paure e dei pregiudizi che spesso costruiamo da adulti, poi organizzi un Circle Time con una ventina di bambini e bambine, legga la storia di Elmer senza commentarla minimamente.
Infine chieda a ognuno dei suoi piccoli auditori, a turno, cosa ha capito di questo libro, di cosa parla. Poi ripeta la stessa esperienza con un altro gruppo di bambini, magari in un’altra scuola e anche in un’altra città. Ascolti con molta attenzione le risposte che le daranno.
Non troverà complotti. Solo tanta saggezza.