Elogio della sottigliezza
Riflessioni di Jean-Marie de Bourqueney* pubblicate sul sito Protestants dans la Ville (Francia) il 25 novembre 2014, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Di fronte al conflitto violento e omicida che da decenni lacera Israeliani e Palestinesi (due popoli così vicini!) siamo davvero obbligati ad essere “per” gli uni e “contro” gli altri? Siamo obbligati a pensare che ci siano le vittime e i colpevoli, senza sfumature? I cowboy buoni e gli indiani cattivi dei western della mia infanzia? A meno che non sia il contrario, visto che ho sempre preferito gli indiani… Parlando di politica francese, siamo obbligati a pensare che un governo per il quale non abbiamo votato faccia per definizione solo sciocchezze e che il “nostro schieramento” sia per forza migliore? Ancora peggio, siamo costretti ad affermare che una stessa legge (difesa dagli uni e dagli altri) è buona o cattiva a seconda di chi la applica? Siamo obbligati ad affermare che tutti i governi che non assomigliano ai nostri sistemi europei non hanno il diritto di essere definiti democratici? O che solamente la Repubblica garantisce la democrazia, dimenticando che numerosi Paesi europei democratici sono delle monarchie e che le peggiori dittature sono a regime repubblicano? Siamo obbligati, come i giovani, a dire di certe cose “Troppo forte!” o “Troppo scrauso!”? Siamo forse obbligati ad affermare, noi protestanti, che tutto il “cattolicume” è per definizione senza valore, idolatrico e condannabile? Il Papa ha il diritto di avere ragione?
Potrei moltiplicare all’infinito le mie occasioni di nervoso di fronte a questo mondo che taglia tutto in due parti e spacca il capello in quattro. La nostra epoca non conosce la sottigliezza, e me ne dispiace, perché sarebbe più che mai indispensabile per pensare la complessità del mondo. Quando mi viene un simile nervoso, faccio ritorno al fondamento, alle Scritture, ai vangeli. Cosa vi leggo? Certamente un Gesù che pronuncia parole forti o compie gesti collerici… ma non sempre! La collera è talvolta necessaria, ma la sottigliezza dell’analisi che Gesù fa di ogni situazione ci invita ad essere maggiormente modesti nei nostri giudizi così sferzanti. Mai, per esempio, Gesù inchioda alla loro identità le persone che incontra: il peccatore impuro, la donna infedele, l’odiato agente delle tasse, il criminale che gli sta appresso… In una parola, Gesù è “sottile” nella sua umanità e nella sua spiritualità. E se ci ispirassimo a lui, per non vedere più il mondo in bianco e nero?
* Jean-Marie de Bourqueney è pastore della Chiesa Protestante Unita a Parigi-Batignolles. Partecipa alla redazione e alla direzione di Évangile et Liberté. Si interessa soprattutto di dialogo interreligioso e teologia del processo.