In cammino nella Quaresima. Lo Sposo

Riflessioni di Luigi Testa* sul Quarto venerdì di Quaresima
L’altare del Calvario è fatto apposta perché tu possa entrarci, al di sotto, in ginocchio. C’è un’apertura: infili la mano, e tocchi quello che più vicino ci sia alla roccia su chi si è schiantato il male del mondo e l’amore di Dio.
Se guardi bene, vedi il vetro – qui non c’è marmo che copre – e, sotto il vetro, la pietra, la roccia nuda, inospitale, il «Luogo del Cranio».
Chissà quanto c’ha messo, quella roccia, ad assorbire quel sangue versato per me. E lì scopri il senso di tutto: mentre sei in ginocchio sotto quell’altare, ti accorgi che proprio lì c’è un’icona – c’è Lui, condannato, legato, con un occhio infinitamente triste, ma sempre bello come un cerbiatto (Ct 2,9), riconoscibile fra una miriade, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo (Ct 5,10-11).
E su quell’icona c’è scritto «ὁ νύμφιος», lo Sposo. Qui, e non altrove, sei davvero lo Sposo. È questa roccia la cella in cui mi hai portato perché il tuo vessillo su di me sia amore (Ct 2,4).
É qui che, finalmente, facciamo l’amore. E, lì sotto, mentre gli altri non mi vedono, posso finanche posare le mie labbra sulle tue, e dirti che da ora nessuno ci separerà più.
* Luigi Testa è autore di testi a carattere giuridico e scrive su alcuni quotidiani nazionali. “Via crucis di un ragazzo gay” (Castelvecchi, 2024) è il suo primo libro di natura spirituale, altre sue riflessioni sono pubblicate anche su Gionata.org.