Entra nel tempio del tuo cuore. Proposte per la riflessione
Proposte per la riflessione personale sulla meditazione tenuta da don Fausto durante il recente ritiro “Profumo di Vita!”, ritiro per giovani cristiani LGBT+ ed i loro gruppi (6-8 Maggio 2021)
“Entra nel tempio del tuo cuore”. Tu ora trova un tempo e un luogo adatti a te e a Dio ed entra nel “tempio del tuo cuore”: assapora la comunione che è sempre possibile con il Padre, anche quando ti sembra di sperimentare la tua lontananza o il suo abbandono (cf Mc 15,34); lì nel luogo più profondo di te sperimenterai la sua presenza incondizionata; lì potrai intravedere orizzonti nuovi di vita verso i quali incamminarti, individuando la via passo dopo passo con la lampada della sua Parola (Sal 119); lì il dolore, l’incomprensione, l’esclusione, gli errori si possono trasformare in profumi; le ferite possono trovare guarigione; nel tuo “cuore” deciderai di te, dicendo il tuo si a te e alla vita, alla gioia, alla verità di te, creatura amata e capace di amare, si alla genuina fraternità, il tuo si a Dio stesso. Chiedi nella preghiera di riconoscere il passo che ti aspetta per compiere con Gesù la quotidiana e rischiosa scommessa concreta e fisica di te, del tuo tempo e dei tuoi carismi.
Le tracce sono solo spunti per iniziare la tua meditazione, non possono essere esaustive di un percorso. Scegline una, quella che in questo frangente ti sembra più utile per te; riserva le altre per altri momenti. Permetti allo Spirito di realizzare quella trasformazione che è risurrezione, la “transustanziazione” della tua carne in vita di carità, offerta e “sacrificio gradito a Dio”, che è la bella novità dello Spirito, il tuo profumo.
PROFUMO DI COMUNITÀ
Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. (1Pt 2,4-5)
All’inizio della fede c’è sempre un incontro, una parola, un immagine che attrae a Gesù. E passa attraverso qualcuno della comunità, che è il volto di
Gesù per te. L’immagine del santuario di pietre presenta una realtà mistica, opera dello Spirito. “Pietra viva” è chi nel cuore ascolta la Parola e decide di viverla nella tua esistenza. Anche tu! Per questo la Chiesa è più grande di quanto si possa vedere con gli occhi, perché soltanto Dio vede i cuori! Il primo passo è trasformare il proprio sguardo verso la chiesa, senza edulcorare le valutazioni, ma riconoscendo anche tra i limiti la presenza di Cristo in essa.
Gesù si lega alla nostra umanità per amore, così solo per amore si è “sposato” alla Chiesa e all’umanità con tutto se stesso. Se ti è capitato di sperimentare nella comunità indifferenza o lontananza, essere “pietra viva” vuol dire trasformare lo sguardo per vedere lo Spirito agire nonostante e attraverso le fatiche e i limiti per la crescita dell’unica Chiesa di Cristo.
Costruire la chiesa è vivere la quotidiana e rischiosa scommessa di spenderci a favore di rapporti di vera comunione nello Spirito. Solo Cristo sta al centro, come a pasqua quando “stette in mezzo” (Gv 20,19). Non si fa “tempio” da sé o per sé. E come Gesù al tempio, oggi i discepoli sono “scandalo e pietra d’inciampo”, mostrando una comunione possibile, “perché il mondo creda” (Gv 17,21), nonostante le ferite e i lividi che talvolta la vita comunitaria provoca.
Battezzati e sacerdoti come veri “artigiani di comunione” che spendono energie tessere relazioni buone. Con fedeltà, resistenza e “santa ostinazione”. Al tempio Gesù presenta il suo corpo come tempio e questa è non solo una immagine, ma una realtà: “Infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo.” (1Cor 12,12).
E c’è bisogno del “carisma” di tutte le membra. Non è mai per caso ritrovarsi in una precisa comunità. Lì si è chiamati ad essere “lievito”, anche senza apparire, perché tutti insieme si possa crescere, magari al passo dell’ultimo. Come persone credenti LGBT possiamo riconoscerci una vocazione e un “carisma” che può aiutare tutta la Chiesa. I vangeli sono nati nella vita concreta delle comunità attraverso i ricordi e la sperimentazione di ciò che lo Spirito agiva nei gesti di annuncio, carità e martirio.
Anche oggi lo Spirito agisce; vivere il vangelo nel quotidiano è riscriverne la “traduzione viva” coi propri gesti, con la riflessione attenta e il confronto comunitario per “amare come Gesù ci ha amato”; è senz’altro possibile, anzi già lo vediamo accadere nel proprio percorso di credente LGBT, nella paziente ricerca di relazione con tutta la chiesa.
Tanti possono essere i “doni” da offrire per aiutare la chiesa tutta a riconoscere l’azione libera dello Spirito che suscita la fede nelle persone che sceglie liberamente; a conoscere altri colori e sfumature del “disegno di Dio”; ad essere sempre attenta ai “margini”, alle periferie, senza chiudersi, ma imparando sempre a farsi vicina a quanti, non solo LGBT, sono tenuti lontani e a porsi in loro difesa*; ad essere vicina in tutte le situazioni in cui qualcuno può trovarsi.
Infine a non dimenticare mai che anche la Chiesa ha bisogno di uscire verso la Galilea dove il Signore Risorto le dà appuntamento; altrimenti è l’asfissia dello Spirito. Una chiesa estroversa sarà salvezza per sé e per la società in cui vive; e in questo i credenti LGBT possono essere avamposto.
Confrontati anche con queste parole di don Tonino Bello:
Noi dobbiamo imparare di più a stare insieme. Solo allora si realizzerà quello che accadde a Betania: tutta la casa si riempì di profumo. Il Signore ci aiuti a spandere in casa e nel mondo il buon profumo di Cristo. Profumo nella casa, la comunione. Profumo nel mondo, la speranza. Qual è questo profumo di unguento di cui dobbiamo riempire la casa e qual è questo buon profumo di Cristo che dobbiamo diffondere nel mondo? Non penso si faccia molta fatica a rispondere. Il profumo che deve riempire la casa è l’intimità nuziale con Cristo.
Da lui deriva la comunione. Che non è semplice compattamento aziendale. Miei cari fratelli, vi supplico in nome di Cristo e con tutta la forza che deriva dalla missione che lo Spirito Santo mi ha affidato: deponiamo le divisioni. È vero che, se siamo compatti ma manca lui, è inutile il nostro lavoro; però, se siamo divisi, è soltanto una pretesa quella di dire che Gesù è con noi: non è con noi. Accantoniamo le contese, eliminiamo le rivalità. Con la nostra peccaminosa frantumazione corriamo il rischio di essere più crudeli dei soldati romani sul Golgota, i quali non solo non lacerarono la tunica, ma non gli ruppero nessun osso, e lasciarono intatto sulla croce l’Agnello pasquale ucciso per i nostri peccati. Lavoriamo insieme su progetti comuni. Gareggiamo nello stimarci a vicenda. Portiamo gli uni i pesi degli altri.
Convinciamoci che non sono credibili le nostre parole se perseveriamo in squallidi esercizi di demolizione reciproca. L’olio profumato della comunione ci faccia camminare insieme. Ci raccolga a tavola insieme.
Come l’olio di Betania, quello della comunione ha un prezzo altissimo. Noi dobbiamo pagarlo senza sconti, anche perché non è un prodotto commerciabile, in vendita nelle nostre profumerie, né il frutto dei nostri sforzi. È un dono di Dio che dobbiamo implorare senza stancarci. Ma l’otterremo e la nostra Chiesa si riempirà tutta del suo profumo. Il profumo che deve riempire il mondo è il servizio fraterno, ricco di speranza.
• Cosa vuol dire per te “stringerti a Cristo” nella tua esperienza di Chiesa?
• “Offrire” testimonianza per come è possibile raccontando le meraviglie dello Spirito nella propria vita può contribuire
senz’altro a sciogliere certe durezze dei cuori. Puoi farti “artigiano di comunione” e vivere nella chiesa anche quando
trovi incomprensione?
• Quale il tuo “profumo” unico per la crescita del gruppo, della comunità parrocchiale; perché la chiesa impari dalla
esperienza dei “margini” a lasciarsi rigenerare dallo Spirito; a farsi vicina ed attenta a quanti si ritrovano ai “margini”?
PROFUMO D’AMORE
Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro e cos’è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos’è l’amore
Dov’è che si prende, dov’è che si dà
Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni.
Lucio Dalla, Rondini
Il corpo non è estraneo alla fede; è amato, desiderato da Dio e sarà risuscitato per la vita eterna. Non è espropriato o privato, impedito nelle intenzioni e nei gesti. Nel corpo di Gesù vive l’energia dello Spirito di Dio e così in ogni battezzata e battezzato. È lo Spirito di Dio, spirito di comunione, santità, gioia, piacere e amore. È lo Spirito che danza la vita e muove la danza dell’umanità per la vita!
È lo Spirito che fa innamorare e fa crescere l’amore. La sessualità attraversa tutta l’esistenza nelle sue dimensioni e nelle sue stagioni: è l’impronta di Dio, che ci ha creati per aprirci con gusto all’incontro. Il corpo sente ed esprime, parla, descrive e comunica emozioni, bisogni, desideri, scelte, progetti…. Vita goduta nella condivisione e nella apertura. Con i gesti del corpo diciamo dedizione, prospettiva e sogni. Il “cuore” è il luogo di emozioni, sentimenti, ascolto e decisioni; da lì il sangue porta energia e intenzioni ai gesti e raccoglie pienezza e piacere per confermare il cuore e maturare scelte più importanti, un “di più” che coinvolge tutto di sé.
Dal corpo sgorga il cuore e questo i nostri corpi lo “dicono” anche fisicamente. Il corpo è “riflesso” del cuore; lo rende visibile; sono una cosa sola.
Un gesto di amore genuino è un’opera d’arte, che unisce e integra il tutto di sé e lo mette in condivisione con l’altra persona; lo regala; costruisce il futuro e si apre agli altri. Questo è un equilibrio dinamico, mai acquisito una volta per tutte: il corpo mi parla di come sto, come vivo, come mi relaziono agli altri.
Anche i disagi del corpo parlano di me. La sfida è proprio stare dentro questo processo con lo sguardo fisso all’orizzonte di un amore che non si spaccia sempre per buono, né si sfinisce pur di adeguarsi alla perfezione corrispondente a modelli unici prestabiliti, ma ha il coraggio di maturare lungo un proprio percorso personale con lealtà.
Sappiamo come restano intensi i ricordi quando “sotto la pelle” si è “sentito il cuore” dell’altro. Allora è la meraviglia: quando il corpo vibra al ritmo dei cuori e si trova un tempo comune. E non solo nel contatto dei corpi, ma quando la vibrazione muove tutto di sé!
Quanto intenso può essere il contatto quando parte dal vissuto, magari condiviso e rinnova il desiderio e la scelta di costruirlo insieme! Quando c’è linearità fra cuore e corpo i gesti diventano puri e trasparenti, perché esprimono l’amore che contengono… se si ama, si vede! Non in ogni occasione intenzioni, emozioni, gesti, scelte vanno in serena e facile armonia.
Conosciamo l’amaro di certi momenti e l’odore di bruciato di certi incontri, quando la sintonia non c’è, o è troppo fragile e non può raccogliere granché da riportare al cuore. Posso puntare ad un “di più” nell’amare! Per me e per chi ho “al fianco”! Come fare discernimento delle situazioni che vivo e dei passi che posso compiere? È assumere il coraggio di decifrare la vita, gli incontri, le relazioni e il bene possibile e che in quanto tale mi provoca, mi chiama ad ulteriori passi nel mio processo esistenziale.
Essere sacerdoti “a modo di Gesù” significa vivere la quotidiana e rischiosa scommessa concreta e fisica di sé che nella croce trova il paradigma e l’apice. E questa coinvolge la vita e il corpo; è dono di se stessi, non è cosa aliena da sé, che ci si scambia anche di comune accordo. È dono che unisce, trasforma e rinnova la vita; diventa benedizione a Dio per questa bellezza. I padri della chiesa dicevano che la croce è il talamo di Gesù, il suo letto nuziale, e guarda caso è coinvolto il corpo. Il corpo di Gesù esprime il dono di sé, unisce Dio all’umanità, trasforma la vita di discepoli, diventa lode per la bellezza della fraternità nuova e possibile. Il modo di amare di Gesù diventa il paradigma per le discepole e i discepoli.
Immagina gli incontri, le occasioni che vivi o la tua relazione come un “punto” da segnare sulla mappa della tua esistenza, una mappa che ha le “coordinate” dell’amare al modo di Cristo, che non toglie nulla, ma sospinge alla pienezza possibile dell’amore. Nel tuo “cuore” – la tua coscienza – in dialogo con Dio potrai individuare, magari con il confronto con qualcuno, la tua personale via per vivere il comandamento che abbiamo ricevuto: “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Il “come” non dice la ripetizione di gesti uguali per tutti.
“Amare come Gesù” dice lo stile e l’intenzione che danno consistenza al gesto, il soffio dello Spirito che lo fa sovrabbondante d’amore, vibrante, bello sempre. Amare “come” Gesù qualche volta vuol dire anche rinunciare, donare, “sacrificare”, attendere, camminare e costruire con pazienza e speranza qualcosa “di più” grande e bello: tutto questo diventa “offerta” di sé scelta e vissuta col “cuore”.
Fare discernimento è applicare alla propria mappa esistenziale le coordinate dell’amore di Gesù per accogliere la volontà di Dio come cammino di liberazione, beatitudine e compimento, con i frutti meravigliosi che possono nascere anche dai propri limiti. I passi per questo semplice esercizio: disegna l’orizzonte verso il quale muoverti; ai lati del foglio scrivi le coordinate evangeliche così come le stai conoscendo e maturando; in riferimento alle coordinate segna sulla mappa il “punto” che rappresenta un incontro con una persona o la relazione che vivi; individua i prossimi passi per un amore più grande e bello, “come” quello di Gesù.
È un sentiero aperto per tutti quello dell’amore! Anche per le persone LGBTQI+ “per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”. Le coordinate dell’amore di Gesù valgono per tutte e tutti, perché ogni persona possa vivere la chiamata all’amore nella strada che il Signore non manca mai di aprire.
Ma quando capita di sperimentare la fatica, la delusione o l’insuccesso non ci si deve abbattere, né trovare un’altra occasione per svalutarsi. Una caduta non impedisce il cammino. La gradualità è principio di sapienza nel cammino spirituale: non significa che posso “abbassare l’asticella” della radicalità del vangelo, ma vuol dire imparare ad apprezzare il “buono” di quel giorno, l’intenzione del gesto, la serenità dello sguardo.
Vuol dire valorizzare il bene di cui si è stati con impegno capaci in quel momento; fare questo con la grande libertà di ascoltare sinceramente il vangelo e confrontarsi con i “consigli” che la comunità cristiana ha maturato nel tempo. La gradualità dice che è possibile il cammino e che ogni giorno può avere il suo passo. E immaginare il passo successivo!
• Spesso i comportamenti sessuali “parlano” di conquiste, bisogni e disagi d’altro tipo, prova ad
individuare i tuoi punti di forza e i tuoi punti di fragilità, per fare conto sui primi e proteggere gli altri.
• Descrivi con qualche parola il dialogo tra il tuo orientamento o la tua identità sessuale e la fede.
• Quali sono le coordinate che hai scoperto, accolto e scelto il tuo stile evangelico di amare?
• Lascia sbocciare o maturare qualche scelta di amore genuino, puro, trasparente, libero dal tuo “cuore”
per tradurlo in gesti nelle tue relazioni. Sarà quel “di più” individuato con discernimento e a cui tendere.
UN PROFUMO CHE ATTIRA: LA VOCAZIONE
“Conosci te stesso” era la frase incisa sul tempio di Apollo a Delfi. Ma occorre poi camminare verso il compimento di sé e “c’è una cosa che si può trovare in un unico luogo al mondo, è un grande tesoro, lo si può chiamare il compimento dell’esistenza. E il luogo in cui si trova questo tesoro è il luogo in cui ci si trova.”. È la grande speranza! Papa Leone Magno scriveva così: Riconosci, cristiano, la tua dignità, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricòrdati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio.
Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Dono e responsabilità del Battesimo, che nella sequela di Gesù apre la via a trovare il proprio unico e personale compimento nella quotidiana e rischiosa scommessa di sé là dove si è posti a vivere. Nel buio della notte di pasqua ogni anno i battezzati rinnovano le promesse della fede. È un “gesto del cuore” che esprime come nel “buio” e nel non-senso, la “vocazione” ad un concreto percorso di vita sia diventata “luce” per l’esistenza a partire dalla fede. Il Battesimo è risposta alla vocazione alla fede, a camminare passo passo con Gesù, a “passare la vita” con Lui. E il “compimento” però è nello stile della risposta! E che profumi di coraggio!
C’è qualcosa più importante di cosa ti troverai a fare nella vita; non bastano le cose che facciamo a riempirla; i gesti, gli sguardi, le parole diventano vivi e non gelidi automatismi o sconclusionati istinti (non di un solo tipo ) se “intrisi” dell’acqua viva dello Spirito, che riempie il “cuore”. È un’acqua che arriva al tuo cuore sgorgando da un luogo più profondo ancora, dove in te “abita” la presenza di Dio, che sa come sei, che ti ama come sei e con te vuole camminare e “passare l’eternità”.
Ama e conosce anche il tuo orientamento o la tua identità di genere, posti in te come “carismi”! Questo “gorgoglìo” interiore e profondissimo chiama: serve “ascoltare”. Parla dai tuoi gusti e desideri genuini; dalle esigenze della tua comunità; dalle occasioni e dalle strade concrete che si aprono; dalla Parola di Dio che cerchi! E non basta ascoltare una volta. Nel tuo “cuore” avrai da decidere quotidianamente di scommetterti sulla via di Dio. Conoscersi è ascoltare e i tuoi “carismi” sono il seme che il Signore ha posto in te, chiamato a fiorire su terreni e stagioni più o meno favorevoli e portare frutto.
La strada della vocazione personale talvolta è un groviglio di fantasie e bisogni, sane aspirazioni e veri doni: c’è anche bisogno di un discernimento, che avviene nella preghiera libera e nel confronto con una persona fidata, con gli amici sinceri, con la comunità, se occorre.
Ma con quale coraggio affrontare scelte importanti? Non saranno il tuo limite o le tue “scivolate” ad impedirti di fare sul serio; non saranno la posizione o il prestigio raggiunti o il tipo di mestiere a dire il tuo successo; e neppure i risultati a giudicarti. Sarà piuttosto quanto “cuore” butti dentro ogni giornata, un cuore capace di amare, mettendo in gioco il meglio possibile di te nel “luogo” in cui sei posto; capace anche delle rinunce e dei sacrifici che l’amore esige quando serve.
Questo emanerà profumo intenso e gustoso anche nei tempi più difficili; e quando sarà il profumo del “sangue” (in senso metaforico ), sia il profumo dell’amore più grande di “chi dà la vita per gli amici” (Gv 15,13). Allora la speranza per la vita diventa solida come una roccia sulla quale costruire con fiducia la “casa” della vita per te e per altri!
Il Battesimo, che è di tutte le discepole e tutti i discepoli di Gesù, ci attende proprio lì, nella quotidiana e rischiosa scommessa di noi nella vita concreta, come persone, senz’altro prima che nel ruolo, nel lavoro. Pur nella unicità della vocazione personale essere “battezzati e sacerdoti” significa fare dei “carismi” una “offerta viva” come contributo alla trasformazione dell’ambiente in cui si è posti; è diventare “segno vivo” di un amore che supera le difficoltà e le divisioni per unire gli uomini e mostrare la vicinanza di Dio; è “passare” nel mondo come una “benedizione”. E sempre sarà “pro-vocazione” ad uscire da sé “a favore” degli altri. Questo “uscire”, che assomiglia alla risurrezione del battesimo, è il passo quotidiano verso il compimento di sé.
Essere battezzati e sacerdoti è cogliere le occasioni della giornata come “benedizioni” e, unendovi il “cuore”, dedicare quella “scommessa” quotidiana a costruire il “regno di Dio” con l’umanità. Giorno dopo giorno, nella fedeltà, che non è “cristallizzare” l’anima o congelare il cuore, ma rinnovare l’amicizia e la sequela di Gesù. Molti ti avranno detto una volta: “cosa vuoi fare da grande?”.
Oggi forse è più difficile di un tempo per la fluidità generale in cui si vive; più intensa emerge la consapevolezza che la vocazione non è soltanto il “cosa”, ma il “come” dello stile di vita e il “perché” del cuore giocato. Un “perché” che tiene alto il traguardo del “regno dei cieli” come orizzonte al quale “dedicare” la vita; eternità che riempie il quotidiano col desiderio che sia così per tutti.
Accogliere la volontà del Padre e scommettere se stessi quotidianamente sono il principio della beatitudine che Gesù vive e propone col vangelo: più “semini” te stessa/o, più ricco sarà il raccolto della beatitudine da condividere! Ma ciascuno si gioca nell’essere “sale e luce” per il mondo: portare la vivacità della fede nei “margini” in cui ci si può trovare; essere profeti e servitori delle “rinascite” di altri e del rinnovamento della comunità; nel lavoro spendersi
onestamente; nella cittadinanza schierarsi per la giustizia (Mt 6,33) e la difesa degli ultimi. Questo lo dice bene papa Francesco in due brevi testi:
“…la vocazione laicale è prima di tutto la carità nella famiglia e la carità sociale o politica: è un impegno concreto a partire dalla fede per la costruzione di una società nuova, è vivere in mezzo al mondo e alla società per evangelizzarne le sue diverse istanze, per far crescere la pace, la convivenza, la giustizia, i diritti umani, la misericordia, e così estendere il Regno di Dio nel mondo.”
“Allo stesso tempo, però, dobbiamo avere il coraggio di essere diversi, di mostrare altri sogni che questo mondo non offre, di testimoniare la bellezza della generosità, del servizio, della purezza, della fortezza, del perdono, della fedeltà alla propria vocazione, della preghiera, della lotta per la giustizia e il bene comune, dell’amore per i poveri, dell’amicizia sociale.”
Cosa ti fa davvero contenta/o nel cuore?
Cosa metti nel tuo “zaino” per vivere il “come” e il “perché” della vocazione che ti viene dal battesimo?
• I “passi”, i momenti e i luoghi, i volti e le parole attraverso i quali ho ascoltato Dio
• Le “cose” che mi ri-cordano, mi riaccendono il “cuore”… , che mi risvegliano …, che mi nutrono…
• Gli “strumenti” e i “tempi” per la mia vita spirituale
• Gli atteggiamenti per il mio stile personale di presenza nel mondo
• Le premure e le attenzioni rivolte in particolare verso …
(Dalla meditazione tenuta da don Fausto durante il recente ritiro online Profumo di Vita! per giovani cristiani LGBT+ ed i loro gruppi)