Enzo Bianchi, il sinodo e il popolo LGBT+
Intervento di Enzo Bianchi tratto dall’incontro on line su “Il Sinodo sulla sinodalità: bilancio e prospettive” del 5 novembre 2023, trascrizione di Massimo Battaglio
Qualche tempo fa, Enzo Bianchi, ex priore della Comunità di Bose, ora fondatore della Casa della Madia, tenne una specie di catechesi sul documento finale del Sinodo. Non potendo essere presente, guardai la registrazione su youtube. Non avevo dubbi che l’anziano monaco, sempre aggiornatissimo sulle cose dell’oggi, avrebbe dedicato almeno una parte alla questione omosessuale, sulla quale i vescovi hanno rimandato la discussione. E sapevo che sarebbe stato piccante come suo solito.
Gli ho quindi chiesto se quella parte poteva essere pubblicata su Gionata, magari nella sezione “risorse pastorali”. Enzo ha accettato, anche se ci ha messo un po’. Ha infatti risposto così: “Caro Massimo scusa il ritardo ma ero in ospedale per un doloroso intervento. Mi fa piacere che il mio intervento sia stato ben accolto e quindi lascio a te l’iniziativa di pubblicarlo. Spero di potervi stringere la mano e dirvi la mia simpatia. Enzo Bianchi”.
Visto che mi tocca, ho sbobinato il tutto e lo propongo qui. E’ di frizzante lettura.
ENZO BIANCHI: “(…) Tutti voi vi accorgete, per chiusi che siate, per bacchettoni che siate, che l’antropologia sessuale è cambiata, che non abbiamo più la stessa visione della sessualità che avevamo trent’anni fa. Anche i più bacchettoni, quelli che chiudono gli occhi quando sentono la parola omosessualità, se ne accorgono. Ormai vediamo tanti gay che convivono insieme; nelle nostre famiglie ci sono coppie omosessuali…
Certamente la Chiesa si interroga. E la Chiesa che cos’ha? Ha le Scritture, che sono “molto chiare”: un rapporto omosessuale, una vita omosessuale, è “grave peccato contro Dio”. La volontà di Dio è “un’unione tra un uomo e una donna”, “aperta alla vita”; non si danno eccezioni. Nell’Antico Testamento, il peccato viene addirittura condannato con la pena di morte. La Scrittura “lo dice”, “lo condanna”.
Nel Nuovo Testamento, i cristiani si vantano di essere differenti dai pagani proprio perché non praticano l’omosessualità. E poi abbiamo tutta una storia della Chiesa che lo annovera tra “i peccati più gravi”, addirittura tra quelli che “gridano vendetta al cospetto di Dio”. Guardate che, nel medioevo, i sodomiti, quelli che hanno il marchio dell’omosessualità, non venivano neanche seppelliti nei camposanti ma dovevano essere seppelliti fuori, accanto ai suicidi.
Si è giunti così fino alle dichiarazioni del Sant’Uffizio, fino al Catechismo della Chiesa Cattolica di vent’anni fa.
Ma, in occidente, le cose cambiano. Se questo va molto bene in Africa e in Asia, in Sud America no (c’è una promiscuità terribile, che sta nei loro costumi) e, in Europa, anche la legge permette delle unioni che vengono celebrate e alle quali sono legati dei diritti e dei doveri contrattuali.
In più, nelle Chiese di Belgio, Olanda e Germania si è arrivati in questi ultimi anni ad avere dei preti che benedicono le coppie omosessuali. Se una coppia omosessuale vive il rapporto di fedeltà, dice la sua serietà, i due sono bravi cristiani, vanno alle liturgie, frequentano la comunità o la parrocchia, a un certo punto, chiedono una benedizione. E il prete dà loro la benedizione.
Si può fare questo? Viene domandato due anni fa alla Congregazione della Fede. La Congregazione risponde in modo lapidario: “No. Non si può benedire un peccato”. Rispondono gli altri: “ma non si tratta di benedire un peccato. Si tratta di benedire un legame, una storia d’amore. E, se la Chiesa benedice le vacche, i trattori, le moto, perché non dovrebbe benedire una coppia che si vuol bene?”
Non è il sacramento del matrimonio, attenzione: non è un sacramento e non è il matrimonio. E’ invocare, su due persone, che ci sia pace tra di loro, che siano fedeli, che il Signore le accompagni. In un secondo momento, il Papa ha detto: “Ma io, quella lettera del Sant’Uffizio, non l’ho mai vista”. E allora questi vescovi si son trovati ringalluzziti.
L’altro ieri il vescovo di Spira, in Germania, ha scritto ai sacerdoti: “mi raccomando, benedite le coppie omosessuali purché vivano seriamente il loro rapporto e diano garanzia di fedeltà”. E gli ha dato addirittura una specie di liturgia di benedizione (in modo che non si dicano stupidaggini e non ci siano esagerazioni).
La situazione è questa. In più, accanto a questo ma lo cito appena, c’è il problema del “gender”, che si è imposto ultimamente. Voi sapete che, nella natura, checché noi vogliamo, ci sono persone che nascono senza un genere preciso o che, durante la loro vita, sentono un’altra identità dentro di loro. E’ un dramma. Chi di voi ne conosce, sa che è un dramma. Io ne conosco parecchie da anni.
Vengono a chiedermi consiglio su come vivere questa situazione. Soprattutto quelli che iniziano o vogliono iniziare un percorso che sia anche di intervento chirurgico, mi chiedono sovente: “Che succede psicologicamente? Devo farlo? Non devo farlo?”. E guardate: son tutte situazioni di dolore! Di sofferenza! E gente con la quale ci vuole misericordia e compassione! Nessun giudizio! E invece voi sapete che una parte della Chiesa non ne vuol neanche sapere.
Allora notate che, nell’instrumentum laboris, cioè quel documento con cui si è arrivati al Sinodo, c’era un paragrafo su di loro, con la formula “i cristiani LGBT…” quella cosa lì, scomparsa anche questa. Non c’è più cenno. Altro binario che non si sa dove sia finito. Chiuso per sempre? Vedremo.
(…) Il Sinodo si è chiuso così, dicendo che adesso abbiamo un anno di gran lavoro e, tra un anno, vedremo.
(…) Dobbiamo pigliar atto che la Chiesa Cattolica è questo. E’ molto polarizzata, è una Chiesa immatura, non è adulta, e bisogna adesso sperare in un anno di grande lavoro da parte dei teologi, da parte di chi può aiutare il Papa in questo, per arrivare il prossimo anno a degli sbocchi con alcune decisioni, ben sapendo che, per ora, non si parlerà mai di sacerdozio alle donne (…), non si arriverà neanche alle donne diacono (…).
Credo che si arriverà ad alcune ordinazioni di uomini sposati e, sulla sessualità, credo che sarà tutto fermo. Faranno finta di niente; in occidente lasceranno che le cose vadano così, in modo che l’Africa e gli altri Paesi non si sentano disturbati nelle loro convinzioni “.
Facciamo gli auguri di pronta guarigione a fratel Enzo Bianchi, perché, coi suoi ottant’anni suonati, possa continuare a essere il modernissimo profeta che abbiamo sempre conosciuto. Ma questa volta, ci auguriamo anche che, sulle ultime frasi, si sbagli.