Epicoco e il gender, poche idee e confuse
Riflessioni di Massimo Battaglio
Il successo dà alla testa, quasi sempre, anche per i teologi. Non c’è altra spiegazione per gli strafalcioni che, in questi ultimi mesi, il noto teologo e filosofo televisivo don Luigi Maria Epicoco ha affermato a proposito di donne e di gender.
Non che io m’intenda di teologia. Anzi: ritengo che questa moda della teologia dappertutto abbia qualcosa di insano, pari a quella della liturgia e del diritto canonico.
Trovo singolare che tanti preti di ultima generazione, quando non capiscono niente di società, politica, problemi quotidiani, si autoproclamano esperti teologi, canonisti e liturgisti. E, di fronte a oratori sempre più desolati e centri d’accoglienza parrocchiali sempre più ridotti, scrivono libri, partecipano a trasmissioni, viaggiano, distribuiscono sorrisi.
La teologia è utile, certo, ma non è la prima delle virtù, che resta la carità. Senza teologia, saremmo cristiani ignoranti. Ma senza carità, non saremmo cristiani.
In realtà, una delle poche cose che so della teologia, è che richiede lunghi studi per dire poche parole. E infatti, i vulcanici teologici di oggi, costretti dai media a tenere un passo insostenibile, si riducono spesso a dire banalità. Lo stesso Luigi Maria Epicopo è un campione in questo, a cominciare da quando parla del suo rapporto personale col Papa a “Che Tempo Che Fa”:
“E’ nato un bel rapporto di amicizia” (viva l’umiltà). “Francesco incarna il Vangelo”. “Sa guardare alla gente”.
Oppure quando, sempre sollecitato da Fazio, si esprime sul problema dei profughi:
“La cosa più terribile sono tutti quelli che sono profughi nella propria storia anche se sono nella propria casa, nelle proprie vite. Stanno affogando in una tristezza assurda e non si accorgono di questo. Anche questi vanno salvati. Ci sono quelli che sono affamati di giustizia e quelli che sono affamati di senso”.
Non si fa prima a dire: “non me ne intendo; è un problema troppo concreto perché io mi possa degnare di affrontarlo”?
Ma cos’ha mai detto ora il nostro Luigi Maria di così grave da far imbestialire prima tutte le femministe, poi i cristiani LGBT e infine anche il teologo Andrea Grillo, che gli ha risposto per le rime sul suo blog “Alzo gli Occhi Verso il Cielo”?
Andiamo in ordine inverso: l’ultima uscita è stata una riflessione/intervista sul medesimo sito sul tema “Le donne nella Bibbia”. Il giovane teologo sprint le definisce particolarmente “affidabili”, “capaci di restare anche in situazioni difficili”. Poi però, con parole gentili ma inequivocabili, difende a spada tratta la tradizione ecclesiastica che pone le donne in secondo piano e giustifica duemila anni di misoginia, che, evidentemente, approva.
“La grande polemica sul ruolo delle donne nella Chiesa – dice – mi infastidisce molto, perché è come se noi dovessimo dare spazio a coloro che hanno tutto il diritto di ritenere che questo spazio ce l’hanno già.
Quando noi guardiamo un quadro, veniamo attratti dalle figure che sono in prima linea. Ma in realtà queste figure sono comprensibili solo perché c’è un fondale alle spalle, che dà significato ai personaggi in prima linea. Ecco, le donne sono il grande fondale di senso dentro cui nessun personaggio che sta in prima linea potrebbe trovare significato se non attraverso di loro. Dietro i grandi uomini della Bibbia ci sono sempre grandi donne, nella Chiesa le vicende più importanti hanno sempre avuto come fondale figure sagge.
Santa Chiara, Santa Caterina da Siena, ci dimentichiamo che durante la cattività avignonese fu proprio Santa Caterina a “costringere” Papa Gregorio XI a tornare a Roma. L’amore che questa donna aveva per la Chiesa ha portato a una rivoluzione all’interno della Chiesa stessa. Nel Cinquecento, in piena Inquisizione, una grande donna, Santa Teresa d’Avila, riforma l’Ordine Carmelitano, ripensando da capo la vita spirituale. Sono tutte donne che in ogni secolo e in ogni epoca storica, hanno lasciato un segno che ha condizionato fortemente la vita della Chiesa. Quindi non siamo noi a dover dare un ruolo alle donne, ma dobbiamo lealmente riconoscere che lo hanno già questo ruolo. E non farle indietreggiare rispetto a questo”.
Le donne sarebbero il “fondale” su cui si svolge la commedia dei maschi. Non pretendano altro. E’ comprensibile che un concetto del genere avrebbe suscitato l’ira delle femministe e non solo. E’ inutile che don Luigi Maria faccia la faccia carina. Chi divulga un’idea del genere, superficiale oltre che vetusta, non può che aspettarsi una reazione.
Ma la riflessione epicochiana che ci interessa di più, è di qualche giorno prima e riguarda il babau del “gender”. Scrive il fine teologo, sul sito dell’Istituto Gesù Sacerdote:
“In ogni epoca storica il male si è manifestato in diverse maniere, in questo momento storico la modalità più specifica attraverso cui il male si fa presente e agisce è sicuramente la teoria del Gender”.
Addirittura!
Il male non è la guerra, che continua a impazzare in Ucraina, in Armenia, in Iran, Yemen, Etiopia, Congo, Sahel, Haiti, Pakistan, Taiwan. E’ il “gender”! Si consumano due femminicidi orribili in una sola settimana, ma cosa sono mai in confronto al “gender”? C’è il cambiamento climatico che distrugge la Romagna e obbliga milioni di africani a imbarcarsi in migrazioni senza futuro, c’è l’aumento delle povertà. Ma nulla di tutto ciò è terribile come il “gender”.
Davvero, da un personaggio che fa più televisione che pastorale, ci si aspettava di più. Ma lui continua.
“Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza, alla creatività di Dio, all’uomo e la donna”.
Cioè: studiare le differenze di ruolo tra femmine e maschi e notare che esse non hanno un’origine naturale (perché a questo si limitano gli studi di genere), significa distruggere il progetto di Dio. Dio ci vuole digiuni di scienza, obbedienti a stereotipi e pregiudizi e, naturalmente, pure affetti da omofobia (meglio se interiorizzata). Se no, come si farebbe a professare l’idea che le donne siano “lo sfondo” e i gay persone di cui “prendersi cura”?
Ma andiamo avanti:
“Nel Gender si vede come un’idea vuole imporsi sulla realtà e questo in maniera subdola. Vuole minare alle basi l’umanità in tutti gli ambiti e in tutte le declinazioni educative possibili, e sta diventando un’imposizione culturale che più che nascere dal basso è imposta dall’alto da alcuni Stati stessi come unica strada culturale possibile a cui adeguarsi”.
Roba degna dei migliori appassionati di scie chimiche. Mi piacerbbe incontrare Luigi Maria Epicoco e domandargli: quali sono le tue fonti? Quali fenomeni hai osservato per maturare queste idee? O forse non hai osservato direttamente ma ti sei informato leggendo? Quali testi hai letto? Hai studiato un po’ di teologia queer? O ti sei limitato agli scritti di mons. Anatrella, primo a teorizzare l’esistenza di una “ideologia del gender” e ora condannato per abusi sessuali?
Vedi don Luigi: quando un’opinione ha cattivi testimoni, non conviene ripeterla a paperetta (o ad anatrella, che è uguale). Datti una calmata; meno comparsate e più studio potrebbero essere una soluzione.