“Esci” (Lc 14, 21). Come il mio sguardo si è fatto queer
Testimonianza di Silvia sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” (Bologna, 28 ottobre-1 novembre 2023)
Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. (Lc. 14, 21)
Il brano evangelico dell’invito a banchetto, rifiutato dagli invitati ma accolto dalla moltitudine degli esclusi della società, mi ha introdotto negli Esercizi Spirituali dalle Frontiere, guidati a Bologna da p. Pino Piva sj.
Per pregare questo brano del Vangelo, seguo quanto suggerisce la metodologia ignaziana: entrare nel testo, vedere la scena, coglierla con tutti i cinque sensi. E allora chiudo gli occhi, ascolto la voce del padrone di casa che invita a cena, il rifiuto degli amici che adducono scuse, la voce del servo che si affanna per le strade a chiamare coloro che nella società non hanno parte. Percepisco l’incredulità all’ascolto dell’invito a cena, la fatica a fidarsi ancora una volta che quella parola, attesa da tempo e disattesa da tanti, sia finalmente la Parola Promessa. Poi mi alzo in piedi e comincio a camminare lentamente sul prato che circonda Villa San Giuseppe, casa dei Gesuiti. Sento la titubanza nei passi di chi, abituato a vivere ai margini delle strade, si muove strascicando i piedi verso la casa dove il padrone aspetta. Un’esperienza unica: dalle siepi che delimitano frontiere, al centro della sala del banchetto!
Poveri…storpi…ciechi…zoppi. Entro ancora nel testo: muovo passi incerti sull’erba umida d’ottobre, una gamba la tengo rigida, il mio passo si fa insicuro, incespico sulle foglie, procedo a fatica, tutto il busto si piega di lato, storco il collo, i miei occhi vedono di sghembo, da una prospettiva nuova. Ho una visione distorta di ciò che è intorno a me: da sotto in su, in diagonale, qualcosa è nitido, altro cade fuori dal mio campo visivo.
Il mio sguardo si è fatto insolito, nuovo. Vedo da un’altra angolatura, percepisco la realtà fuori dagli schemi ortogonali e nitidi che mi hanno accompagnato per tutta la vita.
Ed è a questo punto che sento che questa Parola è rivolta proprio a me, che da poco più di un anno ho ricevuto, insieme alla mia famiglia, il dono prezioso della verità intima di nostro figlio.
Ecco che colgo un significato finora nascosto tra le righe del Vangelo di Luca: il banchetto è per tutti coloro che sanno cogliere l’occasione dell’invito, per chi sa cambiare prospettiva e deporre lo sguardo dritto e sicuro che violenta lo spazio. Per chi sa adottare uno sguardo che attraversa, aperto al molteplice e alle sfuocature fuori campo. Il mio sguardo si è fatto queer.