Esserci o non esserci al Pride, è questo il dilemma dei cristiani LGBT+?
Testimonianza di Nazareno del Gruppo il Pozzo di Sicar sull’incontro preparatorio per il Pride di Torino 2023.
Volevo condividere questa mia personale riflessione perché ritengo che molti di noi, cristiani omosessuali, vivano e continuino a vivere questa dicotomia tra sacro e profano. Spero che queste mie personali opinioni possano essere da volano a una maggiore integrazione su questi temi che rimandano a riflessioni sulla visibilità e il riconoscimento della persona a tutto tondo: per riscoprirci “soggetti integrati” imbevuti di spiritualità in uno stato di diritto.
Perché andare al Pride? Perché no? Quando con altri membri de “Il Pozzo di Sicar” abbiamo parlato della possibilità di partecipare al Pride di Torino in me sono nate diverse emozioni. Un Gruppo Cattolico LGBTQIA+ che partecipa alla sfilata sembra stonare, cosa c’entra? Non si perde di credibilità? Ma è davvero così?
E invece c’entra proprio, tantissimo!!!
Spesso i cristiani omosessuali sono visti con sospetto dai movimenti che lottano per i diritti civili. Come si può rimanere in un contesto che di fatto ti marginalizza, un sistema che combatte contro i tuoi diritti se non addirittura contro la tua stessa esistenza quale persona LGBTQI+? Purtroppo così è visto, e a ragione, un certo mondo cattolico. Come rimanere in una fede in cui la tua persona è ancora etichettata come “intrinsecamente disordinata”?
Ebbene da quel catechismo del ‘92 di anni ne sono passati e qualcosa è cambiato: oggi c’è anche una Chiesa VIVA che si interroga sul tema… e le risposte non sono sempre di chiusura; anzi tanti religiosi, laici, teologi propongono in modo corale una rielaborazione di questo tema. Oggi Gruppi di Cristiani LGBT ci sono, sono in tutta Italia, e camminano insieme a questa Chiesa… oggi i Cristiani omosessuali esistono. Non siamo noi i teologi: i discorsi morali li lasciamo agli esperti.
Però ci siamo, esistiamo! E col nostro impegno, con il nostro amore verso la Chiesa, col nostro pregare vogliamo mostrare le Benedizioni che il Signore ha riversato anche su di noi: come per tutte le sue creature, anche per noi i Suoi doni di Grazia ci aiutano (proprio così, come siamo: omosessuali) a vivere una vita piena, feconda di affetti e di talenti da mettere a disposizione delle nostre comunità per creare insieme un mondo d’Amore.
Ma non solo dal “mondo civile” un cristiano omosessuale che partecipa al Pride è visto con sospetto! Il Pride, nato dopo i Moti di Stonewall con l’obiettivo di sdoganare ogni stigma e pregiudizio contro le omosessualità, il giorno dell’orgoglio, della richiesta di diritti e di visibilità… ebbene il Pride nelle sue forme è sempre stato contestato da certe correnti autoritarie che aimè si muovono in certi ambiti ecclesiastici e non… e allora parteciparci potrebbe essere controproducente alla causa di “apertura” della Chiesa verso i credenti omosessuali. Perché andarci? Siamo lupi che si vogliono travestire da agnelli? Eh il problema è questo miə carə amicə che leggi. Esserci o non esserci, è questo il dilemma???
Ma il Vangelo parla ancora oggi, e anche a un povero omosessuale come me! E allora mi risuonano in mente alcune parole dell’evangelista Matteo… «Non si accende una lampada per metterla sotto un secchio, ma piuttosto per metterla in alto, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi fate e ringrazino il Padre vostro che è in cielo.» Matteo 5,15-16 CEI
Certo, la spinta laicizzante e centrifuga del Pride per molti cristiani, anche omosessuali, può essere “mal tollerata” e ricordandosi di «dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» si può ritenere che l’astensione sia doverosa e che la partecipazione sia poco consona al lavoro di integrazione che un gruppo di credenti LGBT cerca nella Chiesa. Ma invece nell’Italia di oggi ogni gruppo di Cristiani Cattolici Omoaffettivi, credo, abbia il dovere morale di dare testimonianza e rendersi visibile in tutti i contesti: da quello laico a quello religioso in un moto di Sintesi che abbracci entrambi questi aspetti. Indubbiamente ogniunə deve sentirsi libero di esserci nelle forme e nei modi in cui può o riesce, senza discriminazioni, senza pressioni, senza ingerenze: nel massimo rispetto della discrezionalità, della forza interiore, del percorso personale e delle possibilità di visibilità che ciascunə si riconosce.
Ma dopo tante perplessità il Pride di Torino mi aspetta per testimoniare che possono esserci Persone LGBT+ Cattoliche, anzi che già ci sono… che anche loro sono per le strade del mondo e che nella loro condizione di unicità anche loro cercano quel legame con il Signore, con quel Gesù che oggi come allora Ama tuttə e invita ciascuno alla Sua mensa.