“Esserci”. Quando il cammino dei cristiani LGBT+ e dei loro genitori, da limite diventa un’opportunità
Riflessioni di Mara Grassi sull’Assemblea on line dei Soci de La Tenda di Gionata del 28 aprile 2021
Eccomi di nuovo a voi per condividere solo alcuni pensieri, alcune risonanze dalla nostra Assemblea Generale dei soci della Tenda di Gionata del 28 aprile 2021. Vorrei scrivervi tutto perché tutto mi sembra importante, ma avrete poi modo, leggendo le sintesi dei vari gruppi di discussione, di rendervi conto della ricchezza e della vivacità del nostro “movimento”.
La giornata non era iniziata molto bene con la pubblicazione di un’altra Nota della CEI sul ddlZan quando non si erano ancora rimarginate le ferite dovute al famoso Responsum del 15 marzo scorso.
Era stato chiesto a padre Pino Piva di parlarci di cosa bolle in pentola nella Chiesa nei confronti del mondo lgbt e, in effetti, la metafora era molto azzeccata, con tutte le variazioni possibili, dal fumo, agli schizzi che bruciano, alla pietanza che può uscire più o meno buona.
Il recente Responsum e la Nota sul dd lZan hanno evidenziato confusione e paura su questi temi e marcato le divisioni interne alla Chiesa e alla pastorale, favorendo le estremizzazioni da una parte e dall’altra. Noi ci auguriamo che possano comporsi in una prospettiva di ascolto, di dialogo e di accoglienza reciproca. Come è stato evidenziato in un gruppo “E’ vero, oggi siamo in una pentola che bolle, con ingredienti buoni, pessimi, ottimi, ma in ogni caso, siamo in un mondo nuovo rispetto al “grande silenzio” che ha accompagnato la vita di tante persone lgbt adulte”.
Padre Pino ci ha aiutato a prendere coscienza dei tanti elementi positivi che ci sono nella Chiesa italiana, una grande vitalità, soprattutto a livello di Comunità parrocchiali, Comunità di base in cui si vive la vita quotidiana, concreta delle persone, dove ci si incontra faccia a faccia. Nei giovani, nei genitori c’è apertura, accoglienza e anche tra gli operatori pastorali c’è interesse, per i vescovi si osserva una “apertura … senza chiedere troppo”.
Per questo motivo è molto importante la nostra presenza e la creatività che stiamo sviluppando nella pastorale. La testimonianza più grande che possiamo dare alla Chiesa è che questa pastorale la facciamo tutti insieme, giovani e meno giovani, coppie coi loro cammini, genitori, religiosi. È una testimonianza di cooperazione, di un protagonismo che ci mette a servizio gli uni degli altri.
In un gruppo i genitori sono stati invitati a non cedere alla tentazione di fare da intermediari tra la Chiesa e le persone lgbt, in un senso di assistenzialismo, come verso persone “troppo deboli” per fare da sole o che comunque sono in una qualche condizione di colpa da cui i genitori vogliono difenderli.
Per questo dobbiamo andare avanti insieme, da cristiani adulti, con rispetto, pazienza e ascolto della Chiesa, ma soprattutto con libertà e molta convinzione. Se la CEI sta dimostrando effettivamente di essere in difficoltà, noi, laici e religiosi insieme, possiamo aiutarla diventando sempre più protagonisti di questa pastorale e dimostrando che non c’è nulla da aver paura.
Le persone LGBT+ cristiane vogliono solo vivere con autenticità il loro essere e ciò che stiamo cercando è il Regno di Dio e non altro.
Nel mio intervento ho insistito soprattutto su come il limite della pandemia si sia rivelato anche un’opportunità. Lo strumento online è stata una scoperta che ci ha permesso di entrare in relazione anche con persone nuove, lontane, ma in un gruppo si sono chiesti “Come comunicheremo in futuro? Come ritornare a camminare anche in presenza?”.
Senz’altro questi due aspetti dovranno essere in equilibrio e diventare sempre più strumenti di fraternità e comunione. La “rete” che è anche un’ottima metafora della nostra associazione potrà aiutarci a condividere l’ aggiornamento e l’informazione su come sta evolvendo il nostro movimento perché l’esperienza di alcuni possa diventare ricchezza per altri.
Trasversalità come nel Progetto Mi fido di te che unisce persone lgbt, religiosi, genitori e altri e offre un servizio. La rete potrà essere utilizzata per continuare momenti tematici su fede e omosessualità e un percorso teologico necessario per superare il blocco dottrinale. È stato proposto di organizzare un corso per operatori pastorali laici, , un corso diciamo di “ primo livello” per chi sta iniziando a lavorare localmente.
A tale proposito una mamma ha chiesto di chiarire cos’è questa “teoria del gender” che i tradizionalisti sbandierano per impedire qualsiasi dialogo sui nostri temi. La maggior formazione ci permetterà un confronto anche con le realtà che non ci conoscono e proporre nelle parrocchie la nostra testimonianza ad esempio nei corsi prematrimoniali o ai gruppi sposi perché nasca una sensibilità nuova che faccia accogliere tutti i figli nella loro individualità.
Una delle parole che è risuonata di più nella serata è stata speranza.
Corrado Contini ci ha invitato a non perdere mai la speranza che il Signore parli anche al cuore dei nostri vescovi. Poche ore prima aveva avuto un incontro col vescovo di Parma in cui non solo era stata autorizzata per la prima volta la celebrazione della veglia contro l’omobitransfobia in una chiesa della città, ci ha riportato le parole del vescovo: “Sono contento, va bene, andate avanti“.
Per questo motivo molti nei gruppi di discussione, partiti al termine dell’assemblea plenaria, hanno sottolineato la necessità di andare insieme verso il Sinodo della Chiesa italiana per “esserci” e dire la nostra parola. La nostra passione, la nostra energia può essere un aiuto per la Chiesa, stanca, ma che noi non smettiamo di amare.
Ringraziando quindi tutti voi per “esserci“, vorrei terminare con le parole di padre Pino nel nostro gruppo di discussione: “Il Signore c’è, ci guida, ci accompagna, ci dona il suo Spirito e noi andiamo avanti, tranquillamente, cercando di fare la sua volontà e costruire il suo Regno, quello vero”.