Essere casa per le persone LGBT. L’esperienza della parrocchia cattolica del SS. Redentore di San Francisco
Articolo di Thomas C. Fox* pubblicato sul sito del settimanale cattolico National Catholic Reporter (Usa) il 10 marzo 2015, liberamente tradotto da Marius
In un’umida e fredda mattina di sabato, una dozzina di uomini e donne si recano alla Most Holy Redeemer Church (ndr parrocchia cattolica del Santissimo Redentore di San Francisco, Stati Uniti), la chiesa di Diamond Street (18° strada) nel cuore del Castro (ndr il quartiere gay della città). Entrando si tolgono i guanti, il cappello e prendono posto nei banchi vicino all’altare di legno che si trova su una pedana al centro della chiesa. Questi parrocchiani, per la maggior parte 60enni o 70enni, sono venuti in chiesa per la messa delle 8. Si conoscono fra di loro, e mentre si siedono, si salutano con un cenno del capo oppure con un “buongiorno” a bassa voce.Padre Jack McClure, missionario del Preziosissimo Sangue, in piedi vicino all’altare, si sta preparando per la messa. Bacia la stola, la mette sulle spalle, e poi si siede con il gruppo in prima fila. Diversi uomini accanto all’altare tentano di togliere la cera indurita dalla punta delle candele sull’altare mentre cercano degli stoppini da accendere abbastanza grandi. Un uomo va a prendere le ampolle; un altro il messale dell’altare. Uno del gruppo annuncia l’inno di apertura: “O Come, All Ye Faith” (Venite Fedeli). L’intimità della messa, caratterizzata dall’omelia di McClure, dura meno di mezz’ora. Venendo due giorni dopo Natale, si fa riferimento alla storia della Natività e a Maria e Giuseppe in cerca di un alloggio.
“Tutti hanno bisogno di un alloggio, tutti hanno bisogno di un ambiente protetto”, osserva McClure, aggiungendo che questo è esattamente ciò che la Most Holy Redeemer Church tenta di fare: dare rifugio. Parla della necessità di mantenere una parrocchia aperta e accogliente.
“E proprio come la nostra parrocchia è una parrocchia accogliente”, aggiunge, “ognuno di noi deve accogliere gli altri. Ma a volte la cosa più difficile nell’essere tolleranti è accettare se stessi”.Le sue parole, quasi oziose, sembrano avere un particolare significato per coloro che partecipano alla liturgia. Ascoltano con attenzione. Alcuni annuiscono.
La maggior parte della parrocchia Holy Redeemer si è guadagnata la reputazione a livello locale – e non solo – di essere una parrocchia (cattolica) decisamente aperta e tollerante. Accoglie chiunque pienamente, senza fare domande. Il motto della parrocchia è: “Qui si proclama l’amore onnicomprensivo di Dio”. Queste parole sono scritte su uno striscione appeso sopra le due grandi porte di accesso alla chiesa.
Ma non è questo ciò che rende la Most Holy Redeemer Church, o “MHR”, come la chiamano i residenti, una delle parrocchie più caratteristiche della nazione. La parrocchia ha la fama di essere probabilmente la parrocchia cattolica “più gay” della nazione. L’ottanta per cento dei suoi parrocchiani è costituito da persone lesbiche, gay, bisex e tran gender (LGBT). La Most Holy Redeemer Church attira i suoi parrocchiani non solo dal Castro, ma anche da tutta la zona della baia di San Francisco. Inoltre, la maggior parte di lesbiche, gay, bisessuali e transgender cattolici che visita questa città della West Coast è a conoscenza della sua tolleranza, e così invariabilmente, alla messa della domenica, i banchi sono pieni di cattolici provenienti da tutta la nazione.
La “gaiezza” della parrocchia non è l’unica cosa che la rende insolita. La MHR, a differenza della maggior parte delle altre parrocchie locali delle sue dimensioni, ha a disposizione due sacerdoti che lavorano in team. Altre parrocchie simili di San Francisco, con circa 400 unità singole o familiari, faticano a mantenere un solo prete.
McClure e Padre Matt Link del Preziossimo Sangue, formalmente suo vicario parrocchiale, sono venuti alla MHR, nel luglio del 2014, a fare volontariato per occupare un posto vacante. Dopo un intervento al cuore, McClure, 70 anni, giunse dal suo semiritiro di Liberty, nel Missouri. Link, 52 anni, ha lasciato una parrocchia a nord del Golden Gate Bridge di Tiburon, in California. I piani attuali prevedono che Link succeda a McClure come pastore nel mese di luglio. In pochi mesi, i sacerdoti si sono adattati alla vita parrocchiale.
George Woyames, appartenente alla parrocchia da decine di anni, ha visto andare e venire molti sacerdoti. Dice che McClure e Link si completano a vicenda, e descrive il primo come un uomo forte con una visione chiara, un “Paul Bunyan con la croce”, e Link come un uomo “pieno di spirito”.
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Ascoltare i racconti
Si può comprendere meglio la storia della Most Holy Redeemer Church nel contesto del dolore e del rifiuto che i suoi parrocchiani (e la più ampia comunità LGBT cattolica) hanno vissuto a causa della Chiesa cattolica. Questa storia non può essere compresa completamente, senza ascoltare i racconti, narrati all’interno della parrocchia, di dolorosa auto-riflessione, confusione e solitudine, storie di esilio e di lunghe ricerche per trovare un posto che offrisse aiuto e possibilità di socializzare.
I Vangeli rivelano che Gesù aveva rapporti di amicizia con uomini e donne e che non insegnava nulla di particolare sulla sessualità. Sotto l’influsso dello stoicismo greco, le prime comunità cristiane trasmisero alla Chiesa alcune delle sue prime visioni negative del sesso. La visione del sesso era così negativa che si arrivò a un compromesso circa i rapporti sessuali destinati alla procreazione umana. Infatti, la Chiesa ha insegnato che il peccato originale è stato tramandato attraverso l’atto sessuale.
Parte di questa negatività derivò dall’etica sessuale cattolica dopo che Tommaso d’Aquino formulò le concezioni di natura e la teologia della legge naturale come guida morale in materia di sessualità. Le conoscenze raggiunte dalle scienze naturali e sociali del 20° secolo, per quanto concerne l’essere pienamente umani, hanno cercato di affermarsi nella dottrina cattolica ufficiale sulla teologia morale, ma con scarso successo.
La Chiesa istituzionale professa che tutte le espressioni di intimità sessuale devono essere limitate al matrimonio e devono sempre essere destinate alla procreazione. Questi insegnamenti impediscono ai gay e alle lesbiche di avere qualsiasi lecito rapporto intimo. La gerarchia cattolica ha sistematicamente respinto gli sforzi dei teologi cattolici di introdurre una teologia morale più pastorale.
Mentre la rigida dottrina cattolica, che condanna tutti gli atti sessuali gay, è rimasta irremovibile per secoli, l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso gli stili di vita LGBT ha subito un cambiamento rivoluzionario nel giro di pochi decenni, soprattutto in Occidente. Nel 1990, per esempio, la maggior parte degli americani sosteneva di non conoscere nessun gay. Oggi, il 60 per cento dice di avere vicino qualcuno che è gay. Ora la maggioranza degli americani appoggia il riconoscimento legale del matrimonio omosessuale.
La dottrina ufficiale della Chiesa richiede la tolleranza e l’accettazione degli LGBT, ma nella pratica questo viene smentito. Si registrano continuamente innumerevoli storie di cattolici gay e lesbiche licenziati dal lavoro presso parrocchie o diocesi semplicemente per aver reso pubblico che vivono all’interno di una coppia dello stesso sesso.
Quando viene applicata alla vita religiosa o clericale, la virtù della castità è vista come un dono riservato a un numero ristretto di persone , coloro che entrano in comunità religiose o diventano sacerdoti. Invece se viene applicata alle persone LGBT, non si parla di castità come “dono”. Piuttosto, la Chiesa istituzionale insegna, che si tratta di una richiesta, un obbligo, su tutta la linea, per tutti. Le persone LGBT, insegna la Chiesa, devono astenersi da ogni intimità sessuale.
Questa richiesta evidentemente impossibile, e la minaccia concomitante di grave peccato, è stata per innumerevoli giovani LGBT cattolici la causa di confusione, disgusto di se stessi, e li ha portati persino al suicidio. Riaffermando gli insegnamenti ufficiali della Chiesa, il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1986, firmato dal suo capo, il cardinale Joseph Ratzinger (il futuro Papa Benedetto XVI), definì l’inclinazione gay “oggettivamente disordinata”.
L’anno successivo, John Quinn, arcivescovo di San Francisco, prelato riformista, cercò di attutire il colpo, scrivendo sulla rivista America, che “ogni persona ha inclinazioni disordinate”. Da allora, però, sono stati fatti troppi danni e molti cattolici LGBT, che avevano già bollato la chiesa come indifferente e giudicante, hanno avuto una ragione in più per farlo.
Negli ultimi dieci anni la moralità sessuale cattolica ha assunto una forma politica più distinta. Nel 2003, rispondendo alla crescente richiesta di legalizzare i matrimoni civili delle persone dello stesso sesso, il Vaticano denunciò tali unioni affermando che sostenerli non aveva “assolutamente alcun fondamento”. I gruppi a favore dei diritti dei gay, a loro volta, denunciarono la dichiarazione del Vaticano, definendola sbagliata e dannosa. Il braccio di ferro della Chiesa cattolica istituzionale contro le persone LGBT e i loro sostenitori e, a loro volta, le loro opinioni sul cattolicesimo, si protrassero per oltre un decennio – fino al 29 luglio 2013. In quel giorno Papa Francesco, a nemmeno quattro mesi di pontificato, rispose alla domanda di un giornalista sui preti gay in Vaticano, dicendo: “Se una persona è gay e cerca Dio e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?”.
Le parole di Francesco hanno definito rapidamente il suo pontificato come quello che sarebbe stato meno giudicante e più concentrato sulla misericordia di Dio. La sua umiltà e il suo impegno pastorale hanno ispirato innumerevoli milioni di cattolici, ma soprattutto hanno conquistato il consenso dei cattolici LGBT.
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* Questo è il primo di cinque articoli sulla Most Holy Redeemer Church di San Francisco. Pubblicheremo una parte di questa storia. Qui potete trovare tutti gli articoli.
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Testo originale: ‘Gayest’ US Catholic parish strives to maintain openness, accepting