Essere cristiani in una società secolarizzata
Conversazione con Pierre-Louis Choquet e Paul Piccarreta, a cura di Bruno Bouvet e Gauthier Vaillant pubblicata sul sito del giornale cattolico La Croix (Francia) il 5 maggio 2018, libera traduzione di finesettimana.org
Pierre-Louis Choquet, nato nel 1989, è dottorando in geografia a Oxford. È co-autore di Plaidoyer pour un nouvel engagement chrétien (con Jean-Victor Elie e Anne Guillard, ed. de l’Atelier). Presentandosi come eredi dei cristiani di sinistra, gli autori hanno deciso di scrivere il libro in risposta al successo della Manif pour tous, deplorando che il cattolicesimo “identitario” fosse il solo a farsi sentire nella società. Parlano di “cristianesimo dell’incompiutezza”, in dialogo costante con la società.
Paul Piccarreta, nato nel 1989, è laureato in filosofia e giornalista. Nel 2015 co-fonda Limite, “rivista di ecologia integrale” ispirata all’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Collabora a diverse riviste come Causeur, La Vie, Famille chrétienne, Panorama.
Deplorate il fatto, come altri cattolici, che la società non sia più cristiana come nel passato?
Paul Piccarreta: Siamo nati entrambi alla fine degli anni ’80. Mia madre era di famiglia musulmana, mio padre apparteneva ad una famiglia italiana, scristianizzata. Di fatto, siamo nati in un mondo che non è più cristiano. Eppure adesso io sono qui, nei locali di La Croix, per parlare della mia fede cristiana. Oggi, le persone si pongono interrogativi, riscoprono la fede, dei musulmani incontrano Cristo… Allora, non è il caso di fare discorsi catastrofistici sul fatto che la gente non ha più la fede. Al contrario, il contesto attuale è piuttosto quello di un rinnovamento.
Pierre-Louis Choquet: Spesso, ci si fa un’idea strana di quello che è stato il cristianesimo nel passato. Si immagina il Medio Evo come un periodo estremamente cristiano. Ma, ad esempio, la partecipazione ai sacramenti e alla messa era molto bassa…
Paul Piccarreta: Presentare un passato meraviglioso, spesso è un modo per non far niente oggi.
Si parla molto della necessità per la Chiesa di un “dialogo con la società”. Che cosa significa, secondo voi?
Paul Piccarreta: Non mi piace molto questa espressione, perché parlare di dialogo con la società significa porsi al di fuori della società stessa. Ma io non credo che viviamo in un mondo parallelo. Per me, una volta che uno ha conosciuto Cristo, questo deve trasparire nel suo quotidiano, e lo si vede, perché non si può tacere. Io, per esempio, parlo della mia fede con le persone con cui gioco a calcio nel finesettimana, perché porto la maglia del San Lorenzo, la squadra di papa Francesco.
Pierre-Louis Choquet: È vero che i cristiani sono dei cittadini come gli altri. Ma abbiamo tuttavia una particolarità che è il Vangelo. La forma di vita che è proposta al cristiano, che deriva da un incontro personale con Cristo, implica delle scelte. E tali scelte possono essere in dissonanza con ciò che si vive nel mondo contemporaneo. È una tensione che c’è sempre stata, tanto più in un mondo in cui il riferimento evangelico si è sfaldato.
Credo che anche nel Vangelo ci sia un invito a dialogare con la cultura. Ma la scelta del dialogo non è di tutti nella Chiesa. Dipende dal giudizio che si dà aprioristicamente sui modi di vita scristianizzati.
Per prendere un esempio concreto, in che modo i cristiani devono prender parte ai dibattiti attuali sui temi della bioetica?
Paul Piccarreta: Non è in quanto cristiani che si deve partecipare a questi dibattiti. Per me, i temi della bioetica pongono problemi sociali, filosofici, prima che religiosi. La nostra fede ci ispira, ma non abbiamo bisogno della Bibbia per argomentare su tali temi. Ci sono molti intellettuali che si oppongono alle manipolazioni del vivente senza essere cristiani.
Pierre-Louis Choquet: Sono d’accordo sul fatto che dobbiamo, per quanto possibile, tradurre nel linguaggio della ragione gli argomenti che toccano la nostra fede. Invece, non credo che sia imbarazzante dire che siamo cristiani. Credo che dobbiamo essere trasparenti nei confronti di coloro che la pensano diversamente: abbiamo un riferimento ultimo che è quello della rivelazione, che non ci impedisce di proporre argomentazioni, ma che ispira la nostra concezione di vita buona. Invece, una cosa a cui ci si può opporre in quanto cristiani, è lo scientismo, che è una devizione rispetto all’obiettivo iniziale della scienza. I cristiani devono invitare le persone che hanno posizioni diverse dalle loro a porsi degli interrogativi sulle fonti morali a cui si riferiscono per giustificare i loro argomenti. Ma bisogna anche sottolineare il rischio per i cattolici di isolarsi nella società, se si impossessano di questi temi per farne un genere di “lotta generazionale”.
A questo proposito, come gerarchizzare i molteplici temi di mobilitazione nella società attuale?
Pierre-Louis Choquet: È importante essere presenti sui temi della bioetica. Non si tratta di nascondere le nostre convinzioni sotto il moggio. Ma è molto difficile costruire posizioni comuni su tali questioni che, per di più, sono abbastanza spinose. La sfida ecologica o l’accoglienza dei migranti sono temi sui quali si mobilita il nostro riferimento etico cristiano, ma che ci permettono di unirci a persone le cui convinzioni hanno un’altra origine. I cristiani dovrebbero rendersi conto che è molto più facile creare occasioni di testimoniare la propria fede su tale genere di temi.
Paul Piccarreta: Evidentemente, se non si esce mai e si va a manifestare solo una volta ogni trent’anni, e unicamente su temi di vita sociale, non si avrà alcuna credibilità!
Sul piano politico, siamo obbligati ad adattarci all’attualità, ad affrontare le questioni una per una. Oggi è la bioetica, tra sei mesi sarà un’altra cosa… La sfida, è essere pronti quando serve. Quindi, bisogna lavorare a monte. E a livello individuale, la priorità assoluta è la conversione ecologica, che, di fatto, spiega tutto il resto. Ed è anche un atto politico.
Nella società attuale, il cristianesimo può essere una cosa diversa da una contro-cultura?
Paul Piccarreta: Una contro-cultura esiste sempre in riferimento ad una cultura dominante. Qual è la cultura dominante oggi? Per i cattolici di destra, è il “gauchisme culturale”, il relativismo morale… quindi si pensano come facenti parte di una contro-cultura. Ma trovo aberrante che dei cattolici, che fanno parte della borghesia, che frequentano scuole di commercio e lavorano nelle grandi imprese, possano pensarsi appartenenti ad una “contro-cultura”… In quel modo, tutti quanti sono in una contro-cultura!
Io credo che il cristianesimo possa essere una contro-cultura, ma in quanto la cultura dominante è produttivista e liberale. E ai cattolici di sinistra, che pensano che occorra soprattutto evitare di pensare il cristianesimo come una contro-cultura, a rischio di tagliarsi fuori dal mondo, io dico: viviamo in un mondo che sta restringendo la vita in tutte le sue forme. Quindi, opporsi alla cultura dominante non è un problema, al contrario!
Pierre-Louis Choquet: Come cristiani, abbiamo un riferimento etico che ci pone in tensione con la società, perché il Regno non è di questo mondo. Quindi, a volte bisogna andare in direzione opposta alle pratiche del mondo. Ciò detto, sono piuttosto ostile, in quanto erede dei cristiani di sinistra, alla parola “contro-cultura”. Ciò che deve essere messo al primo posto, è il dialogo. Il cristianesimo non è mai così creativo come quando passa attraverso gli altri. Se si guarda allo specchio, si perde.
Certi cattolici sono sedotti dall’idea di un’uscita totale dalla società, per preservarsi dalle derive del mondo contemporaneo. Che cosa potete dir loro?
Paul Piccarreta: Di non farlo! (risate)
Pierre-Louis Choquet: La religione cristiana muore quando non è più in contatto con altre società. Bisogna credere di poter cambiare le cose, senza dimenticare che i nostri riferimenti sono altrove, in quanto cristiani. Ed è ciò che ci può dare la forza di agire, nonostante tutto.
Paul Piccarreta: Quelli che vogliono andarsene sono dei vigliacchi, o sono persone che non hanno mai fatto l’esperienza che il cambiamento è possibile! Tutti i giorni, incontro persone che cambiano, che si convertono all’ecologia… Ci sono ancora molte lotte da vincere. Non si ha il diritto di disperdersi.
Testo originale: Quelle place pour les chrétiens dans la société actuelle?