Essere cristiani LGBT sulla strada per Emmaus
Sermone dalla pastora Michiko Bown-Kai* tenuto nell’East End United della Chiesa unita del Canada a Toronto il 6 giugno 2021, liberamente tradotto da Antonio De Caro
Unico Santo, veniamo da te per imparare e riflettere. Per coloro, fra noi, che hanno il cuore afflitto, possa questo tempo guarirci.
Per tutti noi qui riuniti, l’augurio è di stare vicini a te e alla nostra comunità in questo tempo; e che possiamo ricevere la forza per il ministero che tu ci hai chiamati a condividere per rendere questo mondo più giusto. Amen.
Buon Pride! Come cristiana queer, sono così grata di essere qui oggi, senza bisogno di difendermi, solo per pregare con voi. Ma oggi, viaggiando con questi discepoli lungo la strada per Emmaus, sono colpita dalla tensione di questo posto strano dove si incontrano il dolore e la Buona Notizia.
So che Pasqua è passata da un po’, ma questo è il posto dove ci troviamo, grazie alla lettura di oggi – Gesù è stato crocifisso, il movimento si è disperso, queste persone hanno assistito all’assassinio di un amico, nel peggior modo possibile. Avete notato quella parte del Vangelo (Lc 24.13-35) dove i discepoli dicono: “avevamo sperato… che egli fosse colui…”. Non sperano più. La loro speranza è morta.
Noi, persone LGBT+, abbiamo solo potuto immaginare come essere orgogliosi di chi siamo, perché ci hanno detto che dovevamo vergognarci. Il motivo per cui siamo fieri, vibrando di bellezza, è perché donne trans e di colore si sono opposte alla brutalità della polizia. Noi celebriamo che Gesù è vivo perché è stato giustiziato dallo Stato e, tuttavia, è tornato a vivere.
La resilienza è una benedizione che conosciamo solo perché abbiamo sopportato l’ingiustizia. Perciò è questa la tensione che oggi evidenzio -il fatto che noi conosciamo e vediamo resurrezione, la costante diffusione di nuova vita, ma solo perché abbiamo anche conosciuto la morte.
Ecco perché voglio dirlo con chiarezza per coloro che fra di voi si trovano nel pianto: vi vedo e spero che questo incontro di preghiera sarà oggi un’occasione per onorare la vostra condizione. E nel pieno del dolore, la mia preghiera è che siate benedetti dallo Spirito che vi ricorda che siete degn* di celebrazione, riconoscimento e rispetto.
La strada per Emmaus ci mostra che, persino quando non ne siamo consapevoli, Gesù è presente con noi, viaggia con noi, e ci aiuta a imparare e a crescere. Trovo interessante che Gesù non senta per nulla il bisogno di rivelarsi ai discepoli – quando invece sembra che tanti di noi abbiano la smania di essere chiamati alleati o attivisti, come se fosse necessaria l’etichetta per impegnarsi.
A Gesù basta essere presente. E loro camminano e parlano. E questa storia svela il significato dell’accompagnamento, anche in un senso del tutto letterale, se pensiamo che in Latino la parola “compagno” significa “persona con il pane”. Comprendiamo così che “compagnia” non riguarda solo il viaggio o la conversazione, ma mettersi a sedere e condividere il pasto con qualcuno.
Quando celebriamo insieme l’Eucaristia, ricordiamo l’ultima cena e l’invito di Gesù a fare memoria di lui nel semplice gesto di spezzare il pane. E nel momento della comunione desidero suscitare un’altra tensione.
Due idee da tenere con noi: che solo Cristo è tutto ciò che ci serve e che questo gesto della comunione non vuol dire nulla se non lo viviamo in modo pratico nella nostra vita quotidiana.
Ecco il primo punto: nella comunione riceviamo un piccolo pezzo di pane e affermiamo che ci sostenterà. E che non avremo mai fame finché saremo con Cristo. E qui celebriamo la comunione, cioè la verità che Gesù ha incarnato l’infinita solidarietà di Dio; il dolore e il male di questo mondo sono conosciuti e condivisi da Dio che è sempre con noi.
Per cui, amic*, ascoltate queste parole: Cristo è presente dovunque voi siate, Cristo è con voi, lo Spirito non può esservi portato via e -nonostante tutto- vi chiamerà sempre per guarirvi, fortificarvi e liberarvi.
Quando cercarono di usare la violenza per ridurre Gesù al silenzio, non ci riuscirono: il potere di un Dio che è interamente Amore è più forte. Mentre vi parlo così, sento l’eco di Romani 8, cioè che Cristo è il nostro modo di conoscere il nostro Dio come il Dio della solidarietà. E la solidarietà è dove e come comprendiamo una nuova vita, che al di là della morte provocata dall’ingiustizia possiamo amare con coraggio e forza.
Noi possiamo creare nuova vita, un altro mondo dove tutti possono sapere che sono figli di Dio, santi e amati.
Ma c’è anche una seconda parte: noi vediamo questa nuova vita solo quando l’accompagnamento, da camminare-con, diventa costruire-comunità-con, offrendo sostegno e non solo compagnia. Se il dolore trattiene i discepoli dal vedere Cristo, se il dolore è una barriera allo Spirito, significa che abbiamo l’obbligo spirituale di creare un mondo dove le persone non devono sperimentare una sofferenza non necessaria che le rende incapaci di fare reale esperienza di Cristo nella loro vita.
Dio ci chiama a vivere nel Pride, che significa molto più che camminare con altri una volta all’anno. Dio ci chiama ad accompagnare, a portare ciascuno il pane degli altri.
Perciò, visto che ci accostiamo a questa mensa di comunione per la domenica del Pride, sfido tutti noi a non pensare che sia semplicemente l’altare dove celebriamo i matrimoni gay, ma anche l’altare dove siamo spinti fare proposte sulle comunità abitative queer o sull’impiego delle persone trans o su chi invitare a cena a casa nostra ogni sera, specialmente se sappiamo che un numero enorme di giovani senza tetto nella nostra città sono LGBT+.
La comunione non riguarda solo la scintillante atmosfera della festa, ma anche chiedersi quante minoranze non hanno ancora accesso ad acqua potabile pulita. La comunione non riguarda l’allestimento di una vetrina, l’arrivismo corporativo, il consumo incosciente ammantato di arcobaleni, ma significa farsi la domanda scomoda, nel nostro posto di lavoro, su chi ha paura che parlare chiaramente potrebbe costargli la possibilità di permettersi il pane quotidiano.
A questo tavolo siamo nutriti, siamo nutriti con la verità dell’amore permanente di Dio -così che possiamo accompagnare e creare il cambiamento radicale di cui questo mondo ha così disperatamente bisogno. Amen.
* Questo sermone è stato pronunciato da Michiko Bown-Kai nel giugno 2019, durante una celebrazione religiosa per il mese del Pride, all’East End United, un servizio della Chiesa unita del Canada aperto alle persone LGBT+. La lettura del Vangelo era Luca 24.13-35 e questo messaggio è stato condiviso poco prima che la comunità celebrasse la comunione.
Michiko Bown-Kai è una pastora della Chiesa Unita del Canada appassionata di giustizia sociale che ha studiato giustizia sociale e studi di pace e scienze politiche presso l’Università dell’Ontario occidentale, prima di frequentare l’Emmanuel College con il loro programma Master of Divinity. Recentemente si opera nella terra dei popoli Haudenosaunee, Anishinaabe e Neutral conosciuta come Cambridge, Ontario, che fa parte del trattato di Haldimand Tract (Canada).
Testo originale: Companionship: A Sermon for Pride Month