Essere gay e cattolico in una città di provincia
Testimonianza di Valerio del gruppo La Creta di Bergamo, tenuta al II Forum dei Cristiani Omosessuali Italiani di Albano (30 marzo/1 aprile 2012)
Credo che dovere affrontare la propria omosessualità quando si cresce in provincia sia un po’ più complicato rispetto a dovere fare lo stesso cammino vivendo in una grande città; ancora più complicato se si è credenti e si vuole affrontare l’argomento fede e omosessualità.
Sono nato negli anni ‘70 e sono cresciuto in piccolo paese della provincia di Bergamo, città chiusa la mia, ancora molto cattolica e tradizionalista.
Le nuove generazioni affrontano l’iniziazione cristiana con lo stesso programma consolidato da anni, le famiglie lo ritengono ancora oggi un percorso obbligato, così come frequentare l’oratorio che con le sue numerose attività è ancora oggi uno dei pochi luoghi di aggregazione.
Dopo gli anni della formazione ho continuato a vivere la parrocchia da educatore e da animatore, un’esperienza totalizzante, dove investire tutto il mio tempo libero e tutte le mie energie; per poi comprendere che forse, questi impegni servivano a distrarmi e non pensare a me stesso, un modo per non affrontare l’omosessualità.
Quando poi mi sono accettato e ho iniziato a vivere la mia condizione, mi rassegnai a pensare che fede e omosessualità non potessero mettersi in relazione, così abbandonai la Chiesa, le sue celebrazioni e la vita comunitaria, abbandonai quasi totalmente il dialogo con Dio.
Poi quasi casualmente nel 2004 scopro che esistono gruppi di omosessuali credenti, uno di questi proprio a Bergamo e così in breve tempo incontro La Creta, una ventina di ragazzi accompagnati da un frate cappuccino.
Il gruppo a scadenza quindicinale si riunisce confrontandosi su libri di spiritualità e su testi che trattano dell’omosessualità, uno spazio dove si condividono perplessità e speranze, dove nascono amicizie profonde che durano da anni.
Il nome del gruppo racchiude la sua identità: LA CRETA è materiale umile e povero, eppure utile e prezioso. Povera terra: polvere e acqua, ma se lavorata da mani esperte diventa vaso, lampada, tegola: contiene, illumina, ripara.
Così con gli amici de La Creta ho potuto tentare di ricostruire una fede pervasa dalla gratuità, comprendere che ogni persona è creatura amata e riscattata da Dio, anch’io non ero escluso, anche io potevo essere come dice J. Maritain “mendicante del cielo” cercatore di un senso, che dia dignità e bellezza al vivere; anch’io potevo celebrare la “cena del Signore”, riconoscermi nella comunità convocata dalla parola di Dio .
L’incontro con La Creta (e con tanti altri gruppi di credenti omosessuali) mi ha dato la possibilità di riconciliarmi con la Chiesa, capire che non esiste solo una Chiesa severa che dall’alto costruisce uno steccato invalicabile; ho trovato una Chiesa disposta al dialogo che, già con il Concilio Vaticano II, aveva rilanciato la corresponsabilità di tutti i battezzati (laici, presbiteri, vescovi), una comunità che metteva in movimento tutta la sua capacità di amare, di accogliere, di perdonare, di riconciliare, di dare dignità a tutti gli esseri umani senza esclusione.
Una Chiesa circolare, orizzontale e viva, la cui essenza è l’amore e non la struttura; che vuol sostituire la morale sessuale con la morale della relazione, che lavora nelle strade e che non ha timore di incontrare l’uomo.
Tutto questo cammino ha trasformato il mio affanno in canto appassionato, certo che fosse Grazia del Padre e che doveva essere condiviso
Proprio con questo spirito, in modo mite e non invadente, ho bussato alla porta di molti sacerdoti e di molti amici; a loro ho raccontato il mio essere omosessuale e il mio essere credente; ci siamo incontrati e confrontati, consapevoli che dovevamo abbandonare posizioni di rivendicazione e di dovere gestire quelle polemiche sterili che spesso vengono ingigantite dai mezzi di comunicazione, che sempre più puntano solo al pettegolezzo e istigano al contrasto.
Sono convinto che questo sia il modo più costruttivo per iniziare ad affrontare l’argomento fede e omosessualità in un paese di provincia. Un cammino lungo il mio, che inizia solo ultimamente a dare i suoi frutti.
Tante, devo dire, le persone che ho incontrato che vogliono contribuire al cambiamento di mentalità, ciascuna secondo le proprie possibilità (che per i gay può anche l’essere dichiarato, oppure no).
Lentamente qualcosa sta cambiando, tutti ne siamo consapevoli ed è meraviglioso sperimentare che un simile cambiamento stia avvenendo con i modi gentili e pazienti, senza scontri.
Per questo ringrazio i gruppi di credenti omosessuali d’Italia che più di tutti hanno contribuito ad alimentare questo clima sereno e pieno di speranza.
A tutti auguro un buon cammino.