Essere gay o etero. A quale parte di me devo dare ascolto?
Credo di mancare soprattutto nella continuità dell’ascolto della Parola e nella poca forza di volontà che mi allontana e mi avvicina dalle mie perversioni continuamente.
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La risposta…
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Una considerazione, una riflessione su questa lettera… e chiaramente NON una risposta… Questa lettera porta con se una sofferenza , una ricerca spirituale , e UNA SITUAZIONE CRITICA, una CRISI che nasce dalla difficoltà di ORIENTARSI NELLA DIVERSITA’. E come complicazione è inquinata di luoghi comuni e di omofobia, che fanno pensare ad un autore immaturo, fragile e purtroppo SUPERFICIALE.
Bisognerebbe ripartire molto a monte, riflettendo su identità e orientamento sessuale. Con l’età, la cultura, la religione, lo status sociale ed il genere, l’orientamento sessuale è parte integrante di quella molteplicità di aspetti che costituisce l’identità di una persona.
L’identità sessuale è parte di quella comprensione che una persona ha di se stessa, come si considera e come vuole essere considerato dagli altri. L’identità sessuale si compone, grosso modo, di una schematizzazione che per brevità e chiarezza è volutamente incompleta (non considerando, per ora i transgender, ed il transessualismo):
1) del sesso biologico, cromosomico, l’appartenenza biologica al genere maschile o femminile, 2) dell’identità di genere: l’intima convinzione di essere donna o uomo, è un tratto permanente ed assai precoce 3) del ruolo di genere: le attese,i ruoli, le aspettative socioculturali di come una donna o un uomo dovrebbe comportarsi in una certa cultura 4) dell’orientamento sessuale: è l’attrazione affettiva ed erotica diretta verso gli uomini, le donne, o entrambi.
Fatto questo chiarimento che porrebbe lo scrivente della lettera apparentemente in un punto critico dell’orientamento con un contrasto tra attese,progetti affettivi (io sono eterosessuale), e l’attrazione erotica (ma quando ascolto un’altra parte del corpo divento gay).
Dicevo apparentemente perchè nel contesto culturale dello scrivente non è assolutamente considerata l’ipotesi di essere gay, che viene vissuta come insopportabile (perversioni assurde).
Urgente sarebbe sedare l’ansia e l’angoscia: la maggior parte delle persone ha pensieri erotici e fantasie su entrambi i sessi, e la costruzione di un’identità: o meglio la scoperta del SENSO D’IDENTITA’ è graduale, progressiva, è un processo, e ci vuole pazienza , lavoro intellettuale, psicologico e spirituale.
Occorre anche dire che in questa epoca di interculturalità ciascuno di noi è costretto al confronto di condizioni culturali, quando non di valori, importanti costituenti il proprio senso d’identità.
Ma è una crisi preziosa che ci chiede di riformulare e riaffermare il nostro senso d’identità, e di sfrondare alla ricerca dei “nuclei sostanziali” tante sovrapposizioni: ci si accorge che vengono implicitamente considerate superiori le caratteristiche maschili rispetto alle femminili, e che impera l’eteronormatività… e questi sono svantaggi.
Si capisce il malessere dell’autore della lettera: ha bisogno (come tutti) di un’identità coerente, socialmente riconosciuta, e ciò condiziona il suo “benessere psicologico e sociale”. Avrebbe bisogno di un supporto psicologico che lo aiuti ad accettare di vivere un periodo di IDENTITA’ FLESSIBILE, per sfuggire a quell’intolleranza ansiogena basata su concezioni rigide di identità.
Le persone che accettano di vivere un periodo della loro vita con un’identità flessibile, e ne fanno un periodo di ricerca, si sentono più sicure, crescono nell’autostima, ed il cambiamento, la diversità vengono vissute come non minacciose e a volte interessanti, radicando, in essi, la progressiva certezza della loro dignità, di una bontà intrinseca superiori agli orientamenti omo od etero che emergessero alla fine del loro “processo” e sarebbero causa di minor sofferenza per quei partner che invece si coinvolgono in relazioni interessate, sostenute dalla speranza di una normalizzazione, una riconversione, od un adattamento di comodo o mascheramento sociale.
Dinamiche che portano sempre a maggiori sofferenza e confusione.
Maurizio Mistrali, medico-chirurgo e psicoterapeuta