Testimonianza inviataci da Lavinia Capogna
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Essere lasciate può essere molto doloroso. Per me è stato così quando Milena mi ha lasciata da un giorno all’altro, senza che ci fosse stata una crisi, una lite, un’azione scorretta da parte mia. Milena mi ha lasciata all’inizio dell’estate 2008 senza spiegazioni e attraverso un sms. Era un martedì e verso le 9 o le 10 squilla la musica degli sms e leggo parole gentili, determinate e terribili. Il senso è non sentiamoci più.
Terribili perché amavo molto Milena, credevo che anche lei mi amasse come aveva detto infinite volte e pensavo che la nostra storia si stesse fortificando e potesse diventare giorno dopo giorno qualcosa di sempre più bello e stabile. Quando, come me, si sbaglia fino a tal punto in una valutazione è un brutto momento.
Milena, che è un nome di fantasia così come la regione in cui si ambienta questa storia vera, per rispetto verso di lei, apparve nella mia vita nella bella e luminosa sala di una biblioteca barocca, un ex convento di frati del cinquecentesco, con un bel chiostro e una fontana. Purtroppo Milena non apparve di persona ma sullo schermo di un computer.
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Andavo in biblioteca per scrivere articoli per un sito Glbt di cui ero volontaria. Avevo fatto inserire vicino al mio nome la mia email e aprivo la posta. Dopo aver cestinato senza leggerle ma intuendole dalla scritta nel riquadro oggetto decine di email di signore equivoche, pseudo predicatori omofobi, maniaci, finalmente trovavo un email di uno studente che mi chiedeva qualcosa sul poeta Walt Whitman o su Federico Garcia Lorca.
Rispondevo a tutti se avevano necessità di un dato biografico o di un riassunto gratuito. Rifiutavo proposte di tesi a pagamento pur essendo al verde. Milena mi scrisse una gentile email su una celebre scrittrice lesbica. Le risposi e poi avendo un’altra notizia relativa a quella scrittrice gliela inviai. Pensavo che Milena, che scriveva da Como, fosse svanita.
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A quell’epoca avevo 40 anni, vari problemi ma ancora ottimismo. Da qualche tempo ero innamorata di una ragazza a cui avevo dichiarato i miei sentimenti e che non li ricambiava. C’era tra noi un’amicizia e basta. Lei era bisessuale ma allora non lo sapevo, molto carina, determinata. La settimana dopo Milena riscrisse e risposi. Non cercavo alcuna relazione. Milena era gentile, molto seria e lentamente nacque un’amicizia epistolare. Per mesi ci scrivemmo lettere amichevoli.
Che cosa sapevo di lei? Che era bionda, lombarda, che aveva dieci anni meno di me, dove lavorava, che adorava la famiglia purtroppo omofoba, che non era dichiarata e che da poco tempo era uscita da una difficile storia d’amore lesbica, che aveva un amico del cuore innamorato di lei e poi? Nulla.
In primavera mi disse che sarebbe venuta a Roma. Ne fui felice e ricordo un lieto giorno trascorso a passeggiare, due ore in un bar semideserto, poi su uno scalino di un portone. Milena si rivelò simpatica, gentile, bella. Dopo la lunga chiacchierata la accompagnai alla fermata di un autobus che la riportava in hotel. Mi parve quasi inerme tra la folla e sentii nostalgia. Due settimane dopo le rivelai che mi ero innamorata e Milena rispose: anch’io.
Alcuni mesi più tardi mi disse che tornava a Roma, io non potevo andare al nord per valide ragioni. All’ultimo momento mi disse che era tutto rimandato. Io le chiesi se mi amava e lei rispose per telefono che non era mai stata innamorata di me, contrariamente a ciò che aveva detto per mesi, e sembrò tutto finito.
Il giorno dopo avevo un dolore fortissimo al braccio destro e al Pronto Soccorso mi fecero un’iniezione di due antidolorifici e il dolore, scemando, durò un mese e mezzo. Per il medico, bravo e collerico, era da attribuire ad un colpo d’aria. Avevo preso freddo. Era estate.
La tristezza scese su di me ma resistetti e continuai la mia vita. A febbraio 2005 mandai improvvisamente un sms a Milena scrivendo solo: mi manchi. Fu un inverno atroce per me per gravi motivi familiari e sopravvissi solo perché Dio ci ama. Milena rispose e per qualche anno si stabilì un rapporto di amicizia: io ero ancora innamorata, lei diceva di volermi bene e che voleva amicizia.
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Chi era Milena? Una Lorelay che stermina i malcapitati amanti come nelle poesie di Heinrich Heine e John Keats? Una ragazza fragile, vulnerabile, vittima di un nefasto ambiente di destra e di una famiglia omofoba?
Io non le facevo mai domande, mai le avrei chiesto chi frequentava o dove andava. Eravamo amiche, nè compagne, nè amanti. A volte penso di averla aiutata parlando, a volte mi ha aiutato lei.
Era molto reticente e silente sulla sua vita e rispettavo questa scelta.L’amavo e lo sapeva ma evitavo di parlarne. Dopo anni di amicizia incontrai Eleonora, altro nome inventato. Aveva la stessa età di Milena e una professione simile, anche lei non dichiarata ma molto diversa: parlava volentieri di sè, era una lesbica molto sincera, gentile e bella.
Lo dissi bruscamente a Milena che reagì facendomi una scenata per telefono e mandandomi a quel paese. Erano due anni che voleva solo amicizia e ora si arrabbiava. Ci restai malissimo. Eleonora mi lasciò in autunno ma almeno spiegandomi perché. Qualche tempo dopo feci gli auguri a Milena. Il 4 novembre era il suo compleanno. Poi lentamente riprese l’amicizia e a gennaio 2008 mi chiese di Eleonora e io risposi che ero triste per la storia finita con Eleonora. Milena mi disse che mi amava e ci fidanzammo. Lei diceva che era felice, io anche. Sembrava una svolta. Grandi progetti e a giugno quel messaggio: non sentiamoci più. E aveva aggiunto: sei una donna meravigliosa. Questo l’epilogo, tante le vane ipotesi, tante le inutili domande nessuna certezza, nessun giudizio. Ti auguro ogni bene, Milena, ovunque tu sia, con chiunque tu sia.
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Penso che non leggerai queste pagine. Non ti interessa la fede. La nostra vicenda amichevole e sentimentale si è conclusa per sempre. Spero che io possa essere per te un buon ricordo, io sono un’ombra del passato che si comportò da idiota.