Migranti. Essere stranieri e viaggiatori sulla terra
Riflessioni di Christine Pedotti e Bernard Stephan pubblicate sul sito della rivista cattolica Temoignage Chretien (Francia) il 9 giugno 2015, traduzione di finesettimana.org
I “migranti”: questa parola è entrata nella nostra vita quotidiana. Non passa giorno che non si venga a sapere che diverse migliaia di loro sono stati salvati nel Mediterraneo (4000 in un fine settimana) o che un accampamento è stato smantellato a Parigi (400 persone precarie nel nord di Parigi) o ancora che l’Unione Europea vuole imporre delle quote che il governo francese rifiuta. Fanno parte del paesaggio dell’informazione, come il meteo e i risultati delle partite di calcio. Sono diventati parole, e le immagini si assomigliano tutte, uomini emaciati dalla pelle scura, donne avvolte in tessuti colorati…
E le parole parlano: sono “migranti”, participio presente, diversi dagli emigrati, participio passato. I secondi sono arrivati e bisogna “viverci insieme”, mentre i primi stanno ancora errando. “Stranieri e viaggiatori sulla terra”. Si fa fatica a sapere da dove vengono e non sanno dove stanno andando… vanno altrove, non hanno un luogo. Tutte le parole sono pesanti del loro peso di disgrazia e di miseria. Non hanno un luogo, non hanno niente. Non una pietra dove posare il capo, uno spiazzo dove piantare una tenda, né borse né valigie… Sì, la parola è entrata nelle nostre vite, ma non gli uomini e le donne che designa. Dopo i grandi drammi del Mediterraneo, passata l’emozione, sono ridiventati intrusi, indesiderabili.
Sì, la loro situazione è ingiusta e miserabile, “ma” non li si vuole. Il “ma” è pesante con tutto il suo peso di egoismo. “Non si può accogliere tutta la miseria del mondo”, è l’espressione di Michel Rocard, incessantemente ripetuta. Forse, tutta la miseria no, ma almeno la nostra parte, quella che dobbiamo al mondo, all’umanità, alla dignità, alla fraternità, e oso dire, all’onore di essere francesi. Perché è una questione di giustizia, di fraternità, di onore…
Questi uomini e queste donne hanno quanto noi il diritto di vivere, di abitare questa terra. Non sono, sulla terra, più stranieri di noi. Eppure, secondo i sondaggi, solo il 7% delle persone interrogate pensa che si debba accoglierli. Il 7%! Possiamo dire che è ben poco, ma è già molto. Noi ne facciamo parte, con tutte le nostre forze, e sappiamo che ne fate parte anche voi, amici lettori e amiche lettrici. Un 7% di persone che pensano che questi uomini e queste donne meritano un “e”, non un “ma”. Sono esseri umani e vogliamo accoglierli. Per questo, bisognerà regolamentare, controllare, a volte rifiutare, siamo realisti. Ma lo faremo per accogliere e non per respingere.
La nascita di “Témoignage chrétien” è stata segnata da un grande testo: “Francia, attenta a non perdere la tua anima”. Sulla questione dei migranti, ancora una volta, è la nostra anima ad essere in pericolo.
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Testo originale: Étrangers et voyageurs sur la terre