Essere omosessuali: aspetti biologici, sociali ed individuali
Testo di Alessandra Bialetti*, pedagogista sociale e Consulente della coppia e della famiglia di Roma, tratto dalla sua tesi di Baccalaureato su “Genitori sempre. Omosessualità e genitorialità”, Pontificia Università Salesiana, Facoltà Scienze dell’educazione e della formazione salesiana – Facoltà di Scienze dell’Educazione, Corso di Pedagogia Sociale, Roma, anno accademico 2012 – 2013, paragrafo 2.1
Occorre sottolineare, come dato di partenza, che l’omosessualità non è più considerata una patologia ma una diversa manifestazione e una possibile variante normale e sana della sessualità umana.[1] Lingiardi parla “delle” omosessualità come uno dei possibili esiti naturali dello sviluppo sessuale umano mettendo in evidenza l’esistenza di un’omosessualità costituzionalmente sana.[2]
Studi e ricerche svolte nel tempo non sono giunte a differenziare gli omosessuali dagli eterosessuali, il livello mentale è quasi identico nei due gruppi a volte con un leggero vantaggio per gli omosessuali per quanto riguarda un minor conformismo sociale e una maggiore flessibilità ed apertura mentale. Grazie a questi studi l’Associazione Psichiatrica degli Stati Uniti (APA) nel 1973 ha eliminato l’omosessualità dalla lista delle patologie mentali: la persona può soffrire di ansia e problemi psicologici ma questi derivano essenzialmente dalle pressioni familiari e sociali associate alla condizione omosessuale.[3]
Un anno più tardi venne rivisto il DSM III, manuale diagnostico dei disturbi mentali, nel quale venne introdotta la distinzione tra omosessualità egosintonica ed egodistonica considerando malattia solo la seconda che manifesta una non sintonia con il proprio io. Nel 1987 anche questa seconda versione venne definitivamente accantonata dall’edizione riveduta del DSM III-R, posizione riconfermata nell’ultimo DSM IV del 1994.
La domanda sulla genesi dell’omosessualità non ha ancora trovato una risposta certa. Le ricerche in merito si dividono nel sottolineare aspetti biologici e sociali o aspetti familiari ed individuali, anche a seconda della società di riferimento in cui il fenomeno si manifesta. Gli studi recenti hanno portato alla determinazione che non vi sia una sola ma molte spiegazioni sulla genesi dell’omosessualità: interagiscono motivazioni di carattere biologico, sociale, culturale, familiare e personale. Quindi l’omosessualità sembra collocare la sua origine all’interno di un quadro di multicausalità e multifattorialità ovvero di convergenza di diversi fattori.
Nell’ultimo ventennio si è sviluppato un dibattito tra esistenzialisti e costruzionisti. I primi sostengono che l’identità sessuale rappresenti una caratteristica stabile della personalità: si nasce omosessuali e lo si resta come condizione o patologia congenita. L’omosessuale sarebbe quindi un “malato”, una vittima della biologia che non può cambiare la sua natura perché nato così. Per i costruzionisti è la situazione socioculturale e familiare a formare e dirigere la sessualità umana. [4]
Sul fronte biologico un recente studio statunitense ha evidenziato una differenza nei nuclei dell’ipotalamo anteriore tra un campione di eterosessuali e uno di omosessuali morti di Aids, tuttavia il risultato dovrebbe essere confermato anche da test svolti su un campione di gay sani.[5]
Una variazione sul tema biologico è rappresentata dal fattore ormonale per cui molti studi hanno indagato sulla combinazione anormale di ormoni maschili e femminili negli omosessuali. Tuttavia la sessualità non è una questione di ormoni che da soli non producono un desiderio, una fantasia, un comportamento o, ancor meno, un orientamento sessuale.[6]
Ricerche recenti suggeriscono che l’omosessualità possa presentare una componente genetica che attesta la ricorrenza familiare puntando sul DNA e sulla ricerca del gene “malato”. Secondo questa teoria l’origine sarebbe da attribuire ad un’alterazione nell’ipotalamo del cromosoma sessuale X della regione denominata Xq 28. Tuttavia non si è ancora giunti a stabilire se questa caratteristica sia all’origine dell’omosessualità, sia solamente un fattore predisponente o addirittura conseguente, e quanto tutto questo influenzi realmente l’orientamento sessuale.[7]
Paradossalmente molti omosessuali, oltre a coloro che li condannano, sostengono l’ipotesi bio-genetica perseguendo una difesa di se stessi. Infatti, enfatizzando il ruolo di geni e cromosomi si nega ogni dialettica e si percepisce l’omosessualità come un destino ineluttabile iscritto nella natura.[8]
L’omosessualità verrebbe subita dalla persona, liberando lei e il contesto familiare e sociale da ogni colpa o responsabilità.
Accanto alle ricerche sulla caratteristica innata dell’omosessualità si collocano quelle sulla caratteristica acquisita derivante da fattori ambientali esterni, come nel caso di una malattia, o da condizioni familiari. Secondo la psicoanalisi classica si verificherebbe una regressione ad una fase pre-edipica nel soggetto che non riesce ad identificarsi con il genitore del proprio sesso durante la fase edipica. L’omosessualità sarebbe causata, quindi, da un blocco dello sviluppo dovuto alla mancata risoluzione del complesso edipico. Tuttavia lo stesso Freud, anticipando i tempi, rivide le sue posizioni sul tema considerando l’omosessualità come uno tra i tanti possibili orientamenti sessuali.
Non vi sono ricerche attendibili che dimostrino una relazione causale tra genitori particolarmente impositivi, autoritari, simbiotici, possessivi o addirittura assenti e l’omosessualità del figlio. Tali tipologie di genitori, infatti, esistono sia in famiglie con figli eterosessuali che omosessuali. Nessuna ricerca è riuscita a dimostrare la colpevolezza dei genitori. Paolo Rigliano sostiene che tali teorie non tengano in considerazione la capacità che tutti i bambini hanno di «costruirsi psicologicamente la propria strada, elaborando dentro di sé aspetti e significati personali, secondo dinamiche fluide e imponderabili».[9] Con questo non si vuole affatto sminuire o minimizzare l’imprescindibile necessità dell’educazione e della guida genitoriale nella crescita del bambino.
Un ultimo accenno va riservato alla teoria sociologica che considera l’omosessualità come il risultato di un maggior isolamento degli omosessuali rispetto ai loro coetanei eterosessuali, teoria messa in discussione dal fatto che in realtà l’isolamento sarebbe una conseguenza e non una causa della condizione omosessuale.
L’omosessualità, in ogni caso, non va letta come una dimensione psicologica o relazionale che si esaurisce essenzialmente sul piano sessuale, non è riconducibile ad un puro atto sessuale, ma attraversa i molteplici piani dell’esistenza e della complessità della persona con le emozioni, cognizioni, rappresentazioni e desideri costruiti in modo unico e creativo nell’arco della propria vita.[10] Infine, l’omosessualità si pone come un processo influenzato dal contesto storico, sociale e dallo sviluppo personale modellandosi sulla base delle relazioni e dei ruoli all’interno della famiglia, nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza fino a giungere alla coscienza di sé in quanto uomo o donna.[11]
________
[1] Cfr. C. CHIARI – L. BORGHI, Psicologia dell’omosessualità. Identità, relazioni familiari e sociali, p. 33.
[2] Cfr. V. LINGIARDI, La personalità e i suoi disturbi, Milano, Il Saggiatore, 2004, p. 105.
[3] Cfr. M. CASTAÑEDA, Comprendere l’omosessualità, Roma, Armando Editore, 2006, p. 26.
[4] Cfr. M. CASTAÑEDA, Comprendere l’omosessualità,. p. 40.
[5] Cfr. A. DI LUOFFO, Educazione al rispetto delle omosessualità, Genova, Liberodiscrivere Edizioni, 2008, p. 46.
[6] Cfr. M. CASTAÑEDA, Comprendere l’omosessualità, p. 43.
[7] Cfr. A. DI LUOFFO, Educazione al rispetto delle omosessualità, 2008, p. 67.
[8] Cfr. S. ARGENTIERI, A qualcuno piace uguale, p. 20.
[9] Cfr. P. RIGLIANO, Amori senza scandalo, p. 24.
[10] P. RIGLIANO, Amori senza scandalo, p. 17.
[11] Cfr. M. CASTAÑEDA, Comprendere l’omosessualità, p. 49.
* Alessandra Bialetti, vive e opera a Roma come Pedagogista Sociale e Consulente della coppia e della famiglia in vari progetti di diverse associazioni e realtà laiche e cattoliche. Il suo sito web è https://alessandrabialetti.wordpress.com/