Essere omosessuali sul posto di lavoro, una ricerca americana sui problemi del coming out
Articolo di Melanie Schefft pubblicato sul sito dell’University of Cincinnati (USA) il 25 agosto 2016, liberamente tradotto da Luca Bocchi
Uno studio sociologico dell’Università di Cincinnati svela le strategie che gli uomini omosessuali utilizzano per gestire la propria identità sessuale e di genere sul posto di lavoro.
Travis Dean Speice, un dottore in sociologia presso l’Università di Cincinnati, sostiene come la sua ricerca indichi che gli uomini gay spesso sentono di dover cambiare certi gesti e comportamenti nel linguaggio del corpo al fine di evitare potenziali conseguenze negative da parte dei collaboratori.
Nel suo studio, Speice ha condotto interviste approfondite con uomini di età compresa tra 22 e 52 anni che si identificano come gay, analizzando le loro idee sulla mascolinità, la femminilità, l’omosessualità, il proprio coming-out e le descrizioni dei loro posti di lavoro personali dove, in questi ultimi nello specifico, accadono un elevato numero di manipolazioni consapevoli della gestione della propria identità.
“Sebbene non vi siano regole ferree in generale per la mascolinità, esistono molte angosce legate alla gestione delle identità e della presentazione di sé per gli uomini gay in molti ambienti professionali”, dice lo studioso “a partire dal colloquio iniziale se un uomo gay percepisce che i suoi superiori non approvano le persone omosessuali, egli può decidere di non rivelare loro la propria inclinazione sessuale. Oppure egli può sondare il terreno con una serie di strategie, tra cui la gestione del suo modo di vestire, il modo in cui parla, e decidere o meno di rivelare la sua sessualità con le persone al lavoro.”
Nascosti davanti ai nostri occhi
Il ricercatore definisce queste strategie per sottrarsi al giudizio altrui con un concetto chiamato “sessualità egemonica“, si tratta di uno strumento che usa per capire come gli uomini gay sono posizionati in modo gerarchico all’interno della società. Il ricercatore sostiene che alcuni uomini vengano etichettati come “troppo gay”, e gli intervistati associano tale etichetta con i vari modelli di definizione in base al linguaggio del corpo e le scelte di abbigliamento che non rientrano in una forma idealizzata di mascolinità egemonica, o altri comportamenti maschili comunemente noti.
Al contrario, queste caratteristiche identificate spesso seguono stereotipi comuni di uomini gay; essi poi hanno la possibilità di adottare atteggiamenti di mascolinità ed omosessualità a loro discrezione, con alcuni uomini invece tenteranno di eseguire una versione più “tradizionale e maschile” di se stessi, specie sul posto di lavoro.
“Questo accade soprattutto quando questi individui non si sentono al sicuro essere se stessi attorno ad alcuni supervisori o colleghi di lavoro”, dice Speice. “Mentre molti uomini gay hanno una carriera in cui sono rispettati e accettati per quello che sono, molti altri ritengono di doversi nascondere, di dover modificare o celare le proprie caratteristiche comportamentali, il loro modo di parlare, agire e vestire in maniera più “professionale”. Ma egli presuppone che “professionalmente” sia spesso un eufemismo subconscio stante per comportarsi in maniera più maschile“. […]
Speice affronta tre aree critiche in cui gli uomini gay gestiscono la loro identità nei luoghi di lavoro:
- Abito e linguaggio / Comunicazione
- Decidere se e come fare coming out
- Come la “mascolinità egemonica” e la “sessualità egemone” sono presenti sul posto di lavoro al di là della machera che gli uomini chiamano “professionalità”
Abbigliamento per stare rilassati
Durante lo studio, Speice scopre una componente subconscia unica per le strategie dei suoi intervistati per il modo in cui essi gestiscono la loro identità, tra cui quello che dell’abbigliamento personale.
“Un uomo, un assistente sociale, si sentiva orgoglioso di indossare i suoi pantaloni arancione cachi al lavoro fino a quando una mattina ha dovuto visitare il penitenziario e più tardi quel giorno ha notato i detenuti che lo fissavano”, dice il ricercatore “Il colore dei suoi abiti è stato significativo nella sua percezione della propria mascolinità e dell’identità gay, ma in seguito si sentì troppo vistoso di fronte allo sguardo altrui.
“E ‘diventato insicuro e riteneva che, poiché il colore dei pantaloni ha indicato qualcosa inerente alla sua sessualità, i detenuti avevano improvvisamente acquisito un po’ di potere su di lui.”
Molti intervistati, infatti, credono che particolari colori o disegni su capi di abbigliamento possano essere interpretate da altri come “troppo gay” o “non abbastanza mascolino”. Questo è importante, afferma lo studioso, per come cambiano i modi in cui gli uomini gay si percepiscono nel presentare il loro genere e la loro sessualità, in particolare nei luoghi di lavoro.
“Alcuni uomini, tuttavia, sostengono che la loro scelta di capi di abbigliamento non abbia nulla a che fare con il vestirsi in maniera maschile, al contrario hanno indossato alcuni elementi per avere un aspetto professionale”, dice Speice. “Ma ho scoperto che quando gli uomini gay si sentono sotto pressione nel conformarsi alle norme di ambito “professionale”, spesso usano il pretesto del “professionale” come facciata in quanto la sessualità egemonica opera nella loro vita giorno per giorno.”
Le caratteristiche di comunicazione e di linguaggio, come la “erre moscia”, così come l’inflessione e la velocità del linguaggio, il passo e il ritmo del discorso sono tutte le problematiche che gli uomini gay possono incontrare nella gestione del lavoro, al fine di nascondere o rivelare la loro sessualità.
“Un uomo che gesticola molto in genere razionalizza il suo comportamento rendendolo più mascolino, attenuando i suoi gesti in alcuni contesti” […] “[L’intervistato] sentiva che non era tanto una questione del tipo mascolino/effeminato quanto piuttosto un problema di intimidazione in cui non sempre arrivava a essere sereno con se stesso al lavoro – come se ci fosse qualche aspetto di sé da modificare.”
Rivelarsi, o non rivelarsi
Nello studio, i motivi del coming out sul posto di lavoro forniti dagli intervistati sono stati molti, ma Speice sottolinea come la maggior parte degli intervistati abbia un forte desiderio di presentare il proprio autentico sé di fronte agli altri. Gli uomini, ha detto, che fanno coming out aiutano se stessi a cancellare i confini tra “palco e backstage” della loro vita e, col tempo, hanno trovato conforto nel presentare una identità personale più autentica.
“Una delle strategie più comuni utilizzate dagli uomini è stata quella di “tastare il terreno” al lavoro, Per esempio, alcuni uomini nominano casualmente ai loro colleghi il nome di un bar gay dove sono stati di recente. Se collaboratori reagiscono positivamente o senza alcun effetto negativo questo è di aiuto nel facilitare il processo di coming out.”
Naturalmente, aggiunge, la ragione più forte di chi non dice nulla rimane la sempre presente paura di essere discriminati dai colleghi, i dirigenti e i clienti; situazione che ancora esiste in alcuni luoghi di lavoro.
Sessualità egemonica
Nell’analizzare i modi in cui le strutture di potere operano all’interno della comunità gay, Speice ha sviluppato il suo concetto di sessualità egemonica, intuendo come gli uomini omosessuali “manipolino” le gestione della propria sessualità, all’interno di questa struttura gerarchica che guida i loro comportamenti.
Infine egli ha scoperto che la maggior parte degli uomini gay “gestiscono” la loro identità di genere e sessuale contemporaneamente. E mentre alcune strategie sono atte a gestire le identità separatamente, Speice afferma che altre sono utilizzate contemporaneamente per essere visti sia come maschili e sia come professionali sul posto di lavoro.
“A volte le strategie sono così intricate che i partecipanti stessi non si rendono conto che i loro sforzi per gestire la sessualità stanno anche gestendo il loro genere. Che si tratti di processi consci o inconsci, queste strategie rinforzano e perpetuano entrambe le forme idealizzate di “mascolinità egemonica” e della “sessualità egemone”, indicando come alcune strategie di comportamento classificate in genere come gay, siano talvolta più desiderabili e apprezzate di altre.”
Per ulteriori informazioni: Travis D. Speice
Articolo originale: How Gay Men Navigate the Corporate World