Il primo passo. Essere padre, scoprisi omosessuale: cosa fare?
Email inviataci da Marco risponde Alessandra Bialetti*, Pedagogista Sociale e Consulente della coppia e della famiglia di Roma
Non so davvero da dove cominciare visto che questa e la prima volta in cui ne parlo a qualcuno.
Ho letto spesso testimonianze di gay credenti che pubblicate e mi rendo conto che, come molti di loro, anche io per troppo tempo sono fuggito da me stesso …
Ho 40 anni, vivo in un piccolo paesino del sud e l’amore viscerale che nutro per mia figlia di 6 anni non basta più a tenere in vita il matrimonio con mia moglie, con cui ho un rapporto da buoni amici e nulla più…
Se ripenso ora ai mesi che precedettero il mio matrimonio, mi rendo conto che la mia inquietudine e indecisione che mi attanagliavano allora non erano altro che la paura di dare un nome a ciò che sentivo dentro di me.
Ciò che alla fine mi hanno spinto a iniziare un cammino di coppia era più il dover realizzare i sogni degli altri su di me.
Così oggi mi guardo allo specchio e mi chiedo: ora che faccio?
Vivo nel segreto questo desiderio verso le persone del mio stesso sesso. Vivo di sguardi rubati, di sogni e di desideri solo pensati, con relativi sensi di colpa e di frustrazione.
Mi sento una pentola a pressione pronta ad esplodere, sul punto di mandare in pezzi tutto quello ho faticosamente costruito.
Mi guardo indietro e mi rendo conto che se avessi mentito meno a me stesso, se avessi ascoltato il mio cuore invece di fare ciò che era giusto per me e per la mia cattolicissima famiglia ora, forse, non sarei a questo punto.
Ma non voglio fare altri disastri. Ho fatto uno sbaglio alimentato dalle mie paure, ora vorrei trovare un via di uscita con cui poter aiutare le persone a me vicine, e mia figlia, a non finire travolte dai miei errori…
Voglio troppo? C’è una strada che posso percorrere?? C’è qualcuno che ci è già passato e che può darmi un consiglio?
Grazie per aver ascoltato questo mio sfogo…
Marco
La risposta…
Caro Marco, ti ringrazio di questa tua condivisione e di aver aperto con coraggio la porta di ciò che stai vivendo. Dici di non sapere da dove cominciare e invece lo stai facendo e questo è il primo passo per uscire dal clima di solitudine e isolamento in cui stai scegliendo di non vivere più.
Il valore della tua scelta è molto profondo e da qui il tuo percorso inizia a prendere corpo. Sei riuscito, dopo una sofferenza che si sente tangibile, a dare un nome a ciò che avevi nel cuore e ti procurava disagio e svariati problemi di relazione con te stesso e gli altri. Dare nome al proprio dolore e individuarne le cause è l’inizio di un cammino che ti porterà a prendere sempre più consapevolezza di ciò che sei e di come vuoi vivere con dignità e onestà quello che stai scoprendo di te. Dare nome è donare risonanza e riconoscimento a ciò che ti abita e guardare ciò che sei con rispetto e non giudizio. Spesso, invece, capita di stare male e non volerne vedere le cause perdendo il senso di responsabilità sulle proprie scelte e la propria vita.
Con la consapevolezza arriva la confusione e anche questo fa parte di un normale percorso di riappropriazione del tuo orientamento così diverso da ciò che ti aspettavi e che gli altri volevano da te. In questa confusione hai deciso di chiedere aiuto e di accettare di confrontarti con chi potesse ascoltarti. Ti stai prendendo cura della tua vita, non più votata al nascondimento ma orientata verso una visibilità che ti porterà al benessere e a trovare il senso del tuo percorso di vita.
Dici di essere per troppo tempo fuggito da te stesso ma ora ti invito a leggere con tenerezza e misericordia il tuo passo di uscire allo scoperto e di non mentire più. Ognuno ha i suoi tempi e, per quanto lunghi possano sembrarti, ora ti hanno portato ad una svolta che senti di poter affrontare.
A posteriori, guardando la tua vita e le tue scelte, dici di esserti accorto che dietro al tuo matrimonio c’erano altre motivazioni, ora le hai chiare mentre allora non possedevi gli strumenti di decodifica di ciò che avvertivi come sensazioni e pensieri. Nel frattempo sei cresciuto e hai maturato una tua posizione di chiarezza che oggi ti porta a rileggere la tua storia con estrema precisione. Le aspettative sociali e familiari sono fortissime su chi si appresta a costruire una famiglia e spesso mettono a tacere ogni altra voce creando poi, nel tempo, dolore a tutti. Nel tuo caso, sposato e padre di una figlia che ami tanto, era ancora più difficile darsi il permesso di essere ciò che eri e di seguire quello che ora sta emergendo come tua identità. Hai così indossato l’abito che altri ti avevano cucito addosso e hai seguito i sogni degli altri su di te, ma oggi stai entrando in un rapporto di verità che, se da una parte ti procura sofferenza, dall’altra ti chiama a prenderti cura di te stesso e degli affetti più cari in un modo più autentico.
Dici di sentirti come una pentola a pressione e timoroso di mandare in pezzi ciò che faticosamente hai costruito. In questo, faticosamente, c’è la storia della tua vita ma anche i rapporti cui hai dato vita con impegno e amore. E’ chiaro che tu senta la responsabilità di ciò che hai costruito e delle scelte fatte e questo ti rende una persona matura in grado oggi di guardarti dentro con serietà e chiederti con forza quale strada percorrere.
Il tuo percorso di maturazione ti ha portato oggi a non voler vivere più nella menzogna e a desiderare di costruire relazioni autentiche con le persone accanto a te e con le persone che più ami.
E’ l’inizio di un percorso in cui, una volta presa consapevolezza di ciò che profondamente sei, troverai il tempo e la modalità giusta per “venire alla luce”.
Si, Marco, si tratta di una seconda nascita con tutto il carico di sofferenza che qualsiasi nascita comporta ma anche con tutta la gioia che ti attende nel creare oggi rapporti diversi non più inquinati e macchiati da nascondimento, non detti e clandestinità.
Ci chiedi cosa fare…. Il primo passo lo hai fatto: ti sei guardato dentro e ti stai dicendo che non puoi continuare a vivere sotto pressione per il bene tuo e degli altri. Ci saranno momenti in cui non verrai compreso e probabilmente vorresti tornare indietro ma ci saranno altrettanti e più momenti in cui la dignità di te stesso e la chiarezza delle relazioni ti daranno la forza di andare avanti.
Dici di non voler fare altri disastri e di non travolgere altri, soprattutto tua figlia, nei tuoi errori. Spesso è la paura di perdere ciò che si ha e la previsione catastrofica di ciò che potrebbe accadere, a mettere in serio rischio la nascita di nuove relazioni con le persone affettivamente importanti.
E’ nella verità di ciò che sei e che riuscirai ad essere che invece troverai la forza di superare l’ostacolo e iniziare a vivere i legami significativi in modo diverso. Non esistono cattivi o colpevoli e ciò che hai costruito nel tempo, se basato sull’accoglienza reciproca, il dialogo e il sostegno aprirà ad una vita realizzata per te e per chi ami. I bambini, se vivono nell’amore, nella sicurezza affettiva, nella cura e protezione, sviluppano risorse incredibili e preziose nell’affrontare le loro difficoltà.
Quindi il cosa fare si concretizzerà davanti a te come un percorso momento dopo momento, con i tempi e i modi che tu riterrai alla tua portata, senza forzarti a passi cui non ti senti pronto e volgendo invece le forze ai piccoli e grandi cambiamenti che ti senti di poter affrontare.
Non c’è una ricetta preconfezionata per la soluzione di ciò che ritieni essere un problema ma è invece un cammino da percorrere sostenuto, mano a mano, dalle persone con cui riuscirai ad aprirti e che ti accompagneranno.
Nella solitudine non si vedono vie d’uscita, nella condivisione si aprono splendide opportunità e tu, scrivendo e aprendo la tua storia a noi, hai “messo mano all’aratro” e hai cercato aiuto.
La strada da percorrere che chiedi se esista o meno è già nel passo di visibilità che hai fatto prendendo consapevolezza di te. Molti ti saranno compagni di cammino ma senza dare consigli, semplicemente ponendosi accanto a te quando tu ti sentirai di chiedere una mano.
Per ultimo, un piccolo suggerimento può venire dall’entrare in contatto con l’associazione che, su territorio nazionale, segue e sostiene il percorso di persone e genitori con il tuo stesso vissuto e che fa dell’ascolto e condivisione lo strumento per sostenere chi si trova ad uscire dall’isolamento e dalla solitudine. Il riferimento è Rete Genitori Rainbow, di cui puoi trovare online tutte le specifiche.
Ti ringrazio ancora del coraggio, della forza e della verità con cui hai condiviso la parte più intima e profonda di te e ti auguro un percorso sereno. Un abbraccio
Alessandra
* Alessandra Bialetti, vive e opera a Roma come Pedagogista Sociale e Consulente della coppia e della famiglia in vari progetti di diverse associazioni e realtà laiche e cattoliche.