Essere testimoni ovunque ci sia qualcuno che ha voglia di ascoltarci
Riflessioni di Alessandra G., socia de La tenda di Gionata
“Domenica 3 settembre 2023, a Portoferraio (Isola d’Elba), si svolgerà la Festa dell’Unità”: la notizia mi era arrivata sull’app del telefono, l’avevo vista di sfuggita e, un minuto dopo, me n’ero già dimenticata.
Non ci sono mai andata io, alla festa dell’Unità, neanche quando ero ragazza, neanche a quelle faraoniche che venivano organizzate a Napoli in via Caracciolo, neanche quando ci si precipitava il mio ex dalla lunga chioma con la sua combriccola dell’Università: accampavo qualche improbabile scusa e poi andavo a nuotare con le mie amiche.
Un’ora dopo aver visto e dimenticato la notizia, arriva la notifica di un messaggio che mi distoglie dal ben poco riuscito lavoretto al quale ero intenta con mia figlia Mara che – costretta a casa da un’ingessatura a cui si è sommato il temporale estivo – non sa più come passare il tempo.
Linda mi scrive. Apro la chat e leggo: “Il PD vuole un banchetto LGBTQ+. Vieni come rappresentante della Tenda di Gionata?”. Addio lavoretto con la colla vinilica, e meno male perché, onestamente, è inguardabile.
Spedisco Mara a giocare col cane nella speranza che non si fratturi anche l’altro polso e vado in camera; mi avvicino prudentemente alla scatola dove i libricini “Fuori dall’armadio” e “Dalle frontiere al Sinodo” sembra mi guardino di rimando, speranzosi di andarsene in giro per l’Italia invece che starsene pressati in una scatola dai motivi vagamente retrò.
Di materiale informativo della Tenda di Gionata ne ho ancora un po’: il banchetto non resterebbe a digiuno delle testimonianze dei ragazzi LGBTQ+ cattolici e loro famiglie.
Chiamo Linda e mi spiega di cosa si tratta, lei è un’attivista consolidata e competente di AGEDO, e anche molto più addentro alla realtà dell’Isola, sa come muoversi – l’ho già vista all’opera molte volte – ma io il dubbio ce l’ho e mi frulla in testa come un loop da quando ho ricevuto il messaggio: il PD vuole la presenza della Tenda ma – non da ultimo – La Tenda vuole essere presente alla Festa dell’Unità di Portoferraio?
Linda, arresa alla mia capacità di complicare le cose semplici, contatta gli organizzatori de la Festa de L’Unitá i quali si dicono d’accordo con la presenza di una realtà cattolica cristiana all’interno dell’evento, e il presidente della Tenda, Innocenzo Pontillo, non batte ciglio: “È giusto andarci.
La Tenda di Gionata è nata proprio per portare la testimonianza dei cristiani LGBT+ e i loro genitori tra i vicini, anche se le comunità cristiane spesso non ci vogliono, e anche tra i lontani, che spesso son quelli che ci chiamano per ascoltare i nostri cammini”.
Perciò la cosa sta bene a tutte le parti. Mi stupisco, e non poco. Accetto e prendo accordi con Linda. Questa è fatta.
Nella quiete della sera, però, non posso fare a meno di interrogarmi sui miei stessi dubbi, sul fatto di essermi posta una serie di “blocchi” che avevo attribuito ad altri, ma che in realtà non esistono da nessuna parte, se non nella mia testa.
La cultura occidentale, e non è la sola, trova conforto nell’elaborazione e poi nell’assegnazione di etichette e un po’ tutti noi siamo il frutto di questi insegnamenti al di fuori dei quali perdiamo la bussola e ci sentiamo esposti. E io non faccio eccezione.
La festa dell’Unità non è certo un contesto apolitico, così come la Tenda di Gionata non può definirsi una realtà aconfessionale: eppure, in una “festa” queste due realtà, apparentemente agli antipodi, possono – e forse devono – stare insieme, organizzare un rinfresco, coltivare aspirazioni simili, divertirsi, e – perché no – dare un piccolo esempio: nella vita nulla è inconciliabile, a meno che le barriere non le costruiamo noi in cemento armato e con tanto di fondamenta.
Vado a dare la buonanotte a mia figlia dicendole che domenica andremo a un evento, o meglio, a una festa a Portoferraio dove ci saranno tanti bambini con cui giocare e persone adulte che parlano di cose che ritengono importanti.
«Importanti per chi? » mi chiede lei.
«Per tutti, soprattutto per quelli che hanno voglia di ascoltare e di farsi ascoltare,» rispondo.
Quest’anno, per la prima volta, andrò alla Festa dell’Unità, insieme alla mia famiglia e a Linda .
Ci andrò come rappresentante di una realtà che non molti conoscono e che non sempre si riesce capire, se la si guarda dall’esterno se non la si frequenta attivamente.
“Perché dei ragazzi/ ragazze LGBTQ+ si ostinano a restare nella Chiesa, se la Chiesa non li accetta, non farebbero prima a cambiare religione o diventare atei?” oppure “ La Bibbia parla chiaro, vogliono forse riscriverla?”. Queste e altre le domande ormai che mi vengono rivolte di consuetudine.
E anche se non sarà uno scherzo trovare le risposte, domenica 3 settembre noi saremo lì, alla Festa dell’Unità di Portoferraio al nostro banchetto con il materiale informativo e tutti i contatti a disposizione di chi vuole saperne di più, e cercheremo di rispondere alle domande che ci farete, di discutere per poi, alla fine, intenderci.
Camminando insieme a voi – se avrete voglia di venirci a trovare, su questo percorso che è la vita, fatto di luci, di strade al sole, di vie accidentate,di montagne da scalare e discese da fare con prudenza – impareremo gli uni dagli altri; proveremo poi a incrociare i cammini delle nostre vite, dando finalmente un senso all’insegnamento di Cristo il cui comandamento supremo conduce sempre e solo sulla strada dell’Amore.