Essere transgender e cattolico. Il mio Avvento del giá ma non ancora
Riflessioni di Nick Stevens* pubblicate sul sito cristiano Believe Out Loud (Stati Uniti) il 18 dicembre 2014, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
L’Avvento, per molti cattolici e cattoliche, è un periodo di pazienza e riflessione, di stupore e meraviglia.
Questo Avvento, per me, è molto diverso da quello dello scorso anno.
Lo scorso Avvento faticavo a dire ai miei famigliari che sono transgender, faticavo a dare voce alla mia infelicità; da allora prendo il testosterone, ho cambiato legalmente il mio nome, ho fatto un’operazione di cambiamento di genere e mi sono trasferito molto lontano da casa. Ma ora, in mezzo a tutti questi cambiamenti, sto per tornare a casa. Sto per tornare in un luogo che mi è sempre stato famigliare, e anche se ho avuto la fortuna di fare una breve visita a St. Louis ai primi di novembre, non sono andato a trovare tutti i parenti che vedrò ora, durante le vacanze di Natale.
Sono preoccupato per queste vacanze. La maggior parte dei parenti non mi vede da agosto. Per fortuna mi è cresciuto un bel po’ di barba, mangio in maniera più sana, ho perso peso e non ho mai avuto tanta fiducia nella vita.
Eppure, sono comunque ansioso al pensiero di tornare a casa.
Cosa dirà la mia famiglia allargata? Devo andare alla festa della vigilia, dove metà delle persone non sanno della mia transizione? E cosa diranno le mie compagne del liceo, che mi vedranno così per la prima volta? Non ho la risposta a queste domande, ed è proprio questa una delle lezioni che possiamo imparare dal periodo di Avvento. La Chiesa Cattolica insegna che l’Avvento è un’attesa e un’anticipazione della nascita di Gesù Cristo, e questo vale anche per l’attesa e l’anticipazione che viviamo nelle nostre vite. Io la vivo in famiglia, quell’attesa che tutti affrontiamo quando cerchiamo di trovare una risposta alle nostre domande. Alla fine ho scoperto che non ci saranno risposte giuste o sbagliate. Ho imparato che posso solo fare del mio meglio. La mia transizione mi ha insegnato di cosa necessito per essere una persona felice.
Non c’è bisogno di azioni straordinarie, ma nemmeno di rompersi il capo sulle cose fuori dal nostro controllo.
Come la risposta che avrà la nipote di mia zia quando mi vedrà dopo due anni, o le domande che faranno i genitori della mia compagna sulla nostra relazione. Posso controllare i miei pensieri e le mie azioni, e attraverso la pazienza posso imparare molto su me stesso, su come guardo il mondo; posso imparare da chi mi sta attorno in questa stagione di Avvento, e posso capire chi non voglio essere, e capendo questo, posso capire chi sono. Quando cerco di capire chi sono, spesso arrivo a mettere in discussione il mio essere cattolico e transgender, o addirittura il mio essere cristiano e transgender. Questo è forse l’interrogativo più grande, al quale non ho assolutamente alcuna risposta. Ma se a questo dubbio applico le altre lezioni che ho imparato, so che l’esclusivismo non è la realtà. Posso credere in Dio, posso contare su Gesù come mio salvatore, ed essere transgender. Qualcuno potrà obiettare, e infatti con me l’hanno fatto.
Ma la mia identità è stata creata da Dio, e so bene che su questo punto, in questa stagione di Avvento, non ho da stare in ansia.
Mentre penso a tornare a casa e rivedere la mia famiglia per le vacanze, le mie preghiere sono per chi la propria famiglia non la potrà rivedere.
* Nick Stevens è laureato in sociologia applicata e in psicologia all’Università Fontbonne [di St. Louis, nel Missouri]. Nato a St. Louis e residente a Washington DC, è appassionato di giustizia sociale, con particolare riguardo per l’uguaglianza LGBT. Fa volontariato per alcune organizzazioni cattoliche, è fiero della sua identità cattolica e queer e crede con tutto il cuore che il cambiamento verrà solamente se facciamo la nostra parte lì dove viviamo.
Testo originale: Season Of Waiting: A Queer Catholic Advent