Essere un omosessuale invisibile in Marocco
L’omosessualità in Marocco è colpita da una doppia H: Hchouma (vergogna) e Haram (peccato). E’ passato un anno da quando Mohamed Asseban, membro del Consiglio degli Oulèma di Rabat-Salè, ha dichiarato alla stampa : “Bruciamo gli omosessuali”.
Secondo la sua religione e la sua legge, la società marocchina è incontestabilmente omofoba.
Difficile a queste condizioni cambiare il modo di guardare quelli che si preferisce qualificare come dei “devianti sessuali”, per non dire “anormali”.
In effetti, per molti, l’omosessualità è “contro natura”, poiché non conduce alla procreazione, il solo obbiettivo assegnato alle relazioni sessuali.
Ora il fatto è che, da sempre, l’omosessualità è esistita e continuata ad esistere, anche nei paesi arabo-mussulmani. Non senza difficoltà gli omosessuali cercano di vivere la loro sessualità serenamente e di affermare la loro identità.
Perché non sarebbe questione né di ostentare né ancor meno di rivendicare dei “diritti omosessuali”. Nelle terre di maometto essere omosessuali vuol dire prima di tutto vivere nascosti.
Per non essere occasione di scherno per tutti, per non essere in mezzo alle chiacchiere, per cercare di sopravvivere a quelli che vogliono elimnare i “pederasti”.
Cos’è che dà tanto fastidio? L’atto sessuale in sé? Non è proprio certo, quando si osserva la distinzione, culturalmente molto forte, che c’è fra “attivo” e “passivo”.
Sembra che quello che dà veramente fastidio, siano i sentimenti d’amore tra due uomini. Se è possibile, con la riserva di essere molto discreti, avere delle relazioni sessuali è d’altra parte molto più raro costruire una storia d’amore o progettare un futuro. A meno di scegliere di andar via.
Vivere la propria omosessualità
«Viviamo felici, viviamo nascosti» Questo potrebbe essere l’adagio degli omosessuali marocchini. Con la sfumatura che nascondersi non è una scelta ma un obbligo e che sono molto lontani dall’essere felici.
«A Parigi, ho scoperto altri orizzonti. Ho potuto uscire, vivere la mia vita, come la pensavo, semplicemente perché non è illegale”.
Ho tre facce : una per i miei genitori, una per i miei amici e quella che vedo nello specchio », racconta Hassan, un giovane di Casablanca di vent’anni.
Se riconosce senza problemi di dover portare avanti una doppia vita per “essere tranquillo”, Hassan ha tuttavia fatto la scelta di assumersi la sua omosessualità. Assumerla prima di tutto con se stesso.
Questo significa andare oltre la vergogna o il senso di colpa che ti rimanda indietro continuamente la famiglia e , per estensione, anche la società. Ora, questi sentimenti sono profondamente ancorati in ciascuno per averli interiorizzati durante tutto il corso dell’infanzia e dell’adolescenza.
Per Jamal, un trentenne di Marrachesc, il suo vissuto è stato sicuramente il più difficile,”Si deve avere un carattere molto forte per accettarsi come omosessuali nei nostri paesi. Avere dei punti di riferimento.
Per disgrazia, di questi tempi in Marocco, quando si hanno quindici anni e si comincia a sentirsi piuttosto attratti dagli uomini, si è perduti. Non esiste alcun punto di riferimento, nessun modello.
Non c’è visibilità gay. Ci si sente isolati. Ce ne sono che credono di essere i soli.
In queste condizioni è difficile accettarsi come tali. Ci si dice allora che “si può essere bisessuali o che passerà…”
Hassan ha avuto la sua prima relazione sessuale a quattordici anni, con un amico : “Non avevo la sensazione di trasgredire alcunché. Lo vivevo più come una scoperta del sesso,un gioco tra ragazzi. Soltanto che mia madre ci ha sorpresi. E’ stata la prima che mi ha detto che cos’era, prima di aggiungere che era una cosa molto brutta e che non avremmo mai più dovuto farla”.
Allevato in una famiglia piuttosto agiata, dichiaratamente omofoba, “soprattutto il mio fratello maggiore”, la sua adolescenza è stata molto dura dal punto di vista psicologico. Tormentato in tutti i modi, interrogato sulla sua natura profonda-amare gli uomini, le pressioni famigliari e le norme imposte dalla società.
Quando riesce a procurarsi certi romanzi, che sono vietati in Marocco, li legge di nascosto. Arriverà fino ad essere più omofono degli altri al liceo per “sembrare” quello che non è. Per “essere” quello che sembrano tutti gli altri, a sapersi “gente normale”. Ma non è facile imbrogliare gli altri senza perdere un po’ di se stessi.
Allora, poiché non sopporta più questo inganno vada avanti e poiché ha degli amici sui quali può contare, Hassan osa andare oltre e confidarsi. Avvia così un lungo lavoro pedagogico su se stesso e sulla sua omosessualità.
Ripete, ancora e sempre,che non è un deviante, che è come tutti gli altri, che aspira agli stessi sogni di una vita di coppia, di un avvenire sereno.
Certo, troverà sicuramente delle orecchie attente, che capiscono e abbastanza aperte da non giudicarlo e da non respingerlo.
Ma è in Francia, a Parigi, dove prosegue i suoi studi che si produce il declino: “Ho scoperto altri orizzonti. All’inizio, non c’è questo sentimento di paura che si vive qui, semplicemente perché non è illegale.
Ho potuto uscire, vivere la mia vita come l’intendevo, leggere i libri che volevo senza doverli nascondere…Ma l’elemento che mi ha portato al declino è stato il mio coinquilino.
Era un Marocchino uscito dal sistema pubblico. Il dialogo si è instaurato naturalmente, abbiamo parlato della mia omosessualità e , con mia grande sorpresa, l’ha accettata senza problemi. E’ allora che mi sono reso conto che avrei potuto viverla in Marocco”.
Bell’ottimismo che, portato da tutte le speranze della gioventù, lo spingerà ad andare ancora più lontano e a fare il suo coming out alla madre . All’inizio, sentirà il leitmotiv d’uso:”Tu sei giovane, passerà” poi le minacce d’ispirazione divina:”E’ peccato, è contro-natura…”.
Sarà solo quando pronuncerà la parola “amore” che arriverà una sentenza senza appello: ”Se poni la questione così, è la fine!”.
Da allora , disorientata da questo figlio “deviante”, questa povera donna cercherà disperatamente di trovargli moglie. Per lei, una certezza: solo l’istituzione può riportarlo sulla retta via .E infatti, Hassan dice di non sentirsi pronto a rinunciare al suo stato sociale, almeno non ancora.
Legato da una promessa fatta alla madre, ha rotto con il suo giovane amico, ha bruciato tutti i suoi libri, in breve, vissuto una vera lacerazione.
Come l’immensa maggioranza degli omosessuali di questo paese che, senza avere il coraggio di Hassan, preferiscono vivere nascosti, al di sopra delle apparenze. Questi incontri sono comuni a tutti.
Per vivere la propria sessualità in Marocco la condizione ‘sine qua non’ resta la discrezione, ”salvo che non si abbia paura di diventare lo zimbello di tutto il mondo, nel quartiere, a casa o al lavoro”, precisa Jamal prima di aggiungere: ”Si fa quel che si vuole, ma non bisogna dare delle certezze alla gente perché, malgrado tutto, dentro di loro il dubbio rimane. Molti gays tengono dentro di sé questo dubbio per avere la pace”.
Quanti tra di loro vivono una doppia vita? Di giorno, i più giovani si inventano delle giovani amiche, degli appuntamenti con delle ragazze, i più vecchi si sposano, hanno dei bambini ma la notte è tutta loro.
Ne fanno quello che vogliono. Perché, siamo chiari, riconoscere la propria famiglia, vedere i propri amici, la propria omosessualità è quasi impossibile. Troppa paura, incomprensione, condanna a priori, sensi di colpa personali. Allora quando andrà bene, le sorelle, le cugine, qualche volta la madre, saranno le confidenti.
Quando andrà male e sarà nella maggior parte dei casi, la persona sarà sola di fronte a se stessa ai suoi dilemmi, alle sue bugie e alle sue sofferenze. Quelli che ragionano al meglio alla maniera di quel quarantenne(?) di origine di Tangeri, parlano oggi di lavoro da fare per “migliorare le condizioni di vita e fare in modo che i giovano omosessuali imparino a non disprezzarsi e abbiano stima di se”.
Dato che , come ci ricorda Jamal, ”oggi, nessuno prende parola in pubblico per difendere gli omosessuali. Nemmeno le associazioni per i diritti dell’uomo”. E nemmeno le femministe.
Queste ultime sono state talmente accusate a torto o a ragione d’essere state manipolate dagli stranieri per distruggere i nostri valori che esse abbandonano le lesbiche.
Nondimeno, in Occidente, il movimento di liberazione omosessuale deve moltissimo ai movimenti femministi.
Aspettando di vedere un giorno queste rivendicazioni portate sulla pubblica piazza, sarà bene riflettere su queste vite spezzate…
Articolo originale: Vivre son homosexualité