Essere un samaritano. Se il tuo dolore è il mio
Riflessioni tratte da “E’ Vita” inserto di Avvenire* del 8 luglio 2021, pag.1
Ne Il mercante di Venezia (Atto III) William Shakespeare fa pronunciare all’ebreo Shylock uno dei monologhi più dirompenti sull’uomo: «Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni? Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano? Non viene ferito forse dalle stesse armi? Non è soggetto alle sue stesse malattie?… Se ci pungete non versiamo sangue, forse? E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere?».
Nel sangue e nel solletico, nel dolore e nella gioia, siamo tutti uguali: esseri umani.
In Apeirogon, di Colum Mcann, è l’arabo Bassam a fare suo il lamento di Shylock: ha perso una bambina, uccisa da un proiettile sbagliato, e gira il mondo con l’amico Rami, ebreo, la cui figlia è stata dilaniata da un attentato suicida. Due padri che uniscono le voci per narrare lo stesso immane dolore, riconoscendosi reciprocamente mutilati di una parte di sé. E non c’è competizione nel loro tormento.
Il samaritano si ferma a soccorrere l’uomo a terra perché si è riconosciuto nella sua sofferenza. Lo vede perché “si vede” in lui: lo identifica come parte della famiglia umana cui egli stesso appartiene.
La compassione, patire con, è quando riconosciamo come nostro il dolore di un altro, come un’esperienza che ci è propria, che ci ha toccato anche di sbieco ma che sappiamo devastante. Esseri umani tutti, nel solletico e nel pianto. Un giorno samaritani, un giorno percossi. (ev)
* Cosa vuol dire se, dopo aver letto queste splendire parole, cominciando a leggere altri articoli che parlano di omofobia, persone omosessuali e transessuali di Avvenire di questi giorni, pian piano queste frasi cominiciano a risuonare parole vuote? Ancora una volta, ieri come oggi, nella nostra chiesa “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino e gli fasciò le ferite” (Lc 10, 31-35) (Annotazione dei Volontari del Progetto Gionata)