Essere una suora lesbica in una comunità di vita consacrata femminile
Testo tratto dal libretto Out of Silence God Has Called Me; A Lesbian Religious Tells Her Story (Dal silenzio Dio mi ha chiamata. Una suora lesbica racconta la sua storia), di suor Janet Rozzano RSM, pubblicato nel 2008 dall’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry, pp. 10-13, liberamente tradotto da Diana, revisione di Giovanna e Giacomo Tessaro, parte quarta
Le comunità religiose femminili. In primo luogo, vorrei dire che le suore lesbiche rappresentano forse il sottogruppo più silenzioso e nascosto della comunità cattolica gay e lesbica. In molte religiose questo crea l’illusione che non esistano religiose lesbiche, o ne esistano molto poche, e che quindi non sia un tema importante.
Queste suore non solo sono nascoste, ma sono risorse che potrebbero aiutare se stesse e altri membri delle nostre comunità. Molte leader, nonostante il loro desiderio di sostenere le suore lesbiche, non hanno idea di quali risorse siano disponibili per venire loro incontro. Spesso solo per caso, o attraverso una ricerca angosciosa e isolata, le suore lesbiche riescono a trovare persone, gruppi o materiale scritto che possa rispondere alle loro domande e aiutarle a integrare il loro orientamento sessuale.
In secondo luogo, raramente si parla di sessualità fra le religiose, e questo contribuisce significativamente all’ambiguità e alla mancanza di libertà. Per questo motivo spesso diamo l’impressione di essere asessuali, di non avere sentimenti, preoccupazioni o difficoltà legate al sesso, oppure diamo l’impressione di essere tutte eterosessuali. Anche se alcune singole suore pensano che questo non sia vero, i gruppi e le loro leader, spesso inconsapevolmente, parlano, scrivono e agiscono da un punto di vista eterosessista.
In una atmosfera come questa, persino le conversazioni su temi più generici, come l’amicizia o l’intimità, non sono semplici da affrontare, e le suore non si sentono a loro agio quando emerge il minaccioso tema dell’orientamento sessuale.
In terzo luogo, il silenzio nelle nostre comunità permette che stereotipi dannosi e idee sbagliate non vengano contestati né corretti, e possano così circolare; ironia della sorte, questo avviene in uno dei gruppi femminili più istruiti della nostra società. Come risultato, nella maggior parte delle nostre comunità ci sono almeno alcune suore che credono veritiere delle falsità come le seguenti:
• le lesbiche sono sempre sessualmente attive;
• una suora lesbica pensa sempre al sesso, ed è molto probabile che faccia proposte alle altre sorelle. Di conseguenza, le lesbiche non sono adatte alla vita religiosa;
• essere lesbiche è un peccato. Non le vogliamo, né sentiamo la necessità di averle, nelle nostra comunità;
• le donne amiche delle lesbiche, probabilmente lo sono anche loro;
• se le suore lesbiche si rivelano, la gente penserà che tutte noi siamo lesbiche.
Quarto, sempre sul tema delle lesbiche che sono fra di noi, penso che i membri eterosessuali delle nostre comunità si trovino in una posizione analoga a quella di una cultura dominante che cerca di trattare con una minoranza che vive in mezzo ad essa: spesso non ci si accorge del modo in cui opera la propria cultura, finché non entra in contrasto coi bisogni e i desideri della cultura di minoranza.
Un esempio che viene citato spesso è la difficoltà delle suore eterosessuali di comprendere perché le consorelle lesbiche vogliano rendere pubblico il loro orientamento sessuale. Si chiedono: “Perché devono parlare del loro orientamento sessuale? I temi legati alla sessualità, come l’orientamento sessuale, non sono forse questioni che riguardano la nostra vita privata, qualcosa di cui parlare solo con amici intimi, col padre spirituale o il counselor? Noi religiose, peraltro, siamo comunque tenute al nubilato”.
Infine, il pensiero di come possa essere percepita una maggiore apertura tra le suore lesbiche da parte della Chiesa ufficiale offusca ulteriormente questo problema, e spinge ancora di più le suore lesbiche e le loro comunità in un regno pieno di silenzio e paura.
Emerge lo spettro del “E se…?”, che fa esitare e indietreggiare donne altrimenti coraggiose. E se la nostra consorella lesbica parlasse del suo orientamento sessuale coi colleghi della scuola parrocchiale dove insegna? E se si unisse ad un gruppo gay e lesbico che ha delle divergenze con le autorità ecclesiastiche? E se esprimesse dubbi o dissenso verso la dottrina della Chiesa su questi temi? E se i sostenitori di lunga data della comunità, o alcuni nostri membri, criticassero le nostre consorelle lesbiche per il loro coinvolgimento nei ministeri gay e lesbici, o semplicemente per essere aperte su questi temi? E se la nostra comunità venisse messa sotto accusa dalle autorità ecclesiastiche per via delle attività di una consorella lesbica?
Gli eventi degli ultimi anni rendono questi “E se…?” più che semplici preoccupazioni, e presentano sfide molto reali, specialmente per le superiori delle comunità religiose. Credo che questa infelice situazione, fatta di silenzio timoroso e dannoso, contribuisca ad una sottile, spesso inconscia, oppressione delle suore lesbiche nelle nostre comunità.
Sono convinta che la maggior parte delle religiose voglia sinceramente accogliere e sostenere le consorelle lesbiche, ma spesso non sanno come farlo concretamente. Di conseguenza, ci si aspetta che le suore lesbiche siano ben integrate in questo aspetto molto importante della loro vita, ma senza che siano offerte loro le risorse per farlo. Vogliamo che si sentano libere di essere quello che sono, ma speriamo che non parlino troppo di quello che sono. Crediamo che ogni persona sia stata creata ad immagine di Dio, e chiamata a condividere la sua bontà con gli altri, ma ci troviamo di fronte a una descrizione delle nostre sorelle lesbiche come “oggettivamente disordinate”, e facciamo fatica a comprendere queste parole in modo positivo.
Mi viene in mente una frase del bel romanzo di ambiente sudafricano di Alan Paton, Cry, the beloved country (Piangi, amato paese): “È la paura che governa il paese”. Le genuine energie dell’amore sono soffocate in un tale clima di paura.
Testo originale (PDF): Out of Silence God Has Called Me. A Lesbian Religious Tells Her Story
> Brani tratti da “Out of Silence. Una suora lesbica racconta la sua storia”