Fare battarìa! Perché il Vangelo non è proprietà di nessuna chiesa
Riflessioni di Rosa Salamone del gruppo Varco di Milano del 8 maggio 2011
Non mi sento di condannare l’articolo di Michele Serra sull’ostinazione di gay e lesbiche cattoliche a ” farsi accettare” dalla loro chiesa omofoba, non tanto perché spende delle buone parole per la chiesa valdese a cui appartengo. Le sue parole contengono molte verità a mio modo di vedere.
Che ci siano ancora oggi tanti fratelli e sorelle omosessuali che vivono in una condizione di catacombismo e nascondimento il loro orientamento sessuale nelle loro comunità è per me, che giro continuamente da un gruppo all’altro di credenti omosessuali, un dato di fatto.
Tuttavia, ci sarebbe da chiedere fino a che punto questa sia caratteristica esclusiva dei gay e delle lesbiche omosessuali cattolici. Il nascondimento e la vergogna, dico. Molti gay e lesbiche, è vero, continuano a santificare e benedire vescovi, cardinali e papi che giornalmente li insultano.
In questo senso, per me Michele Serra ha ragione quando lascia intendere che dovremmo desacralizzare chi si crede in diritto di insultare le nostre vite, considerando vescovi e papi esseri umani come tutti gli altri. Sono forse loro Dio, perché dobbiamo rendere conto a loro delle nostre vite? Più che duro, il vescovo Romeo mi pare abbia commesso una solenne stupidità.
Molto meglio concedere la Veglia e poi creare un piccolo ghetto per i ragazzi/e di Ali d’Aquila. Sempre che loro fossero poi disposti ad addormentarsi tra le cura amorevoli di santa madre chiesa.
Questo, certo, non si poteva prevedere, ma ” la battarìa”, il gran rumore per dirla alla sicula, che ha creato il caso della Veglia di Palermo, non giova certo alla fama della chiesa cattolica, per altro già pessima in alcuni ambienti.
Meglio tacitare e sopire, creando piccoli ghetti dove la parola omosessualità poi diluisce, si stempera, scompare.
Tuttavia il ghetto è patrimonio dei cattolici gay e lesbiche? Verrebbe da dire, tale pericolo di isolamento non coinvolge anche certe associazioni laiche gay e lesbo?
Il dilemma, per dirla con le parole di Marco di Ali D’Aquila, è cornuto. Il pericolo del ghetto è sempre dietro l’angolo.
Persino la chiesa valdese, che ha approvato le Benedizioni per le coppie dello stesso sesso nel recente Sinodo, di per sè può diventare un ghetto, anche se con le caratteristiche di un oasi felice.
Un ghetto un pò più grande che va dalla chiesa di Pinerolo alla Chiesa di Palermo di via Spezio, ma sempre ghetto se ci limitiamo a vedere le cose con gli occhi di chi ancora non capisce il nostro desiderio di gay e lesbiche credenti ” essere accettati” dalle nostre chiese.
Davvero si tratta del desiderio di essere accettati dalle nostre chiese? O non si tratta piuttosto del desiderio di riportare alla luce la parola autentica del Vangelo da cui siamo stati per lunghi anni espropriati?
Per rispondere alla domanda basterebbe rileggere un pò la storia. E rimango nel mio piccolo.
Se è vero, com’è vero, che la chiesa valdese è stata cambiata nelle sue posizioni sull’omosessualità dalla presenza attiva e svelata di gay e lesbiche credenti valdometodisti che hanno vissuto alla luce del sole il loro orientamento sessuale, che si sono rifiutati di essere cacciati nell’oscurità del falso buonismo, il noi vi accettiamo ma non fate battarìa per carità, state buoni e non pretendete nulla in quanto a diritti tanto sappiamo di voi e vi accettiamo per ciò che siete, insomma se questo credo è un dato di fatto, un altro dato di fatto certo è che la chiesa valdese è stata cambiata perchè molti gruppi cattolici di gay e lesbiche credenti hanno chiesto accoglienza nelle comunità valdesi.
Hanno cominciato a collaborare con i pastori, si sono preoccupati di organizzare le veglie, hanno vissuto autenticamente il loro orientamento sessuale cambiando le opinioni dei membri delle comunità valdometodiste a proposito dell’omosessualità.
La loro presenza, feconda, ha stimolato riflessioni e aperture.
La storia insegna che le rivoluzioni si sono fatte quando le grandi sfide si sono accompagnate ad un intenso rinnovamento spirituale. Forse è questo che sfugge a Michele Serra.
Un occhio più perspicace e attento a questo movimento lento e continuo che in Italia, oggi, si sta diffondendo tra le chiese cattoliche e non cattoliche. Fenomeno che dilaga e sembra non potersi più fermare.
E’ un segno di cambiamento di cui non tutti hanno capito la portata e che molti continuano a sottovalutare. Fare battarìa, perché il vangelo non è proprietà di nessuna chiesa.
E le parole di Gesù sull’accoglienza valgono per tutti, nessuno escluso: clandestini, Rom, donne, disoccupati e omosessuali.