Fare coming out con se stessi ed essere prete. Il mio viaggio nella chiesa cattolica
Articolo di Liam Adams* pubblicato sul sito del quotidiano The Tennessean (Stati Uniti), liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Alcuni parrocchiani di Steve Wolf non amano il fatto che gli piaccia l’ukulele: “Amo l’ukulele, non tutti lo amano” ha dichiarato Wolf in un’intervista nella sua casa di Nashville, “Potrebbe non piacervi l’ukulele, ma se volete conoscermi, ad un certo punto dovreste sapere che mi piace l’ukulele”.
Per Wolf, essere gay è come il suo amore per l’ukulele: la sua persona è molto più di questo, ma essere gay è comunque una parte importante di lui.
Wolf ha raccontato al New York Times qualcosa di simile per un articolo del 2019 sui preti gay, che ha dato il via ad una serie di circostanze che l’hanno portato al pensionamento, e qualche settimana fa, a rinunciare alle sue prerogative, vale a dire alla possibilità di celebrare i sacramenti: ora può celebrare i sacramenti solo se qualcuno è in pericolo di vita.
Dopo aver rinunciato alle sue facoltà, sta progettando un’unione civile con il suo compagno: la ragione principale per cui ha deciso di lasciare il sacerdozio.
L’ex sacerdote oggi è in una situazione migliore di quella in cui era tre anni fa, ma la tensione che ha accumulato vivendo per decenni come credente cattolico e come gay c’è ancora: “Amo la Chiesa cattolica, la amo, non vorrei essere altrove, né essere nessun altro. Ma è un’istituzione malata”.
Fare coming out con se stesso, poi diventare un sacerdote
Prima dell’ukulele e del sacerdozio, Wolf era commercialista. Dopo quattordici anni di lavoro, quando aveva trentatré anni, ebbe “un incontro intimo con un uomo”. Era la prima volta che ammetteva con se stesso di essere gay. Ne aveva avuto sentore anche prima, ma, in parte a causa della sua educazione cattolica, l’aveva soffocato.
Davanti a questa nuova realtà, iniziò a provare una profonda depressione. Se ne andava dalle riunioni di lavoro, si rintanava nel suo ufficio, piangeva per una ventina di minuti, e poi ritornava in riunione: “Non puoi compilare correttamente una fattura se continui a piangere”.
Wolf andò dal suo mentore, padre Philip Breen, perché lo aiutasse a trovare un counselor: “Durante il counseling ho avuto un’esperienza religiosa, e grazie ad essa, sono arrivato ad accettare la profonda realtà di essere gay e amato da Dio”.
Questo gli servì come spinta per prendere la decisione di diventare sacerdote ed entrare nel Mundelein Seminary in Illinois. Mentre passavano gli anni, si convinceva sempre più che il sacerdozio fosse la cosa giusta per lui, e fece coming out con diverse persone: amministratori, insegnanti e compagni sapevano della sua omosessualità.
Wolf ricevette un messaggio da coloro con cui aveva fatto coming in seminario: “Steve, questa è una parte molto sacra di quello che sei, e non è una cosa che dovrebbe interessare gli altri”. Questo avrebbe scandito il tono delle esperienze che avrebbe fatto durante il sacerdozio. Gli era stato permesso di essere gay, cattolico, prete, e anche fare di coming out con alcune persone. Ma c’era una linea sottile tra lo svelarsi alla gente giusta (giusta anche nel numero) e il caos.
“Va bene essere dichiarati, ma non DICHIARATI” racconta Wolf, citando una dichiarazione ripetuta più volte da Bryan Massingale, un sacerdote cattolico gay professore alla Fordham University.
Dichiarati, ma non DICHIARATI
Dopo il seminario, Wolf ritorna a Nashville alla guida delle parrocchie locali. Continua a fare coming parlando faccia a faccia con la famiglia, gli amici, alcuni parrocchiani e i suoi confratelli. Nel 2008 fa coming out con l’allora vescovo di Nashville David Choby, un vecchio amico di famiglia.
Maddie Wolf, sorella di Steve, ha dichiarato in un’intervista che era fortemente “sorpresa” e “impressionata” dall’impegno di suo fratello, gay dichiarato, profuso nel sacerdozio. Plasmata dalla sua esperienza di persona cresciuta nella Chiesa Cattolica, e dichiaratasi prima queer e poi transgender, Maddie si preoccupava spesso per il fratello e per come i cattolici lo avrebbero trattato una volta saputo che era gay: “Mi ha reso orgogliosa di lui vederlo andare contro corrente”.
Wolf ha fatto coming out con un gruppo più ampio di persone per la prima volta nel 2014, quando scrisse una lettera alla sua famiglia, agli amici, allo staff delle parrocchie in cui aveva lavorato e agli altri sacerdoti della diocesi: “La mia reazione è stata ‘Cavolo, non posso credere cosa abbia passato con se stesso’” ha detto Tina Whitley in un’intervista riguardante la lettera. Tina Whitley aveva collaborato con Wolf alla parrocchia di sant’Enrico di Nashville, e i due sono cugini alla lontana.
La lettera di Wolf aveva sorpreso Tina, che credeva che Steve fosse omofobo per via un incidente, che entrambi ricordano, successo anni prima, quando era parroco di santo Stefano ad Old Hickory. Alan, figlio di Tina, era il padrino di un tredicenne che avrebbe fatto la cresima di lì a poco. I due si erano già incontrati ad un campo scuola, e Alan Whitley, che è gay, aveva fatto coming out con il ragazzino, che si era preoccupato di cosa avrebbero detto la sua famiglia e gli altri della parrocchia sapendo che il suo padrino era gay.
Come parroco, Wolf parlò al tredicenne delle sue preoccupazioni durante una telefonata con Alan Whitley, e chiese ad Alan di dare al ragazzo tempo per pensare, frase che Alan interpretò come richiesta di non fare più il padrino: “Alan la prese come un rifiuto, e io mi sono pentito di averglielo detto” dichiara Wolf, che non aveva fatto coming out con Alan e si rammarica di non aver spiegato meglio la situazione.
Anni dopo, quando Tina e suo figlio lessero la lettera un cui Wolf faceva coming out, videro l’incidente in una luce nuova: “Dopo averla letta, non ero più arrabbiata. Ho capito cosa doveva aver passato, con che peso avesse dovuto vivere, e come si era sentito quando aveva fatto quella telefonata ad Alan”. Oggi Wolf è un amico molto caro degli Whitley.
Karen Slater, cugina prima di Wolf, afferma che Steve, facendo piano piano coming out con parecchie persone, ha raggiunto una saggezza invidiabile: “Visto quello che aveva passato, era empatico con tutti”.
Coming out a Clarksville
Steven Doan non si sentiva a proprio agio come gay nella parrocchia dell’Immacolata Concezione di Clarksville prima dell’arrivo di Wolf come parroco nel 2015. Doan, nato a Clarksville e studente all’Austin Peay State University, era cresciuto frequentando la parrocchia dell’Immacolata Concezione. Alcuni sacerdoti che c’erano stati prima di Wolf facevano passare sulla sessualità messaggi che Steven pensava fossero “molto offensivi”.
Poi arrivò Wolf. In una delle prime omelie il sacerdote raccontò una storia in cui compariva una coppia gay. Questo semplice riconoscimento pubblico sorprese Steven, gli diede conforto e portò ad un incontro tra i due, durante il quale Wolf gli confidò di essere gay: “Provai un senso di sollievo, tipo ‘Si può essere una brava persona ed essere gay’. Mi sentivo al sicuro, perché all’inizio esitavo a parlarne con un prete”.
Alla fine Wolf fondò, all’Immacolata Concezione, una pastorale per i fedeli LGBTQ e i loro cari, chiamata Vespri, e chiese a Steven di aiutarlo a coordinarla. Agli incontri un piccolo gruppo avrebbe discusso su cosa significhi essere LGBTQ, avrebbe pregato e riflettuto sul libro di un autore cattolico: “Durante tutto quel periodo, mi pare che abbiamo raggiunto molte persone” spiega Steven.
Ma quel periodo durò poco, perché Wolf ricevette la richiesta per un’intervista da parte del New York Times alla fine del 2018 per una serie sui preti cattolici gay. All’epoca Wolf non era dichiarato pubblicamente, anche se aveva collaborato con un’organizzazione nazionale che si occupava della pastorale dei cattolici LGBTQ: uno dei suoi membri lo presentò al reporter del Times.
Steven ricorda che Wolf gli parlò dell’articolo prima che uscisse: “Ero molto orgoglioso che padre Steve avesse fatto l’intervista, ma le conseguenze sono state davvero orribili”.
“Le conseguenze”
La reazione al fatto che il nome di Wolf comparisse sul Times fu immediata ed intensa: “Il dissenso di un prete apertamente ‘gay’ scandalizza una parrocchia del Tennessee” titolava un articolo di Crisis Magazine, una pubblicazione cattolica conservatrice. “Difendete la fede all’Immacolata Concezione!” era quello di una petizione di change.org che ricevette più di 1.100 firme.
La petizione, ideata e promossa da un piccolo gruppo di parrocchiani arrabbiati dell’Immacolata Concezione, chiedeva alla diocesi di rimuovere Wolf, mettere al bando il suo libro “Gay Respect in the Good News” e di scrivere una lettera da leggersi durante “ogni Messa, in tutte le parrocchie della diocesi, riconoscendo pubblicamente che padre Wolf insegnava l’errore”. Fino a che il vescovo J. Mark Spalding non avrebbe agito, i firmatari della petizione avrebbero sospeso le donazioni alla parrocchia.
Una petizione comunque non era abbastanza. Un gruppo Facebook di cattolici di Clarksville, che prima era stato un forum per discutere tutto un ventaglio di questioni, diventò esclusivamente una piattaforma per parlare di Wolf e dare impulso alla petizione.
Il contraccolpo non influenzò tanto Wolf, quanto la gestione della situazione da parte della diocesi, ma comunque gli fece male: “Pian piano sono gradualmente scivolato in una terribile depressione, che non faceva che peggiorare. Ero arrivato al punto da non poter più dire Messa. Non potevo fare niente”. Non è un’esagerazione, racconta Steven: “Stava davvero rovinando la salute mentale di padre Steve. Quanto ha dovuto combattere e stare a galla!”.
Lasciare Clarksville
All’inizio di aprile del 2019 il vescovo rilasciò una dichiarazione che diceva di aver trovato Wolf “un pastore efficace al servizio della comunità”, secondo la copia data allo stesso Wolf. Nella dichiarazione il vescovo affermava che il libro di Wolf non aveva nessun imprimatur né nessuna autorizzazione ecclesiastica ufficiale, aggiungendo che avrebbe valutato il suo operato.
Wolf interpretò l’ultimo punto nel senso che il vescovo avrebbe mandato qualcuno a supervisionare gli incontri della pastorale LGBTQ, cosa che non era mai accaduta. Il portavoce della diocesi Rick Musacchio ha affermato, in una recente dichiarazione, che “il ministero di padre Wolf per la comunità LGBTQI è stato esaminato direttamente con lui. Il sostegno del vescovo a padre Wolf come pastore, insieme al messaggio che il ministero deve essere in pieno accordo con l’insegnamento della Chiesa, e al fatto che il suo libro non può essere considerato un’espressione autentica della fede e della morale cattoliche, sono stati ampiamente pubblicati e condivisi”.
Monsignor Spalding ha declinato la richiesta di un’intervista.
Wolf sperava che il vescovo facesse un’ispezione più formale, e ne presentasse le conclusioni ai parrocchiani. In diversi articoli e nei post dei social media, questi parrocchiani hanno detto che monsignor Spalding non li ha mai incontrati, nemmeno dopo le loro ripetute richieste in tal senso.
Anche se la situazione si poteva risolvere, alla fine per Wolf diventò insostenibile: “Non ero più in grado di tollerare l’omofobia della Chiesa istituzionale. Ero arrivato al punto in cui non ne potevo più”.
Meno di due mesi dopo la prima dichiarazione del vescovo sulla sua situazione, Wolf si dimise e andò in pensione.
La vita dopo il sacerdozio
Dopo il ritiro, sostituì i sacerdoti dove era necessario, iniziò a passare più tempo a scrivere, dipingere e suonare l’ukulele, Si unì a Nashville in Harmony, un coro LGBTQ, e fece il volontario per PFLAG Nashville, un gruppo per i diritti LGBTQ.
Riprese i contatti con un vecchio amico del seminario, e i due si innamorarono. Adesso stanno organizzando la loro unione civile: “Adesso è così felice, ed è bello vederlo rifiorire” dice Maddie Wolf, “Prima non poteva farlo, non quanto avrebbe potuto”.
Se le cose fossero andate diversamente a Clarksville, Wolf sarebbe potuto andare in pensione più tardi, ma riconosce lui stesso che verosimilmente non avrebbe incontrato il suo compagno.
In una dichiarazione Musacchio dice che, a conoscenza della diocesi, Wolf è il solo sacerdote che è stato in servizio attivo che ha fatto pubblicamente coming out. Attualmente nella diocesi, che include le provincie del Middle Tennessee, tra cui quelle di Montgomery e Davidson, ci sono 79 preti impegnati nel ministero pastorale.
Eppure, quello che è successo è successo, e Wolf ha trovato una strada che, secondo sua sorella, “gli dà un po’ più di spazio per respirare e conoscersi meglio”.
Wolf è sempre stato più di un semplice “prete gay che ha fatto coming out ed è stato cacciato”, secondo Karen Slater, la cugina di Wolf. I suoi cari ora pensano che per lui ora sia solamente un po’ più facile: “Anche solo per annunciare la propria verità, poterla dire ad alta voce ed essere quello che sei, indipendentemente da come le persone reagiscono: c’è qualcosa di liberatorio in questo” conclude Maddie Wolf.
* Liam Adams si occupa di religione per il Tennessean. Potete trovarlo all’indirizzo email adams@tennessean.com o su Twitter: @liamsadams
Testo originale: This former priest came out in Nashville’s Catholic diocese. Here’s his journey