Fare la storia nella chiesa cattolica con la benedizione di una coppia gay
Articolo di Amy Harmon*, Ruth Graham** e Sarah Maslin Nir*** pubblicato sul sito del The New York Times (Stati Uniti) il 19 dicembre 2023 liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Come sacerdote gesuita per più di due decenni, padre James Martin ha impartito migliaia di benedizioni su rosari, su bambini, su case, barche e pasti, su statue di santi, su malati, su spose e sposi.
Mai prima d’ora, però, gli era stato permesso di benedire una coppia omosessuale fino a lunedì, quando il Papa ha detto che è possibile impartire tali benedizioni, un annuncio che ha generato un grande clamore in tutta la Chiesa.
Martedì mattina, Damian Steidl Jack, quarantaquattro anni, e suo marito Jason Steidl Jack, trentotto anni, si sono presentati davanti a padre Martin nel soggiorno di un appartamento nel West Side di Manhattan.
La coppia, un po’ in ritardo per colpa della metropolitana, era vestita in modo casual. Damian, un designer floreale, si è complimentato con padre Martin per il profumo di pino dell’albero di Natale.
In linea con l’ammonimento del Vaticano secondo cui una benedizione di questo tipo non dovrebbe essere eseguita con «abbigliamento, gesti o parole che siano propri di un matrimonio», padre Martin non ha indossato i paramenti e non ha letto da un libro liturgico. D’altra parte, non c’è nessuna benedizione per le coppie dello stesso sesso nel corposo volume di benedizioni pubblicato dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti. Ha invece scelto una delle sue letture preferite, tratta dall’Antico Testamento.
«Il Signore vi benedica e vi protegga», ha esordito padre Martin, toccando le spalle dei due uomini. Essi hanno chinato leggermente il capo e si sono presi per mano.
«E che Dio onnipotente vi benedica», ha detto facendo il segno della croce, «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen».
Poi, con l’emozione evidente sui loro volti, i tre uomini si sono abbracciati.
Padre Martin è probabilmente l’operatore della pastorale LGBT+ di maggior spicco in America. Si è incontrato spesso con papa Francesco con l’obiettivo di rendere la Chiesa cattolica romana più inclusiva e in autunno, su invito del Papa, ha partecipato a un incontro mondiale sul futuro della Chiesa.
Martedì mattina era lontano dalle stanze del potere. Era a casa, a fare la storia. Padre Martin aveva atteso per anni il privilegio di poter recitare una preghiera del genere, per quanto semplice, ma in modo palese, non clandestinamente.
«È stato davvero bello», ha detto padre Martin martedì, «poterlo fare apertamente».
La decisione del Papa è stata accolta come una vittoria storica dai sostenitori dei cattolici gay, che la descrivono come un significativo gesto di apertura e di cura pastorale, e come un segnale del fatto che anche un’istituzione la cui età si misura in millenni può cambiare.
La decisione non ribalta la dottrina della Chiesa secondo cui il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna. Non consente ai sacerdoti di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso. Si preoccupa di distinguere tra il sacramento del matrimonio, che deve avvenire in una chiesa, e la benedizione, che è un gesto più informale, persino spontaneo.
Inoltre, la benedizione di una coppia omosessuale da parte di un sacerdote non dovrebbe avvenire in concomitanza con una cerimonia di unione civile.
La notizia della decisione del Papa si è diffusa rapidamente tra i cattolici gay, molti dei quali hanno iniziato i preparativi per le proprie benedizioni dopo l’intenso periodo natalizio.
La mattina dell’annuncio del Papa, il marito di Michael McCabe, Eric Sherman, è corso nello studio della loro casa, un appartamento di Forest Hills, nel Queens, trafelato per la notizia: la loro unione che dura da quarantasei anni poteva finalmente essere benedetta.
«Si aspetta così a lungo che la Chiesa si faccia sentire, che si perde la speranza», ha detto il signor McCabe, settantatré anni, che partecipa alla messa ogni domenica nella chiesa di San Francesco Saverio nel quartiere Chelsea di Manhattan.
La coppia si è sposata nel 2010 in Connecticut, prima che i matrimoni omosessuali diventassero legali nel loro stato di origine, lo Stato di New York. Da tempo si erano rassegnati alla posizione della Chiesa, anche se non erano completamente in pace con essa, ha detto il signor McCabe.
«So che la mia identità e la relazione con mio marito sono cose buone», ha detto il signor McCabe, che insegna catechismo ai bambini della prima elementare in parrocchia.
Sebbene la decisione del Papa non arrivi al punto di consentire il riconoscimento del matrimonio del signor McCabe, egli ha detto che non poteva che trovare gioia nella notizia. Dopo aver gioito con suo marito lunedì, ha inviato una e-mail al suo sacerdote di riferimento. Hanno in programma di ricevere una benedizione all’inizio del nuovo anno.
Non è stato subito chiaro come i diversi sacerdoti del Paese avrebbero risposto all’invito del Papa a benedire le coppie gay. L’annuncio dà ai singoli sacerdoti la possibilità di offrire le benedizioni e li incoraggia a farlo, ma non li obbliga. Le coppie gay che vivono in diocesi più aperte potrebbero avere maggiori probabilità di trovare un sacerdote disponibile rispetto a quelle che vivono in diocesi conservatrici.
A Chicago, il cardinale Blase J. Cupich, un grande alleato di papa Francesco, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che nella sua arcidiocesi «accogliamo con favore questa dichiarazione, che aiuterà molti altri nella nostra comunità a sentire la vicinanza e la accoglienza di Dio». Molti altri vescovi sono rimasti finora muti. I critici conservatori hanno affermato che la mossa del Papa, nella sostanza, incoraggia i sacerdoti a benedire il peccato.
«Sono sicuro che molti vecchi vescovi sono aperti a questa tematica, e molti giovani sacerdoti dovranno essere convinti», ha detto Massimo Faggioli, professore di teologia alla Villanova University, ricordando che la maggioranza dei sacerdoti cattolici giovani negli Stati Uniti sono conservatori.
A New York, dove alcune chiese cattoliche progressiste sono state in prima linea nell’accogliere i parrocchiani LGBT+, ma si sono bloccate quando si è trattato di sposarli e di santificare le loro unioni, la notizia arrivata dal Vaticano è stata entusiasmante per alcuni sacerdoti tanto quanto lo è stata per i loro parrocchiani.
«Io dico che è arrivato il momento della svolta», ha detto il Rev. Joseph Juracek, parroco della Chiesa di San Francesco d’Assisi a Midtown, che ritiene che la Chiesa si stia finalmente allineando agli insegnamenti di Gesù: «Questo è il cuore del suo insegnamento: che Dio è per tutte le persone».
Mentre molti cattolici hanno festeggiato la decisione del Papa, altri hanno ritenuto che fosse insufficiente e che arrivasse troppo tardi. Alcune persone LGBT+ che hanno lasciato la Chiesa anni fa, non sentendosi accolti, hanno detto che si tratta di una mezza misura che non li convincerà a tornare.
Thomas Molina-Duarte, trentasette anni, assistente sociale a Detroit, è stato per molti anni un membro attivo della sua parrocchia cattolica. Ma quando lui e suo marito si sono sposati, hanno dovuto farlo in una chiesa episcopale e alla fine si sono uniti a una “chiesa domestica”, dove si riuniscono con un piccolo gruppo per analizzare in maniera approfondita i testi della Bibbia.
«Accolgo con favore la notizia, ma non mi farà tornare alla Chiesa», ha detto il signor Molina-Duarte a proposito della decisione del Papa. «Abbiamo trovato una comunità di altre persone in cui sentivamo di poter contribuire con la pienezza del nostro essere e della nostra identità».
A New York, Damian e Jason Steidl Jack, che si sono sposati l’anno scorso, avevano già discusso la possibilità di una benedizione con padre Martin, un amico di lunga data di Jason. Quando lunedì pomeriggio padre Martin ha inviato un messaggio per chiedere se volevano una benedizione, hanno colto al volo l’offerta.
«La grazia di Dio è all’opera nelle nostre vite, indipendentemente dal fatto che il Vaticano faccia o meno un annuncio», ha detto Jason, assistente alla cattedra di studi religiosi presso la St. Joseph’s University di Brooklyn e sostenitore dei cattolici gay. «Ma siamo desiderosi del sostegno delle nostre comunità e dei pastori che si occupano di noi».
Tornando alla stazione della metropolitana dalla residenza della comunità gesuita di padre Martin, Jason e Damian hanno detto che la benedizione che ha impartito loro è stata al tempo stesso ordinaria e profonda.
«È una grazia che si aggiunge alle tante che abbiamo ricevuto», ha detto Jason. Si sentivano parte della storia, e stavano anche andando a incontrare la madre di Damian da Walmart per fare la spesa di Natale.
«È come hai detto tu», ha detto Jason al marito, «è come se finalmente stiamo rivendicando il nostro spazio».
*Amy Harmon si occupa di come l’evoluzione del concetto di genere influenzi la vita quotidiana negli Stati Uniti.
**Ruth Graham è una reporter nazionale, con sede a Dallas, che si occupa per il Times di religione, fede e valori.
***Sarah Maslin Nir si occupa di breaking news per la sezione Metro. È stata finalista al Premio Pulitzer per la serie Unvarnished.
Testo originario: Making History on a Tuesday Morning, With the Church’s Blessing