Fatti come un prodigio. Da Roberto a Roberta, ora sono me stessa
Testimonianza di Roberta letta alla IX Veglia di preghiera per le vittime dell’omo-transfobia tenutasi a Firenze il 20 Maggio 2015
Il mio nome oggi è Roberta. E’ lei che ho scelto di essere, ma in origine ero Roberto. Lui era inadeguato a quella vita, così, attraversando varie fasi di vita, è arrivato a quella che conoscete oggi… me stessa! Ma per arrivare fino a qui di strada ne ho fatta tanta, di cose ne ho viste e vissute tante. Quanto ho mentito alla mia famiglia e ai compagni che mi sono stati accanto! Perché a tutti loro ho nascosto Desiré, altra fase di questo lungo cammino: quel segreto che nessuno doveva scoprire, fatta di eccessiva femminilità incarnata in un corpo allora da maschio, ma che, proprio per quella sua eccessiva ed esasperata femminilità, rispecchiava il desiderio nascosto di “femme fatale” di ogni uomo che ho conosciuto – perché apparteneva ad un’altra vita, ad altre richieste e ad altre realtà.
Ma questo cammino è fatto anche di dolore e sofferenze, il dolore e il dispiacere di perdere l’affetto della famiglia, e sentirsi, ad un certo punto, figlia e parente di nessuno; il dolore di domandarsi continuamente se sarà così per sempre; i punti interrogativi su come sarò e come sarà la mia vita; il dolore di quando, poco tempo fa, qualcuno mi ha detto che non posso aspettare di portarmi una vita normale dietro di me.
Per giorni sono stata male, perché quei punti interrogativi erano boomerang. Mi sono chiesta se fosse vero, ho cercato di non crederci, ma quanto è stato difficile tutto questo! M
a la forza, il coraggio e la voglia di essere me stessa sta superando man mano il dolore e il dispiacere di una triste realtà che non so se mi toccherà finché non la vivrò fino in fondo. Perché la vera rinascita non è stata 35 anni fa, e non è stata Desiré, ma è quella di oggi, della donna che sono e che diventerò: Roberta.