Fedeli alla speranza anche nell’oppressione (At 16:9-15)
Riflessioni bibliche di Bridgette Young, Mark D. Jordan e David O. Jenkins tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Atti 16:9-15 segna l’inizio della predicazione del Vangelo in altre parti dell’Impero romano, oltre i confini della Palestina. In questo passo compiamo un viaggio con il recentemente convertito Paolo e i suoi compagni verso i centri del potere e le periferie.
Paolo si reca a Filippi, una prominente colonia romana nell’attuale Grecia nord-orientale, piena di soldati, mercanti, ufficiali del governo e aristocratici. Qui, nel bel mezzo del potere e del privilegio imperiale, il Vangelo verrà predicato ai Gentili e ai Giudei. La cultura dominante, le usanze legali, la prassi sociale e religiosa verranno messe davanti a una nuova visione.
– Quando avete la visione di una comunità giusta e amorevole, chi è incluso nella vostra visione?
Paolo e chi viaggia con lui cercano il posto in cui prega la locale comunità giudaica. Paolo esce dalle porte della città di Filippi e si ferma lungo il fiume per predicare a un gruppo di donne. Lidia, un’agiata donna d’affari, è scossa dal messaggio del Vangelo e apre la sua casa e il suo cuore a Paolo e ai suoi compagni. Il fiume, un luogo per emarginati, ora diventa un fiume di vita.
Questo evento porta con sé grandi lezioni, forse in maniera particolare per le e i credenti LGBT. Ci fa venire alla mente quanto spesso siamo stati costretti a vivere come viandanti e quanto contiamo sull’ospitalità di altri LGBT per sopravvivere o per fondare un nuovo nucleo. Il passo proclama la buona novella che il posto del Vangelo si trova sia nel centro del potere che ai margini. I soldati, la nobiltà e i governanti sono messi di fronte a una nuova visione del mondo. Anche chi vive ai margini, come le donne che hanno trovato un posto fuori dalle porte, odono la buona novella e ne diventano portatori e portatrici per il mondo.
– Quali sono i luoghi, le rive di isolamento nella nostra società in cui il Vangelo può portare nuova vita e speranza, sia all’interno che all’esterno di quelle comunità?
Il Salmo 66 (67) ha come tema la benedizione universale di Dio a tutte le nazioni. Ci ricorda che la salvezza, l’amore, la grazia e la giustizia sono aperte e disponibili a tutti. Se non siamo riusciti a sentirlo, il messaggio viene ripetuto: Dio benedice. Dio splende. Dio salva. Dio benedice. La benedizione e lo splendore non sono solo per l’individuo ma anche per le nazioni e per la Terra intera.
Apocalisse 21:10, 22-22:5 echeggia il tema della benedizione e della speranza nella rivelazione fatta a san Giovanni. È una parola di speranza per le definitive ed eterne benedizioni verso chi è rimasto fedele nonostante l’esclusione, l’oppressione o l’esilio. In realtà questa iniziale esclusione può essere problematica per molti lettori. Apocalisse 21:27 dice che “chi commette abominio o falsità” non entrerà nella città. La maggior parte della comunità LGBT conosce il dolore di sentirsi appioppare le parole “abominio” e “vergogna” come etichette poste su di loro e la loro vita. Gli LGBT non dovrebbero introiettare queste parole come una condanna rivolta in particolare a loro. Tutta l’umanità è soggetta alla vergogna dell’idolatria. Non è l’orientamento sessuale o l’identità di genere a creare un “abominio” ma l’elevare le cose create al livello di “dèi” nella nostra vita.
Dio ci chiama ad essere buoni gestori di tutti i doni e le benedizioni che ci sono stati dati, inclusa la sessualità umana. Quando eleviamo ad idoli il denaro, il potere, le istituzioni, le relazioni e sì, anche la nostra sessualità, allora rischiamo di non entrare nella città di luce, semplicemente perché preferiamo stare nell’ombra.
– In che modo possiamo rimanere fedeli anche quando siamo esclusi o oppressi?
In Giovanni 5:1-9 apprendiamo che la guarigione viene da direzioni inaspettate quando l’egoismo cede il passo alla fiducia e al coraggio. L’infermo, incapace di camminare, che aspetta da lunghi anni, sa che deve raggiungere l’acqua per primo per poter essere curato. Non c’è nessuno ad aiutarlo a scendere nella piscina. Tutti si muovono prima di lui. Ma Gesù gli dice “Non hai bisogno di raggiungere l’acqua. Io ti aiuterò a camminare.” Gesù esemplifica il genere di aiuto che molte persone LGBT hanno sperimentato. Noi siamo spiritualmente guariti, non secondo le regole che ci hanno insegnato, ma dando fiducia a qualcuno che sta di fianco a noi nell’amore.
– Quando le persone LGBT sono state benedette o guarite da chi non vi sareste aspettata una tale compassione?
La nostra preghiera
Dio del nostro viaggiare
nella gioia, nel dolore, nella rabbia
poniamo la nostra fiducia nel tuo amore e nella tua guida infallibili.
Sorelle e fratelli di tutti i colori, di tutte le età, orientamenti sessuali e capacità
noi siamo una cosa sola in Cristo!
Insieme viaggiamo.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Easter to Pentecost Year C