Fiducia Supplicans, le persone LGBT, la Chiesa cattolica e le nuove regole del gioco
Articolo di James Alison* pubblicato sul settimanale cattolico THE TABLET (Gran Bretagna) il 4 gennaio 2024, pp.9-10, liberamente tradotto da Valeria e Luigi de La Tenda di Gionata
Nessuna grande istituzione cristiana è stata in grado di affrontare la questione dell’inclusione delle persone LGBT senza la minaccia o vivendo uno scisma. Riaffermando l’insegnamento tradizionale (cattolico) sul matrimonio, ma insistendo sul fatto che le coppie dello stesso sesso sono “benedette” piuttosto che “da disprezzare”, Papa Francesco ha aperto una strada che consentirà ai cattolici LGBT di essere ascoltati alle loro condizione, pur mantenendo l’unità della comunità Chiesa.
Il mio cuore è sprofondato nel sentire di un nuovo documento del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) che avrebbe colpito profondamente me e coloro tra i quali svolgo il mio servizio (pastorale), come tutti noi precari nella vita della Chiesa.
Il Dicastero per la Dottrina della Fede non crea una nuove dottrine, ma definisce i modi in cui applicarle che sono pensati più o meno bene. Ma il suo precedente tentativo (sulle benedizioni delle coppie omosessuali) è stato così mal congegnato che ho dovuto ricorrere all’umorismo nel mio precedente articolo sul settimanale The Tablet (“Come riconoscere un capriccio”, 22 marzo 2021), per diminuire il livello di scandalo causato (da questo documento) tra le persone LGBT e tra coloro che gli sono vicine. Dovrei fare di nuovo la stessa cosa anche in questo caso (sul nuovo documento sulla benedizione delle coppie omosessuali)?
Ho deciso di non farmi coinvolgere in questo conflitto, ma di aspettare che le reazioni iniziali si calmino. Per “riuscire a venir fuori da questi labirinti volando più alto” è necessario “pensare lentamente”, una pratica che il Santo Padre ha raccomandato nel suo discorso annuale alla Curia, pochi giorni dopo la pubblicazione di Fiducia Supplicans.
Quindi, seguendo il suo consiglio, e con una piccola “visione dall’alto”, penso che ci siano due “cose” che accadono contemporaneamente quando si affrontano le questioni LGBT nella Chiesa. Una riguarda i processi in corso; l’altra sono gli atti di concreti della Chiesa.
Lentamente ma silenziosamente – e molto più attraverso le relazioni personali che attraverso l’insegnamento ufficiale – i processi e le spinte ci stanno portando verso la consapevolezza che la comprensione antropologica su chi siamo, sta diventando una realtà condivisa: cioè che noi persone LGBT non siamo persone eterosessuali difettose, perciò i tentativi di categorizzare chi siamo e di come viviamo, attraverso deduzioni negative rispetto all’atto coniugale aperto alla procreazione, sono sbagliati e dannosi. Questo è il percorso “sinodale” in corso.
Ci vorrà tempo perché i cambiamenti nei rapporti, che avvengono in tante culture diverse e a velocità diverse, non possono essere ignorati imponendo una nuova dottrina, senza un grave rischio di scisma. Ma il movimento va chiaramente in una direzione: quella d’imparare che noi persone LGBT siamo sincere, quando condividiamo ciò che abbiamo imparato su noi stessi, perché nel nostro cammino di conversione per diventare figli e figlie di Dio la grazia ci raggiunge a partire da quello che siamo e non nonostante ciò che siamo.
Il recente Sinodo ha portato avanti questo processo chiedendo, con un’ampia maggioranza, una riconsiderazione della nostra solita antropologia in modo da includere ciò che stiamo imparando induttivamente sull’essere umano.
A tal fine i delegati hanno proposto incontri di alto livello con garanzie di riservatezza, in maniera tale da far emergere la condivisione sincera. Incontri ai quali alcuni di noi possano parlare in prima persona come testimoni. Perché, come è ovvio, non può esserci una vera discussione “su di noi” senza di noi.
Contemporaneamente a questi processi che muovono il cambiamento, ci sono anche atti di governo (nella chiesa), di cui Fiducia Supplicans è un esempio particolarmente calzante. Questi ultimi atti sono al servizio soprattutto di un obiettivo: promuovere l’unità ed evitare lo scisma. Ed è in questa luce che ho accolto con grande entusiasmo il nuovo documento.
Ricordiamoci che non esiste un grande organismo cristiano che sia stato in grado di affrontare questa questione senza la minaccia di uno scisma, o senza averlo vissuto nella realtà. Coloro che hanno rifiutato d ‘iniziare o di affrontare (questo cambiamento) hanno dovuto rinunciare agli elementi basilari del cristianesimo e si sono alleati con espressioni violente dei “poteri di questo mondo”, compresa la criminalizzazione e persino le esecuzioni, al fine di mantenere una finta purezza che inganna solo loro stessi.
Considerato come le questioni LGBT siano diventate una “cartina di tornasole”, un “punto critico ermeneutico” per tutta una serie di altre questioni – cultura, psicologia, storia coloniale, cambiamenti nella struttura familiare – mi sono chiesto a lungo come il successore di Pietro avrebbe potuto esercitare il suo ministero di unità in questo ambito. Questo ministero è intrinseco alla cattolicità della Chiesa e, se esercitato bene, potrà avere effetti importati ben oltre le strutture visibili della Chiesa cattolica.
Ora ho la mia risposta. Anche se il processo di comprensione della verità in questo ambito avanzerà troppo lentamente per quelli di noi che vivono in alcuni paesi, e troppo rapidamente per quelli che vivono in altri, comunque avanzerà.
Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha predisposto una sorta di “copertura mobile”, sotto la quale siamo tutti invitati a confrontarci con la sfida di lavorare attraverso il discernimento delle coscienze: “le regole del gioco” servono a garantire l’unità e ad evitare lo scandalo, con la promessa di un tocco disciplinare non oppressivo.
Primo punto: stabilire un profilo fermamente conservatore della dottrina tradizionale. Punto successivo: estendere fin quasi al punto di rottura tutto ciò che è possibile, in base a questo profilo.
E questa, a mio avviso, la genialità di Fiducia Supplicans, ed è il motivo per cui è fedele al pensiero di Papa Francesco nel solco dell’Amoris Laetitia (cosa che il Responsum del DDF del 2021 chiaramente non era): e riesce ad uscire dal labirinto “dall’alto”, utilizzando una riflessione sulle benedizioni per rendere evidente il concetto cattolico dell’abbondanza della grazia. Che poi si estende nella massima misura possibile: a tutti noi.
Mi sento davvero privilegiato di aver compiuto i miei studi teologici formali in Brasile! Ho svolto il mio ministero in parrocchie dove solo una piccola percentuale delle persone aveva avuto un primo matrimonio “debitamente formalizzato”.
Dove un cardinale conservatore mi ha esortato ad attenermi con flessibilità al diritto canonico e ad evitare qualsiasi insegnamento morale diverso dai Dieci Comandamenti, per non imporre pesi gravosi sui fedeli. Ciò era ben lontano dalle tentazioni di ipocrisia così forti nei nostri paesi di lingua inglese. I nostri modelli religiosi sono stati rimodellati dalla riforma; e i nostri leader religiosi, anche quelli cattolici, sono così facilmente sedotti da racconti moralistici e legalistici sulla “bontà”.
Fiducia Supplicans dà le “regole del gioco” secondo le quali la cattolicità deve essere vissuta in modo da preservare l’unità perchè la Chiesa è per i peccatori. Tutti viviamo nel fango, eppure tutti possiamo essere trasformati in diamanti a partire da dove siamo.
Lasciate la dottrina ufficiale dov’è, almeno per il momento, ma non usatela mai per giudicare gli altri, perché quella è la strada per l’inferno. Nel frattempo, imparate a considerare “benedette”, piuttosto che “spregevoli”, le persone che potresti aver disprezzato, e poi lascia che la grazia sottile e impalpabile di Dio renda efficace la benedizione nelle loro – nostre – vite, e ci aiuti a comprendere cosa possiamo imparare gli uni dagli altri, su chi siamo veramente.
Dunque è una concezione cattolica della Grazia del tutto in linea con la tradizione, non troppo preoccupata dal peccato, ma resa visibile attraverso un ricco resoconto di benedizioni, il tutto tenuto insieme con una disciplina non troppo pesante: questa è la strada per essere uniti nel processo di comprensione e maturazione che le questioni LGBT stanno provocando in tutto il mondo.
Tuttavia l’insistenza sul fatto che le coppie dello stesso sesso sono “benedette” piuttosto da “disprezzare” ha toccato anche un nuovo tasto. Immagina, se vuoi, di vivere in un regno su un’isola, magari da qualche parte nel Mare del Nord. Immagina che ci siano persone che arrivano sulle sue rive in barca. Alcuni li chiamano “immigrati illegali”, mentre altri li chiamano “richiedenti asilo”.
Nel primo caso si presuppone che non siano persone “come noi”, e non potrebbero mai essere “come noi” e che debbano essere trattate come criminali e deportate immediatamente. Nel secondo caso: qualunque sia il loro status, da qualunque parte provengano, comunque siano arrivate qui, bisogna agire lentamente e con pazienza, poiché il loro desiderio di essere “dei nostri” può essere reale e legittimo, e comunque dobbiamo presumere che sia così all’inizio. Alla fine, potrebbero rivelarsi non solo “come nostri”, ma anche “i migliori tra di noi”.
Tuttavia, contrariamente a qualsiasi fantasia da Mare del Nord, nel Regno di Cristo tutti i residenti sono in realtà anche immigrati, e tutti manifestano la genuinità della loro residenza aprendo le braccia verso coloro che potrebbero arrivare, non issando barriere contro gli altri che temono. E mentre lo fanno scoprono che anche le regole ben consolidate del Regno in cui vivono cominciano a cambiare, poiché il loro “noi” smette di essere definito rispetto a un “loro” di cui sanno molto poco.
Cominciano a essere “contagiati” da un desiderio più grande di benedire e dalla consapevolezza di essere stati benedetti da coloro di cui hanno osato parlare bene.
Vedremo presto se il cardinale Víctor Manuel Fernández e i suoi colleghi saranno all’altezza del compito di vivere la promessa di Fiducia Supplicans: saranno imparziali nel dare spinte alle diverse parti della Chiesa?
Saranno altrettanto forti nel disinnescare la riluttanza delle gerarchie africane a sostenere la depenalizzazione dell’omosessualità (senza la quale il termine “benedetto” piuttosto che “da disprezzare” non ha alcuna possibilità di esistere), come lo sono nel rallentare i tedeschi nel loro percorso verso riti e benedizioni formali scritte?
Ci saranno molte prove di Fiducia Supplicans nel modi con cui si vorrà supportare la gestione dell’unità della Chiesa nei prossimi anni, ci saranno molte opportunità per vedere questa avventura in azione, mentre alle nostre coscienze verrà raccomandato di giungere a una verità condivisa.
Da giovane ero entusiasta del resoconto di Chesterton sull’Ortodossia, e ora, leggendo attentamente Fiducia Supplicans, mentre sono testimone dell’azione dello Spirito e degli atti di governo, in continua evoluzione, che sono al servizio dell’azione dello Spirito, percepisco qualcosa di ciò che Chesterton intendeva con “carro celeste” che porta la “verità selvaggia, vacillante, ma eretta”. Che la partita inizi!
* James Alison è un sacerdote cattolico, teologo, conferenziere, predicatore di ritiri e predicatore itinerante. Quando non è in viaggio, vive a Madrid.
Testo originale: LGBT, the Church and the new rules of the game