Fra Dolcino visto dal suo rifugio alpino, il rifugio di tutte le minoranze
Articolo di Giacomo Tessaro pubblicato sul blog di Arcigay Rainbow Valsesia-Vercelli e Biella il 14 settembre 2016
Il 2016 è stato il secondo anno che la nostra Arcigay si è recata alla tradizionale commemorazione di Fra Dolcino, che si svolge ogni seconda domenica di settembre alla Bocchetta Margosio, lungo lo spartiacque tra Mosso e la Valsessera, vicino a quel monte Rubello dove Fra Dolcino tentò l’ultima resistenza alle forze coalizzate contro di lui tra il 1306 e il 1307.
Quest’anno, a differenza degli anni scorsi, sarà una bellissima giornata di sole e lo capiamo subito percorrendo la Panoramica Zegna con i suoi scorci sereni. Dovendo dipendere da altri per il trasporto, ogni anno mi chiedo se potrò partecipare a questa occasione di festa e di impegno che mi piace molto e mi conferma nella mia fede sia cristiana che civile. Anche quest’anno io e Mauro troviamo il passaggio di Sandra, che frequenta con noi la comunità metodista di Vintebbio.
Il mio grande rammarico è non avere scoperto prima questa ricorrenza, che si celebra dal 1974, di non aver potuto condividere per un numero maggiore di anni una giornata che ora mi sta molto a cuore. La mia speranza, ora, è di non recidere il legame creatosi tra me e questo luogo, questa Bocchetta Margosio così stupenda quando lo sguardo può spaziare dal tratto terminale della Valsessera al Monte Rosa, alle molte cime di cui non ricordo il nome, per salire poi al piccolo spiazzo dove, stretto tra il dirupo, il bosco e una base militare costretta a cedere un tratto di terreno, si trova il cippo commemorativo di Fra Dolcino, nel luogo dell’obelisco eretto nel 1907 e distrutto dal regime fascista.
Come dicevo, questo è il secondo anno che la nostra Associazione porta la sua presenza a questa commemorazione voluta nel 1974 dall’indimenticato Tavo Burat per celebrare a un tempo la fierezza delle popolazioni alpine, tema prediletto della sua vita di uomo e di studioso, e il diritto al dissenso religioso, da lui praticato aderendo alla piccola Chiesa Evangelica Valdese.
In Fra Dolcino in questi quarant’anni si è voluto celebrare la resistenza delle popolazioni montane, le loro prerogative e la loro cultura spesso minacciata (anche oggi dallo sfruttamento economico globalizzato), il dissenso al potere e la libertà all’insegna dell’alternativa (religiosa, politica, sociale). Con il tempo, accanto al culto con Santa Cena secondo la tradizione riformata valdese (curato dalla comunità valdese di Biella con l’apporto, di anno in anno, di altre comunità e singoli, come ad esempio la comunità di Vintebbio e la Federazione Giovanile Evangelica), sotto il segno di Fra Dolcino sono venute riunendosi varie anime (sinistra comunista e socialista, anarchici, libertari, ecologisti, componenti autonomiste, associazioni culturali) provenienti da molte zone del Nord Italia che hanno dato vita, assieme a Tavo Burat e al Centro Studi Dolciniani di Biella, alla commemorazione “laica” dell’”eresiarca” al cippo di monte Rubello, con l’offerta di una corona di fiori e i canti delle tradizioni operaie e anarchiche, in mezzo alle bandiere delle molte anime che in Fra Dolcino vedono un simbolo di libertà e di ribellione a tutti i poteri. Per tutta la giornata nello spiazzo della Bocchetta Margosio e nella sottostante baita è possibile vedere banchetti di libri, rappresentazioni teatrali e musicali e discorsi dei rappresentanti delle varie associazioni presenti, preceduti dalla relazione del Centro Studi Dolciniani.
Io, Anita, Mauro, Morena ed Enrico abbiamo portato al cippo, assieme alle altre bandiere, ognuna con la sua storia, anche i colori arcobaleno di Arcigay nel segno della non discriminazione e dell’accettazione di tutte le minoranze. Per me personalmente, come ho avuto modo di dire, la seconda domenica di settembre è una festa di fede cristiana e di impegno civile e la onoro partecipando sia al culto valdese che al raduno attorno al cippo.
In occasioni come queste è certamente palpabile la fede laica dei molti che ritengono che “un altro mondo è possibile”, una speranza che il piccolo popolo che si raduna al Margosio si sforza di mantenere viva anche dopo la scomparsa di Tavo Burat, avvenuta nel 2009. Ora anche noi di Arcigay Rainbow siamo un piccolo pezzo di questa realtà nata molti anni fa, in un periodo di grandi speranze e utopie. Sapremo farle nostre e farle riviverle? Io, gli amici e le amiche di Arcigay Rainbow ci proviamo in quel passo montano bellissimo, tra un bicchiere di vino e un panino in compagnia, una bandiera posata sulle spalle mentre saliamo al cippo, uno spettacolo estemporaneo di danze occitane alla baita, parlando dei nostri progetti e delle nostre speranze, di quello che vogliamo e riusciamo a fare. Li/le ringrazio molto per aver voluto condividere con me questa giornata, anche solo per una volta.
Per saperne di più:
https://it.wikipedia.org/wiki/Fra_Dolcino
http://biellaprotestante.blogspot.it/2009/12/e-morto-tavo.html
www.lacittadisotto.org/2009/12/18/e-morto-gustavo-buratti-tavo-burat/