Frammenti di Teologia queer. Il Cristo trasgressivo
Riflessioni teologiche del rev. Patrick S. Cheng* pubblicate sul blog jesusinlove (USA) il 9 dicembre 2010, liberamente tradotte da Andrea D.
[…] Il Cristo Trasgressivo trova origine dal fatto che Gesù Cristo fu crocifisso dalle autorità politiche e religiose del suo tempo per essersi rifiutato di conformarsi ai loro standard di comportamento. Infatti, nei vangeli si vede sempre Gesù trasgredire i vincoli religiosi e legali allora comunemente accettati. In un mondo ossessionato dai rituali di purificazione, Gesù tocca chi è sporco, inclusi lebbrosi, donne sanguinanti e diversamente abili. Mangia e beve con emarginati, esattori delle tasse, peccatori.
Gesù sfida anche le autorità religiose in merito ai loro insegnamenti (come ad esempio guarire di sabato, e le ragioni per il divorzio). Rinnega al sua famiglia biologica, ed è rinnegato dalla sua città. Molte delle sue parabole riguardano la gente stigmatizzata dalla società, come i samaritani. In quanto tale, il Cristo Trasgressivo è la solidarietà di Dio con la sofferenza delle persone LGBT e degli altri che rifiutano di conformarsi alle regole dei principati e dei poteri di questo mondo.
Roberto Shore-Goss, il teologo gay e ministro della Metropolitan Community Church, ha parlato del Cristo Trasgressivo nei suoi pionieristici libri sulla cristologia LGBT, “Jesus Acted Up e Queering Christ: Beyond Jesus Acted Up. In Jesus Acted Up”, che è una sferzante risposta teologica contro il silenzio e l’inazione della società civile e della Chiesa rispetto alla crisi dell’HIV/AIDS, Shore-Goss sostiene che Gesù Cristo è un modello di “pratica trasgressiva” nel promuovere la giustizia sessuale.
Nello specifico Shore-Goss mette a paragone Gesù che caccia i mercanti e rovescia i banchi dei cambiavalute nel Tempio con la protesta di ACT UP/New York nella cattedrale di St. Patrick nei giorni culminanti della crisi dell’HIV/AIDS, in cui i manifestanti sbriciolarono un’ostia consacrata invece di mangiarla.
Per Shore-Goss, entrambe le azioni “hanno violato lo spazio sacro, trasgredito il rituale sacro, e offeso la sensibilità”. Nondimeno, secondo Shore-Goss, entrambi gli atti hanno manifestato una “profonda riverenza per il sacro basata sulla giustizia divina”. Infatti, in “Queering Christ, Shore-Goss” sostiene che l’idea della trasgressione può essere intesa oggi come metafora – se non la metafora – delle teologie queer.
Peccato/Conformismo
Se il Cristo Trasgressivo è Colui che viene torturato e messo a morte per aver osato infrangere le regole della società, allora il peccato (opposto al Cristo Trasgressivo) è il conformismo cieco alle regole della maggioranza. Il peccato del conformismo è qualcosa di abituale in ogni gruppo, inclusa la comunità LGBT. Per esempio, è facile per uomini gay inserirsi nella “scena” gay maschile bianca di classe media, in cui gli standard superficiali di bellezza, corporatura e possesso materiale sono le uniche misure del valore di una persona.
C’è anche il comportamento distruttivo delle lesbiche e dei gay “mainstream”, che volgono lo sguardo altrove, o evitano di protestare, di fronte alle sofferenze di altri emarginati (LGBT e non), che si tratti di razzismo, ingiustizia sociale ed economica o ostilità contro gente stigmatizzata (come i transgender e i bisessuali) all’interno della stessa comunità LGBT.
Di fatto, il peccato del conformismo può facilmente portare a episodi di violenza di massa contro un capro espiatorio o addirittura al genocidio di interi gruppi. Purtroppo il fatto che un gruppo sia stato nel suo passato oggetto di discriminazione non garantisce che sia immune dal peccato di conformismo, in particolar modo quando cerca di prendere le distanze da quelli considerati “troppo diversi” per essere accettati.
Grazia/Devianza
Di conseguenza, la grazia nel contesto del Cristo Trasgressivo è la devianza, la volontà di trasgredire vincoli e norme sociali, legali e religiose. Come nel caso del coming out, la capacità di sfidare tali vincoli e norme non è solo qualcosa che può essere “auspicato” o “guadagnato”, ma è piuttosto un dono di grazia divina. Anche se c’è sempre il rischio reale della crocifissione per aver sfidato le norme sociali, dall’altra parte permane la promessa della resurrezione, nel momento in cui si aderisce all’orientamento sessuale e all’identità di genere datici da Dio.
Possiamo vedere la grazia della devianza in diverse sotto-comunità LGBT che sono di norma marginalizzate, come la comunità transgender, i bisessuali, e la comunità leather, fetish e BDSM (bondage e disciplina, dominazione e sottomissione, sodamasochismo). Queste comunità sono doni per la più larga comunità LGBT. Per esempio, Kuai, una donna transgender di discendenti hawaiani, ciensi, filippini e samoani, ha definito i Mahu (“trans” in hawaiano) come un dono della grazia al mondo: “Noi siamo angeli. Siamo stati inviati sulla terra per assorbire tutti i peccati dell’umanità. Io sono stata messa sulla terra per fare ridere la gente, per renderla felice e per dargli i consigli di cui hanno bisogno”.
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* Il reverendo Patrick S. Cheng, è Teologo, professore del seminario, ministro ordinato della Metropolitan Community Churches (MMC) ed autore del libro ‘Radical Love: An Introduction to Queer Theology’, editore Seabury Books; Marzo 4, 2011.
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Testo originale: Transgressive Christ / Rethinking Sin and Grace for LGBT People