Le famiglie omogenitoriali? Ve le racconto con una fiaba
Intervista a Francesca Pardi*, una madre lesbica, tratta dal sito alfemminile.com l’8 febbraio 2012
Le famiglie omogenitoriali, numerose anche in Italia, sono quelle in cui i genitori sono una coppia omosessuale, madri e padri come chiunque altro, che costruiscono famiglie con la stessa fatica e lo stesso amore delle coppie tradizionali, ma con molte più difficoltà e divieti.
Francesca Pardi è una di loro: ha quattro figli, e ha fondato con la sua compagna una casa editrice, Lo Stampatello, per parlare ai bambini di famiglie diverse dalle solite, tramite il linguaggio e le illustrazioni della fiaba. Coinvolta da recenti polemiche e tentativi di censura per un suo albo illustrato da Altan, prosegue per la sua strada e si racconta in questa intervista.
Come fanno due donne che si amano a farsi una famiglia, in un paese in cui le unioni civili non sono permesse? Come avete fatto?
Siamo andate in Olanda, dove l’inseminazione eterologa, con il seme di un donatore, è legale, e dove siamo state trattate come una qualsiasi coppia non fertile.
Oltre alle difficoltà “pubbliche”, avete avuto difficoltà private, con i genitori dei compagni di classe dei vostri figli, per esempio?
Non ci sono mai stati problemi. Forse c’è chi pensa che sei un mostro e non te lo viene a dire per buona educazione, ma siamo prima genitori che omosessuali, e non ci sono mai stati atteggiamenti omofobi. I bambini sono prioritari, perciò è difficile, anche per chi ha le sue perplessità, ricordarsi tra un pannolino, un capriccio, una merenda e una festa caotica, che noi siamo “diverse”.
Sei una delle fondatrici di Famiglie Arcobaleno. Cos’è e di cosa si occupa?
È un’associazione di genitori omosessuali. L’abbiamo fondata nel 2005 insieme a poche altre coppie (all’epoca solo mamme, oggi ci sono anche tanti papà) per appoggiarci a vicenda nel lungo cammino verso la conquista dei diritti per noi e soprattutto per i nostri figli. Ci sono genitori divenuti tali all’interno di una coppia omosessuale, genitori di figli nati da una relazione eterosessuale, e genitori single omosessuali che hanno scelto di avere dei figli senza partner. Si occupa di lottare per un mondo migliore per tutti, perché i pregiudizi danneggiano molto anche chi li ha.
Ci parli della piccola casa editrice che hai fondato insieme alla tua compagna, Lo Stampatello? Di cosa si occupa e da quale esigenza è nata?
È proprio il caso di chiamarla casa editrice, visto che ci lavoriamo dalle dieci di sera all’una di notte nel piccolo studio vicino alla cucina di casa… È nata per pubblicare un piccolo libro illustrato che racconta la storia della nostra famiglia. L’avevo scritto per gli amici di mia figlia, per rispondere a una domanda che le facevano sempre: “perché hai due mamme?” Provai a mandarlo in giro per editori e una grossa casa editrice per bambini mi fece un contratto per pubblicarlo. A bozze già corrette arriva lo stop: “l’editore è stato avventato, la tematica è troppo delicata”.
Abbiamo pensato che volevamo pubblicarlo lo stesso, e abbiamo fondato LO STAMPATELLO, con il sostegno di Famiglie Arcobaleno. In quel momento è nata l’idea di pubblicare tutti i libri per bambini che avremmo sognato di trovare nelle librerie e invece non c’erano. Altan ci ha fatto l’enorme regalo di illustrare un mio racconto, permettendoci di trovare un distributore e di approdare realmente in libreria. E il sogno si è fatto un poco più vicino alla realtà.
Sei anche autrice di alcune fiabe dello Stampatello. Di cosa hai scritto?
I miei racconti parlano ai bambini di ciò di cui tanti adulti non hanno voglia di parlare, a volte senza un vero perché. “Qual è il segreto di papà?” parla di due bimbi coi genitori separati che scoprono che il papà ha un fidanzato, tematica scomoda, ma solo per i grandi: forse se si comincia a parlarne ai bambini avremo adulti del futuro senza questo nodo alla lingua (e sul cuore).
Dovrebbero seguire altre piccole storie di situazioni “indicibili”: un bimbo in sedia a rotelle, separazione, adozione, tecniche di procreazione assistita. “Piccolo uovo”, disegnato da Altan, inizia un percorso che continua in “Il grande grosso libro delle famiglie”, un libro inglese affermato in tutto il mondo e tradotto in 15 lingue (mancava solo in Italia, forse proprio perché ci sono anche le famiglie omogenitoriali), di cui abbiamo acquistato i diritti e che sta uscendo in questi giorni. Racconta degli infiniti modi di essere famiglia nella composizione, nel numero dei componenti, nel modo di vestire, di mangiare, di abitare. È per lettori un po’ più grandi dei bambini di Altan.
Pensi che siano un tipo di fiabe adatte ai bambini di famiglie omogenitoriali come la tua o le scrivete pensando a tutte le famiglie?
Noi pubblichiamo libri per tutti i bambini. I nostri figli sono come gli altri: ciascuno è un universo, meraviglioso e unico. Anche perché avendone quattro abbiamo letto talmente tante fiabe che ci è venuta una gran voglia di farne qualcuna noi. È un po’ come per la bacchetta magica di Harry Potter: è il libro a scegliere il lettore, non viceversa. La cosa più bella del pubblicare un libro è che non saprai mai chi lo ha letto o chi lo leggerà, ma solo se qualcuno lo sta ancora leggendo.
A che punto dell’educazione di un bambino si dovrebbe intervenire, per raccontare di realtà diverse dalla famiglia tradizionale?
Noi genitori raccontiamo la realtà ai nostri figli da quando sono ancora nella pancia, sono le parole che usiamo, a cambiare. E le famiglie diverse da quella tradizionale sono un pezzo della realtà come ce ne sono tante altre, c’è chi incontra la realtà prima, chi dopo, ma quando i bambini domandano, non si deve fuggire. Bisogna sempre rispondere alle domande dei bambini.
* Francesca Pardi, esponente di Famiglie arcobaleno, nonché fondatrice della casa editrice Lo stampatello