Frontiere. Le vite dimenticate delle persone trans nel selvaggio West
Articolo di Sabrina Imbler pubblicato sul portale Atlas Obscura (Stati Uniti) il 21 giugno 2019, liberamente tradotto con DeepL.com, revisione di Innocenzo Pontillo
Dal 1900 al 1922, Harry Allen fu uno degli uomini più noti del Pacifico nord-occidentale. Il West allora era ancora ampio e selvaggio, un luogo dove le persone andavano a cercare fortuna, per sfuggire alla legge o per iniziare una nuova vita. Allen fece tutte e tre queste cose.
A partire dagli anni Novanta del XIX secolo, divenne noto come un attaccabrighe, che entrava e usciva di prigione per furto, vagabondaggio, contrabbando ed altro. Qualunque fosse il crimine, Allen sembrava sempre sospettato, perché si rifiutava di indossare abiti femminili e si vestiva da cowboy, teneva i capelli raccolti e parlava in modo baritonale. Allen, che era nato donna, era in realtà ben lungi dall’essere l’unico uomo trans* a essersi rifugiato nella frontiera americana.
“Nonostante l’apparente assenza dai documenti storici, le persone non conformi al loro genere di nascita erano presenti nella vita quotidiana del Vecchio West“, secondo Peter Boag, storico della Washington State University degli Stati Uniti ed autore di “Re-Dressing America’s Frontier Past” (edito da University of California Press, 2011, 257 pagine)
Durante le ricerche per un suo libro sulla storia gay di Portland, Boag si è imbattuto in centinaia e centinaia di storie di persone che si vestivano in modo diverso dal loro genere di nascita. Rimase stupito dalle dimensioni di questa comunità, che non aveva mai incontrato prima nella sua attività di storico queer del West americano. Le persone trans sono sempre esistite in tutto il mondo. Ma come hanno fatto a non essere raccontate nelle storie del vecchio West?
Boag ampliò la sua ricerca oltre il Nord-Ovest degli Stati Uniti, ma la limitò alle città a ovest del Mississippi e al periodo di tempo che va dalla corsa all’oro in California, sino alla creazione di uno Stato per tutti i territori continentali occidentali degli Stati Uniti.
Secondo Boag, non si trattava di un’epoca o di territori più aperti o tolleranti verso le persone trans, ma quello era un momento sociale confuso e privo di regole, il che potrebbe aver permesso a un maggior numero di persone di vivere secondo la loro vera identità.
“La mia teoria è che le persone transgender nell’est degli Stati Uniti potessero leggere queste storie che davano una sorta di convalida alle loro vite”. “Vedevano le terre (poco abitate) dell’ovest degli Stati Uniti come un luogo in cui potevano vivere, trovare lavoro e condurre una vita che non potevano avere nell’est ormai urbanizzato“.
Come Joseph Lobdell, nato femmina ad Albany, (New York), che divenne noto nella contea di Meeker, in Minnesota, come “l’uccisore di centinaia di orsi e gatti selvatici”.
Nel 1912 Allen fu arrestato a Portland con l’accusa di “schiavitù bianca”, poiché aveva attraversato i confini dello Stato con una donna di nome Isabelle Maxwell, una prostituta che si spacciava per sua moglie. In realtà, Maxwell era la compagna di Allen e i due erano fuggiti attraverso la regione per stare un passo avanti alla legge. La polizia di Portland lo condannò a 90 giorni di carcere per “vagabondaggio“, una di quelle accuse generiche che venivano usate per punire la non conformità di genere.
Questa opportunità di reinvenzione sembrava essere particolarmente realizzabile per le persone nate donna alla nascita che volevano vivere la loro vita come uomini. In un’intervista del 1908 al giornale Seattle Sunday Times, Allen espresse il suo disagio per il sesso assegnatogli alla nascita.
“Non mi piaceva essere una ragazza, non mi sentivo una ragazza e non ho mai avuto l’aspetto di una ragazza“. “Mi sembrava quindi impossibile diventare una ragazza e, distrutto al pensiero che sarei stato un reietto come donna, concepii l’idea di farmi uomo“.
L’identità di Allen affascinò i giornali locali che lo considerarono frutto dello spirito della frontiera americana. Una pubblicazione lo descrisse tra “la feccia del West” per la sua attiva carriera di risse nei saloon, di contrabbandiere, di trafficante di cavalli e di ladro di galline. La stampa si accorse della sua spavalderia, della suo linguaggio sboccato e della sua inclinazione all’alcol. Allen trovò possibilità infinite vestito da maschio e lavoro come come barista, barbiere e scaricatore di porto.
Dal 1880 al 1930, la popolazione di Seattle passò da circa 3.500 a più di 350.000 abitanti, a testimonianza delle tante opportunità che la città offriva. Secondo Boag, i giornali locali offrono alcuni dei registri più completi ed esaurienti delle persone trans che vivevano in quella terra di frontiera. Naturalmente queste pubblicazioni non avevano il linguaggio o la comprensione del genere che abbiamo oggi, i giornali pagavano i loro conti dando notizie sensazionalistiche, scandalose o scioccanti. Per questo motivo, hanno scritto tanto degli incontri tra la società “civilizzata” del tempo con le persone non conformi al loro genere.
L’identità di Allen era notevole per quanto fosse pubblica. Invece molte persone trans vivevano la loro vita senza attirare l’attenzione dei giornali locali. Nella ricerca di Boag, il sesso di una persona trans aveva maggiori probabilità di essere scoperto solo dopo la morte o per una malattia grave.
Quando il taglialegna ottantenne Sammy Williams morì nel Montana nel 1908, l’impresario di pompe funebri scoprì che era una donna, sbalordendo la sua comunità che lo aveva sempre conosciuto solo come uomo.
Era facile per i tabloid e gli storici dell’epoca spiegare che gli uomini trans erano una stranezza della frontiera. Dopotutto, era una terra dominata dagli uomini: violenti, fisicamente esigenti ed oppressivi verso le donne. Sembrava logico che alcune donne potessero scegliere di travestirsi da uomini per non avere problemi o per ottenere accesso al potere e all’azione, senza alcun motivo particolare.
“Se la gente pensasse che tu fossi un uomo, non saresti disturbato o molestato, ci sono tante prove che alcune donne si vestivano da uomini per ottenere un lavoro meglio retribuito“, ricorda Boag. Il miglior lavoro che la maggior parte delle donne poteva sperare nel Vecchio West era cucinare o fare le pulizie. D’altra parte, qualcuno nato come donna che si faceva passare per un uomo poteva guadagnare un vero stipendio.
Negli anni Settanta del XIX secolo, Jeanne Bonnet, nata donna, fu arrestata più volte a San Francisco perché si vestiva da uomo. Sebbene la Bonnet spiegasse questa scelta dovuta al suo lavoro, poiché lavorava come acchiappa rane, un lavoro che semplicemente non poteva essere svolto in abito da sera, poi indossò abiti da uomo per tutta la sua vita, suggerendo una motivazione più personale che un dover procacciarsi una busta paga.
L’idea che una persona potesse assumere un’altra identità di genere per motivi puramente pratici, è parte del motivo per cui ci sono poche testimonianze esplicite di storia queer nel Vecchio West, e non si dice quasi nulla di quelle persone nate maschio ma che vivevano la loro vita come donne.
Le donne trans avevano poco da guadagnare in sicurezza o comodità vivendo come donne, e Boag ha incontrato molte meno storie di loro nella sua ricerca. Tra queste il caso di una donna conosciuta solo con il suo nome da sposata, la signora Nash. Nata in Messico come maschio, lavorò come lavandaia per il Settimo Cavalleggeri nel Montana per oltre un decennio, durante il quale sposò tre diversi uomini arruolati nel reggimento.
Quando Nash morì di appendicite nel 1878, la donna che preparava il suo corpo per la sepoltura scoprì il suo sesso di nascita. Nei mesi successivi, i giornali nazionali che si occuparono del suo caso sostennero che era sempre stata vista come persona dal esso sospetto, ma i resoconti dei testimoni oculari raccolti dal Bismarck Tribune la descrissero invece come una donna rispettata, decoratrice d’interni, ostetrica e un’apprezzata cuoca, un elemento fondamentale della comunità di Fort Lincoln.
Secondo Boag, anche la razza di Nash, che era messicana, venne usata per mettere in dubbio il suo carattere. Non si trattava di un caso raro, poiché le descrizioni razziali erano spesso collegate ad una sorta di effeminatezza, almeno nel caso delle donne trans.
Ma man mano che il West cambiava, mutò anche la presenza di persone che si vestivano abiti non conformi, che non potevano coesistere in America civilizzata. “Con la chiusura della frontiera e la scomparsa del selvaggio West, anche queste persone che vi avevano trovato una vita sono scomparse dalla nostra storia”, afferma Boag. […]
Il pensiero che è rimasto impresso nella mente di Boag durante tutta la sua ricerca è stata la pura e semplice capacità di adattarsi delle persone trans che hanno cercato di vivere nella frontiera. In particolare, si è sentito attratto dal caso di Alice Baker, che era nata maschio e lavorava come insegnante ad Harrah, in Oklahoma.
Dopo che qualcuno la denunciò alla polizia, la donna viaggiò in diversi luoghi (Segundo, Colorado; Portland, Oregon; Kansas City, Kansas) fino a quando non venne catturata, usando ogni volta un arsenale di nomi diverso (Alice, Mabel e Madeline Baker, e Irene Pardee).
Questi suoi incontri con la legge, tuttavia, non impedirono alla Baker di vivere. Durante la sua latitanza, ricevette proposte di matrimonio da diversi ministri evangelici e da un avvocato, che infine sposò. Prima di sparire nel 1913, la Baker si recò in Giappone, dove insieme al marito acquistò con banconote false dell’oro. “Ho trovato le prove che, luogo dopo luogo e anno dopo anno, è sopravvissuta”, afferma Boag. “Era chiaramente una persona che ha lottato parecchio e ce l’ha fatta, nonostante tutti gli ostacoli che ha incontrato nell’essere se stessa“.
* “Poiché il termine transgender è emerso solo alla fine del XX secolo, non era una parola che queste persone avrebbero mai usato per definirsi”, scrive Emily Skidmore in “True Sex: The Lives of Trans Men at the Turn of the Twentieth Century” (NYU Press, 2017, 272 pagine) Ma la Skidmore ritiene che la parola trans, piuttosto che transgender, sia un utile termine ombrello per riconoscere e includere la varianza di genere espressa dagli individui vissuti nel passato, perciò in questo testo usiamo questo termine.
Testo originale: The Forgotten Trans History of the Wild West