Gay aggredito sul bus a Torino. “Ora basta avere paura”
Articolo di Jacopo Ricca pubblicato su Repubblica – edizione di Torino del 16 marzo 2015
«Siete ricchioni?», domanda uno dei due giovani seduti sui sedili davanti dell’autobus notturno numero 15. «Certo», risponde Stefano prima di aggiungere «una battuta per stemperare la tensione». «Froci di merda», commenta il biondino con il suo amico castano. Passano pochi minuti e quando i due stanno per scendere, uno di loro guarda Stefano in faccia, poi fa partire un pugno che raggiunge il ragazzo sull’occhio sinistro.È successo a Torino, in zona Politecnico, all’alba di sabato, su un pullman pieno di giovani che tornavano dalla discoteca. «Una storia di ordinaria omofobia», come la definisce Marco Giusta, presidente di Arcigay Torino, che ha espresso solidarietà a Stefano Sechi, il ventunenne aggredito perché omosessuale, mentre con un amico tornava a casa da una serata gay. Dopo un sabato di dolori e con il supporto del Gay Center, il giovane è stato al pronto soccorso del Martini, dove per le contusioni allo zigomo sinistro e l’occhio nero gli hanno dato sette giorni di prognosi, rinnovabili ancora di sette. Ieri pomeriggio si è rivolto alla polizia per denunciare l’episodio. Sechi non conosceva gli aggressori, due ragazzi italiani. Come non li conoscevano né l’amico che era con lui, né gli altri a bordo dell’autobus. Dopo la denuncia, le forze dell’ordine cercheranno di recuperare le registrazioni delle telecamere di sicurezza installate del mezzo, sempre che riescano a trovarlo in tempo perché Stefano non ricorda di quale linea fosse.
Sull’episodio il presidente di Arcigay è intervenuto duramente: «Va messo un freno a tutto questo. Nessuno può lavarsene le mani. L’omofobia è vera, c’è e si vede, le istituzioni devono intervenire per porre fine a questa piaga sociale» ha detto. L’assessora regionale alle Pari Opportunità, Monica Cerutti, ha auspicato che sia approvata presto una legge contro le discriminazioni, necessità ribadita dal M5S. Anche l’attivista per i diritti lgbt, ed ex parlamentare, Vladimir Luxuria ha espresso il suo sdegno e manifestato vicinanza al ragazzo.
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LA STORIA. “Pensavo a uno scherzo poi uno mentre scendeva mi ha tirato un pugno”
Lo zigomo si sta sgonfiando. Restano l’occhio nero e la settimana di prognosi segnata sul referto del pronto soccorso e sulla denuncia alla Polizia e la sicurezza che «non prenderò mai più un notturno». Stefano Sechi, studente di Economia ventunenne, ha passato la domenica tra ospedale e commissariato: «Ci ho messo del tempo a convincermi che era necessario denunciare l’episodio. Non potete capire quanto sia stato umiliante dirlo a mia madre o quanto sia stato brutto vedere il mio ragazzo in agitazione».
Cosa ricorda dell’aggressione dell’altra mattina? «Erano le 5.30, il pullman era nei pressi del Poli. Alcuni punti sono confusi. Il pugno mi ha intontito e solo quando ho sentito la ricostruzione fatta dal mio amico con la polizia mi sono tornati in mente alcuni particolari. Pensavo che a colpirmi fosse stato il biondino, invece è stato il suo amico. Ricordo le domande e gli insulti e poi il ragazzo che mi guarda e mi tira il pugno ».
Li conoscevate? «No. Quando ci hanno chiesto se fossimo “ricchioni” gli ho risposto di sì. Pensavo ci avessero sentito chiacchierare della serata e fossero stati anche loro in questa discoteca. Gli ho fatto una battuta e per tutta risposta hanno commentato tra loro insultandoci, ma non abbiamo risposto. Pensavo fosse finita lì, invece quando stavano per scendere uno dei due mi ha colpito. Non me l’aspettavo, mi ha preso in pieno».
Qualcuno è intervenuto? «Nessuno sull’autobus ha fatto nulla. Quando mi ha tirato il pugno tutti si sono zittiti. Solo dopo che sono scappati alcuni mi sono venuti vicino e mi hanno confortato. Ero sotto choc: al mio amico ho anche chiesto, “ma mi ha tirato un pugno in faccia?”. Continuavo a domandare se fosse rimasto un segno, non volevo che mia madre lo scoprisse».
Perché non voleva denunciare quanto accaduto? «Perché non volevo dare preoccupazioni a chi mi vuole bene. Già così è difficile essere gay in Italia. Per fortuna ho avuto tanti gesti di solidarietà e di supporto. Devo ringraziare i ragazzi del blog Bitchy che mi hanno convinto a raccontare pubblicamente la cosa, ma se l’ho fatto è per dare un messaggio a tutti».
Quale? «L’omofobia esiste ed è visibile a tutti. Non è solo una questione di parole. Perché noi omosessuali non possiamo viaggiare sicuri? Perché dobbiamo viaggiare per strada con la paura che qualcuno ci aggredisca? Sono i politici i veri responsabili di episodi come questo».
Crede che l’aggressione sia frutto dei toni di parte della politica? «Da Salvini a Buonanno, passando per Alfano. Tutti quelli che speculano sulla questione di genere per interessi elettorali, dando messaggi d’odio e intolleranza, per me la colpa è soprattutto loro. Ora che mi hanno picchiato che cosa hanno da dire?».
Secondo lei Torino è una città omofoba? «No. Ci sono città dove l’odio è maggiore, come Roma dove le aggressioni sono più frequenti. Poi gli idioti sono ovunque, anche qui».