Gli omofobi Usa si scatenano contro i gay “diabolici ed assassini”
Considerazioni di Michele del 5 aprile 2013 pubblicate sul blog Il grande colibrì
Dev’essere proprio vero che Batman e Robin sono amanti, anzi probabilmente siamo tutti supereroi. Almeno così appare spulciando le più recenti accuse degli omofobi americani che sono lì a dimostrare, oltre alla perniciosità occulta, l’incredibile potere della lobby gay nel mondo…
Al di là dell’ironia, la questione apparirebbe davvero seria se molte accuse non fossero assolutamente surreali: l’avvocato Ken Cuccinelli in Virginia chiede che si torni ad applicare la legge contro la sodomia, con la scusa di proteggere i minori; i preti cattolici sostengono di essere discriminati e oppressi quando si esprimono contro il matrimonio egualitario; per non parlare dei commenti all’idea, utilizzata su Facebook e diffusasi viralmente, di cambiare la propria immagine profilo in un simbolo d’uguaglianza rosso, a partire da chi dice (non si sa bene con che logica) che gli etero fingeranno di essere gay per sposarsi.
Tutto questo è nulla, comunque, comparato con le nuove dichiarazioni dell’ultraconservatore americano Alan Keyes, già impegnato nelle ultime tre primarie repubblicane, che è intervenuto nel talk show dell’omofobo dichiarato Stan Solomon (“Non posso accettare il concetto stesso di omosessualità”) arrivando a sostenere che “l’omosessualità è l’archetipo del crimine contro l’umanità, perché punta a disgregare il diritto e l’ordine naturale delle cose creato da Dio”.
Ma anche Keyes e Solomon nulla possono per contrastare il primato tragicomico del presidente della Convenzione Battista del Sud, Fred Luter, secondo cui il rischio di guerra tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sarebbe causato proprio dalla proposta delle nozze egualitarie anche per gli omosessuali. La dichiarazione, anch’essa fatta in un talk show, avrebbe dovuto causare le risate o le ironie del pubblico, ma trasmissioni del genere hanno conduttori capaci di sorprendere ben più di David Letterman: così Rick Wiles ha spalleggiato Luter sostenendo che “gli Stati Uniti si stanno trasformando in una cloaca morale socialista, omosessuale, contro Dio e la Bibbia”.
Non stupisce che un ragazzo come Matt R. Salmon, cresciuto in quest’ambiente, sebbene dichiaratamente omosessuale, difenda e giustifichi il padre – il senatore repubblicano Matt J. Salmon – che, pur dichiarando di volergli molto bene, continua ad opporsi al suo diritto a sposarsi, a differenza del collega Rob Portman, rispondendo a muso duro a quelli che l’hanno attaccato e sostenendo che per lui è sufficiente essere amato per quello che è (o, forse, nonostante quello che è), ma ammettendo di coltivare la speranza che un giorno possa evolvere anche la posizione verso i matrimoni gay di suo padre, che nel 1996 votò a favore del Defense of Marriage Act.
Del resto l’attivista anti-gay Rick Scarborough riesce a sostenere che il matrimonio omosessuale porta diritto verso la zoofilia, l’acclamato attore inglese Jeremy Irons pensa che invece il risultato sarebbe l’incesto o comunque il desiderio di un padre di sposare il proprio figlio, mentre Michael Reagan (figlio sicuramente non più intelligente del defunto ex presidente americano), incitando le chiese a reagire sul tema, arriva a dire che oltre alla zoofilia e alla poligamia, il matrimonio omosessuale può perfino condurre all’omicidio. E questo sebbene la figlia dell’ex presidente abbia proprio ieri dichiarato che, a suo parere, il padre non si sarebbe opposto alle nozze gay.
Anche in Europa c’è di che sorridere… o piangere: in Gran Bretagna fa discutere che i richiedenti asilo per ragioni di omosessualità debbano rispondere a domande insulse quali se abbiano letto o meno Oscar Wilde o in che club vadano a bere le lesbiche musulmane e in Italia Sergio Lo Giudice, già presidente Arcigay e di recente intervistato da Il grande colibrì, sostiene che “nel Pd non ci sono più omofobi, sono andati tutti via con l’ondata teodem”. Intanto lui ha presentato in Parlamento una proposta di legge sui matrimoni gay: e quando si discuterà e si voterà vedremo se quella che oggi ci appare una – comunque minimale, rispetto al resto – castroneria non sarà invece diventata una realtà: in quel caso saremo ben lieti di recitare il mea culpa…