Gay e cattolico. Il mio cammino di riconciliazione
Testimonianza di José V. pubblicata sul sito della Communauté du Christ Libérateur, gruppo di cristiani glbt di Bruxelles (Belgio), liberamente tradotto da Francesca Macilletti
Sono nato negli anni ’50, faccio ancora parte di quella generazione per la quale l’appartenenza alla religione cattolica era un dato sociologico. Come la maggior parte dei nostri vicini e amici, non solo eravamo solo cristiani ma, addirittura, praticanti. Mio padre è stato membro dell’opera di Saint-Vincent-de-Paul (S. Vincenzo de Paoli) ed era coinvolto nella vita parrocchiale. Anche se lui aveva seguito la sua formazione nell’insegnamento cattolico, desiderava per me che frequentassi la scuola pubblica. Vi seguivo, ovviamente, la lezione di religione. Il nostro parroco era ancora un’autorità ed era anche un uomo autoritario e intransigente. Fortunatamente un abate, cappellano emerito e nostro parente, mi ha seguito durante tutta la mia infanzia. Ho avuto anche un insegnante donna di religione che mi ha formato e rafforzato nella fede.
Tutto si è rovinato quando, durante la mia adolescenza, ho avuto un professore di religione, un prete. Pochi studenti erano motivati dal suo corso. Le discussione si svolgevano frequentemente tra me e un altro studente, il quale aveva delle opinioni di estrema destra. E il nostro professore non gli dava torto, arrivando a sostenerlo, anche se non professava apertamente le stesse idee. Mi decisi, allora, a tacere, boicottando il corso. Simultaneamente, mio padre era rimasto scioccato da alcune decisione parrocchiali contro la carità. Come conseguenza di tutto ciò, non abbiamo più frequentato la chiesa.
Essendomi scoperto omosessuale, dovevo allora, e sopratutto, costruire la mia personalità e la mia vita, sebbene la pratica religiosa mi pareva secondaria. Avevo un compagno col quale sono rimasto per 20 anni. Ero un insegnante precario. Avevo, quindi, del tempo libero.
Abitavamo in provincia. Sono ritornato nella chiesa del luogo un mercoledì delle ceneri. Successivamente ho offerto il mio aiuto al parroco. Quando ha saputo che vivevo con un uomo, ho ricevuto un rifiuto forte e chiaro, che ha freddato la mia voglia di ritornare al seno della chiesa.
Successivamente, siamo venuti a vivere a Bruxelles. La famiglia materna del mio compagno era protestante, suo padre, da buon siciliano, cattolico. Ma lui non era più praticante. Un amico, anche lui protestante, ci ha spinti a frequentare la chiesa protestante di Champ de Mars.
Ci hanno ricevuti con apertura e rispetto. Così, ci siamo integrati a questa comunità. Apprezzavo molto gli studi biblici ma sentivo che qualcosa mancava. La Santa Cena non aveva, per me, la stessa importanza dell’eucarestia. Alla fine, io e il mio compagno ci siamo separati. Lui è rimasto protestante, io mi sono rimesso in questione.
La casualità, se esiste, ma direi più che altro la Provvidenza, mi ha fatto conoscere una parrocchia che si vantava di essere della vecchia Chiesa Cattolica (Chiesa etero-cattolica). Si trattava di una dissidenza da Roma in seguito al dogma dell’infallibilità pontificia del 1870 – dogma in opposizione con la storia di sempre della Chiesa – che ledeva la collegialità dei vescovi, il Vescovo di Roma non era altro che il primus inter patres. Dissidenza dunque, ma senza scomunica. Le ordinazioni vi sono giudicate, da Roma, come valide, ma non lecite.
La cosa più importante è che questa “nuova” chiesa legata all’Unione di Utrecht ha sviluppato una pastorale differente da quella di Roma. Il celibato dei preti non è obbligatorio, i divorziati e risposati non sono discriminati, anche se la nozione di fedeltà nelle relazioni è primordiale; gli omosessuali hanno il loro posto all’interno della chiesa. D’altronde, questo è in completa comunione con gli Anglicani. Come potrei non sentirmici bene, in piena armonia tra la mia fede e la mia vita?
.
Titolo originale: TÉMOIGNIAGE