Gay e Chiesa cattolica, è tempo per i pastori di parlarne
Articolo di Marie-Lucile Kubacki tratto dal sito della rivista La Vie (Francia), del 23 agosto 2013, liberamente tradotto da Domenico Afiero
«Tutti insieme, cattolici e omosessuali, lanciamo un forte appello ai nostri pastori, perché non possiamo continuare a lungo a sopportare il tabù che pesa sull’omosessualità all’interno di Santa Romana Chiesa, le cui conseguenze sono drammatiche per tutta la società».
Ecco il nocciolo del messaggio nella rubrica Tribune pubblicato sul sito www.lavie.fr , si tratta di «una preghiera del 15 agosto», giorno dell’Assunzione, da parte di omosessuali cattolici che si oppongono alla legge sul matrimonio gay.
«Alcuni cattolici gay, continuano gli autori della preghiera, sono davvero combattuti in cuor loro. Allora ha inizio una vera lotta tra il nostro orientamento sessuale e il nostro desiderio sincero di fedeltà a Cristo».
La preghiera si conclude: «Chiediamo che sia affrontata formalmente una pastorale sull’omosessualità per accogliere coloro che si rifugiano nella solitudine, anzi in un dolore fatale, visto che siamo in tanti a testimoniare la nostra fede».
La maggior parte dei cattolici approva l’accoglienza e lo sviluppo di una pastorale nella Chiesa di oggi. D’altronde, alcune iniziative cominciano ad essere proposte nelle parrocchie, ma di fatto rimane da mettersi d’accordo sui contenuti.
Claude Besson, autore del libro “Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse” (NdT, Omosessuali cattolici , uscire dal vicolo cieco, edizione francese dell’Atelier, 2012 ) e copresidente dell’Associazione Réflexion et Partage, vale a dire un gruppo di parola aperto ai gay cattolici e alle loro famiglie, afferma: «Accogliere significa non accogliere soltanto la persona , ma tutto quello che la persona vive».
E continua: «La Chiesa dice di accogliere i gay, purché si tratti di gay continenti. La continenza non si impone dall’alto. È un invito specifico, ed alcuni gay non se la sentono di metterlo in campo». Nel dicembre scorso, Claude Besson manifesta a fianco dei sostenitori del matrimonio per tutti in Francia.
L’autore francese interviene spesso nei convegni delle parrocchie. La realtà e il vissuto della persona gay nella Chiesa cattolica, secondo Claude Besson, deve permettere d’interrogare l’intelligenza della fede cristiana e spiega: «Il lavoro dell’intelligenza, se non è sensibile, modellato dalla realtà umana, dalla complessità degli uomini e dalle donne che vivono nella Chiesa, non serve a niente. Dunque, la Chiesa può ritornare al dogma».
Philippe Ariño, autore di L’homophobie en vérité (France catholique ,2013), cattolico e gay, anche lui spesso invitato a testimoniare nelle parrocchie, non è dello stesso avviso. Infatti sul suo sito scrive: «L’idea di una pastorale specifica alle persone gay non potrà essere presa in considerazione, non potrà non essere omofila, valida e davvero rispettosa delle persone e fedele alla Chiesa cattolica se non puntando verso la continenza, anzi verso la scomparsa del desiderio omosessuale. Altrimenti, rimane una pastorale inappropriata e offensiva».
Un’altra reazione alla preghiera del 15 agosto è quella di Jean-Pier Delaume-Myard, portavoce della Manif pour tous, che scrive, in un messaggio dal titolo «Cattolico, gay e contrario al matrimonio omosessuale, non mi aspetto di essere riconosciuto dalla Chiesa» , quanto segue: «Come cattolico praticante, non ho mai avuto bisogno di nascondere la mia faccia per andare a messa la domenica. Ogni volta che ho parlato della mia sessualità con un prete, sono stato ascoltato e accolto con bontà, permettendomi spesso di leggere anche i testi sacri. (…)
Infine, altri invitano i gay ad astenersi dal sesso per entrare nel Regno di Dio. Il che è molto più rigoroso di quello che sostiene Christine Boutin, la quale vede di buon occhio il matrimonio tra un gay maschio e una donna; oppure si è più papisti di papa Francesco, il quale, nell’aereo che lo riporta da Rio de Janeiro, dice:«Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarla?».
Clément Boriolo, 21enne, autore della rubrica tribune e portavoce dell’Avenir pour tous et Homovox, un collettivo di gay che ha militato contro il matrimonio gay, pensa che la chiesa debba considerare la diversità delle situazioni di vita senza cambiare il dogma. Infatti, il portavoce dice:«alcuni omosessuali cattolici vengono da me e mi dicono “Amo il mio ragazzo, non posso lasciarlo.
Quindi, è una sofferenza, perché non sarò mai accolto da Gesù”. Cristo non giudica la situazione, ma l’amore che diamo! Non possiamo accogliere una persona gay che è in coppia dicendogli che siamo d’accordo sull’accompagnamento spirituale ma che bisogna rimanere continenti, in quanto quello che il gay vive non va bene. È un po’ come dire che non è tanto la forma di una lettera ad essere importante, e nel nostro caso la continenza, ma lo spirito della lettera, cioè considerare l’altro come soggetto e non oggetto. Questa situazione si impone anche per la coppia eterosessuale.
Bisogna poter accogliere tutti, a prescindere dal proprio cammino di fede». Secondo Boriolo, accogliere meglio i gay nella Chiesa cattolica significa «adattare il discorso degli attori della pastorale per non ferire nessuno». Così, Clément si ricorda della prima volta che ha parlato della sua omosessualità con un prete:«Il prete mi ha detto di far attenzione ai bambini e di non parlarne a nessuno».
Un segnale positivo per Claude Besson è il documento della conferenza dei vescovi di Francia del settembre 2012. Quel documento recita: «Tenendo conto dell’importanza dell’alterità sessuale», i vescovi di Francia considerano «il desiderio di un impegno deve essere preso in considerazione della fedeltà d’un affetto, di un legame sincero, di una preoccupazione dell’altro e di una solidarietà che vada oltre alla semplice riduzione della relazione omosessuale a semplice legame erotico».
Il dibattito è appena iniziato. Ma Papa Francesco, dicendo «Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono per giudicarla?», sembra almeno voler cercare un nuovo modo per parlarne senza rimettere in questione il catechismo della Chiesa cattolica.
Testo originale: L’Eglise sait-elle accueillir les homosexuels?