Gay e cristiano. Sentirsi un ‘estraneo’ nella propria chiesa
Riflessione di David Cole tratta da Whosoever Magazine (Stati Uniti) del marzo/aprile 1998, libera traduzione di Giacomo Tessaro
Immaginate come può essere crescere in una famiglia cristiana e temere di poter essere gay. C’è un novanta per cento di possibilità che non abbiate provato personalmente questo tipo di segreto trauma interno. Immaginate di andare alle elementari solo per sentire la maestra domandare se c’è qualche “Checca in questa classe?”. Chiudete gli occhi e pensate al terrore che sentiva dentro di sé un ragazzino che aveva paura di tutto.
Vedete, ero convinto che tutti; genitori, insegnanti, amici, parenti, e specialmente la mia Chiesa, disprezzassero gli omosessuali. Perché avrei dovuto pensare qualcosa di diverso?
Ho finalmente sviluppato l’accettazione della mia personale identità sessuale poco dopo i trent’anni. Avevo concluso che mio padre mi avrebbe fatto del male se avessi avuto l’intenzione di pormi dei quesiti sul mio orientamento mentre lui era in vita. Ogni giorno sento la sua mancanza, e questo dubbio tutt’ora infesta le vallate vuote dei miei ricordi. Non avendo fratelli o sorelle, o un cucciolo da coccolare, cominciai a rifugiarmi in un mondo di immaginazione e fantasia.
Fondandomi su omelie domenicali alla messa Cattolica, e i frequenti commenti dei miei genitori, credevo infatti che la mia sessualità fosse un’appendice sudicia e disprezzata che minacciava di non farmi raggiungere la salvezza eterna. Stavo imparando ad odiare me stesso. Infatti, nel nucleo del mio essere, mi sentivo in qualche modo come un errore che cammina e vive.
La mia nascita illegittima confermava l’errore che la natura aveva fatto. Papà si sforzava molto di avere un’influenza mascolina su di me, influenza che avrebbe fabbricato un “vero uomo”. Venivo allenato a essere un “macho”. Venivo allevato per essere eterosessuale. Questo molto tempo fa.
Il passato può ferirmi solo se glielo permetto. Ora dovete capire che nessuno può far sentire inferiore qualcun altro a meno che glielo consentiamo, nessuno, nemmeno il Papa di Roma. Sono benedetto. Ho scoperto che molti dei miei amici, e ora anche mia madre, mi hanno offerto una quantità di amore incondizionato.
Cosa molto più importante, vivo avendo fiducia nell’assoluto amore di Gesù. Amore che è disponibile, a livello personale, a chiunque; etero, gay, mancino, nero o con problemi mentali. Dal resto del mondo saremo anche considerati “Estranei”, ma Gesù ci chiama i suoi fratelli e le sue sorelle…la Sua Famiglia.
Il terrore del rifiuto non imprigiona più la mia abilità creativa come una volta. Chiamatemi come volete: mostro, peccatore, una malattia, o intrinsecamente malvagio, continuo a credere di essere una persona che vale. Un gay Cristiano!
La cosa più importante che i gay e le lesbiche possono fare per se stessi è sviluppare l’amore di sé, il rispetto, e USCIRE FUORI. Questo richiede un balzo nella fede…per me, il dolore della disonestà verso me stesso, per compiacere gli altri, diventava semplicemente troppo grande.
Essere fuori, fare coming out, significa ammettere a te stesso e ad almeno un altro essere umano che non sei eterosessuale. Questo è un po’ come una rinascita. Il mondo non apparirà mai più lo stesso. Per molti esso diventa un legame d’amore con un sacro bambino interiore; un impegno di riconoscenza.
La più importante vocazione per gli omosessuali è fornire aiuto a coloro che lottano con la loro identità, perché arrivino ad accettarsi, in altre parole, diventare “famiglia” gli uni per gli altri. Secondo, cercare di perdonare chi ci ha fatto del male. Questo continua ad essere difficilissimo per me.
Nel “New Freeman” (9 Gennaio 1998), un giornale locale Cattolico del New Brunswick (Canada ), le “Donne per la Fede e la Famiglia” proclamano che “gli omosessuali sono un serio disordine sessuale che mette a repentaglio la vita dell’intera società e specialmente dei bambini”. Molti miei cari amici sono stati sessualmente molestati da ragazzini, nemmeno una volta da gay o lesbiche, ma da genitori e parenti eterosessuali. Per quanto ancora continueranno le menzogne omofobe?
In effetti i bambini sono sessualmente più sicuri se allevati in famiglie lesbiche! C’è da stupirsi se il tasso di suicidio è sproporzionatamente alto tra gli adolescenti che lottano con la loro identità sessuale in un mondo così pieno di odio?
La maggioranza delle Chiese Cristiane mostra ancora i denti quando viene messa di fronte alla “Questione gay”. Sono stufo di coloro che propinano Bibbie dure e ottuse, specialmente da quando tutti i dati e le ricerche scientifiche indicano che l’orientamento sessuale è un fatto genetico.
Per quanto ancora le religioni crederanno che il mondo è piatto ed etero? Come implica il titolo, mi sento come un estraneo nella mia stessa Fede. Senza Gesù i miei sforzi non hanno significato. Mi sveglio la mattina per trovare sul parabrezza un annuncio che dice “Stiamo pregando per te, peccatore”.
Dov’è l’amore? A meno che noi e il clero cominciamo a cercare e trovare del buono negli esseri umani, le nostre istituzioni religiose continueranno a sgretolarsi fino a diventare ombre, i semidei giudicanti che sembrano essere sempre di più.
I genitori devono semplicemente accettare la responsabilità che uno su dieci nella loro discendenza potrebbe essere gay o lesbica. Questi bambini possono anche sedersi in mezzo a congregazioni prepotenti come ho fatto io, ripetendo gli “Amen” di condanna contro gli “Estranei”.
Se state insegnando ai vostri bambini ad odiare gli omosessuali, può darsi che stiate insegnando loro solo ad odiare se stessi.
Testo originale: I am a stranger