Gay e insegnante di religione. Dio ci ama, ma la chiesa?
Testimonianza inviata da Andrea alla rete IRC ARCOBALENO
La recente notizia, che un po’ ha agitato il miasma estivo, di Papa Francesco che, rivolgendosi a un ragazzo lombardo di nome Giona, combattuto tra fede e identità sessuale, ha detto “Egli cammina con noi, anche nel caso in cui fossimo peccatori. Lui ci ama come siamo”, mi ha dato da pensare.
Una frase che scuote il nostro ‘cristianesimo’ da parrocchia. Abituato a farsi i fatti suoi senza troppo pensare a quel che è il grande ‘pascolo’ di Dio dove nessuno viene escluso.
Come docente di religione cattolica da quasi vent’anni potrei usarla in classe quella frase. O forse no. Citare il Papa potrebbe non andare bene. Potrei entrare in classe e pronunciare questa frase con un mio studente gay, o trans.
Potrei guardarlo negli occhi e dirgli “Guarda che va bene così. Quel che il cristianesimo annuncia come Dio, cammina con te. Proprio con te. Nessuno è escluso. E ti ama come sei. Come splendidamente sei”.
Aiuterebbe. Una roba del genere rasserena l’esistenza (se si è credenti… e non è detto però che i nostri studenti lo siano. Anzi. lo sono sempre meno).
Poi ho pensato: “Dio mi ama, Dio mi accetta come sono. lo dice anche il Papa” … Peccato non lo dica la Chiesa. La prova?
Se domani mi alzassi in classe per aiutare un ragazzo che scoppia a piangere perché gli hanno scritto sul banco ‘frocio’, per dirgli: “Alessio. Non è nulla. Guardami. Sono gay anch’io e alla fine è andata bene. Passerà. Sii te stesso, non dare questo potere enorme a chi ti odia. Il potere di ferirti. Davanti a te c’è un cristiano, un docente, un uomo gay. Mi sento amato e accettato e lo stesso vale per te”.
Se io osassi dire una frase così, da buon educatore credo, non avrei più un posto di lavoro. Semplice. Per lo meno in Italia.
Essere gay ed essere insegnanti di religione è roba che appartiene al regno dell’ombra, del non detto, del tramonto perenne che cela le verità. “Va bene: basta che non lo dici ad alta voce”.
Basta che non testimoni con la tua di vita che hai incontrato l’amore (di Dio e degli Uomini) e che questo amore è vero, profondo, vitale. No. Devi scegliere il silenzio (e la castità, ovvio).
“Alessio alza lo sguardo! Non temere: Dio ti ama come sei”. Potente. Ma risulta ‘stonato’ in bocca ad un insegnante di religione perennemente sotto scacco.
Dio ti ama, ma la Chiesa non ti può lasciar lavorare, e quindi vivere. Soprattutto quando tutta la tua vita è segnata dall’essere chiamati da una vocazione educativa autentica. Se domani un qualunque lavoratore dovesse perdere il posto di lavoro solo perché gay, beh, giustamente, gli estremi per andare in tribunale ci sarebbero.
Questo non vale per la Chiesa Cattolica: “Ti faccio lavorare, riconosco la tua vocazione nel mondo della scuola… ma devi tacere, devi nascondere una parte essenziale di te stesso: la tua capacità di amare è per me fonte di scandalo”.
Se prendi in mano il Vangelo e poi rifletti su questo, ti vengono i brividi. Dov’è Cristo in una Istituzione che ti obbliga a scegliere tra Verità e menzogna e accompagna la menzogna (a cui lei ti ha spinto) con uno stipendio?
Siamo in tanti. Ne ho conosciuti molti di docenti di religione gay, lesbiche. Ne ho conosciuti di sereni. Altri, per mille problemi, perennemente angosciati e ‘ancorati’ a una situazione lavorativa, spirituale, intima, conflittuale, lacerante. Non credo sia cosa giusta.