Gay in Azerbaijan. La solitudine di Isa davanti al Golia dell’omofobia
Testimonianza tratta dal Toolkit per le veglie 2014 curato dal Forum Europeo dei Gruppi LGBT Cristiani in collaborazione col Progetto Gionata ed il gruppo Ruah di Trieste
Isa Shakhmarli era un giovane ragazzo di 20 anni con i desideri di qualsiasi ragazzo della sua età. Viveva in Azerbaijan. Aveva pianificato un futuro come chiunque, fatto di amici, famiglia, un buon lavoro e una buona società in cui vivere. Molto presto però si rese conto di essere diverso in un modo che la sua famiglia, il suo Paese e la sua cultura non avrebbero mai accettato.
Isa era coraggioso. Non voleva rimanere nascosto a vivere una doppia vita che lo avrebbe protetto dalle pressioni sociali.
Lui voleva impiegare tutte le sue energie per trasformare la sua società. Voleva affermare la sua libertà e quella di tanti ragazzi e ragazze come lui: la libertà di essere se stessi.
Forse anche voi avete provato nella vostre vite quel momento in cui avete capito che il seme di gioia, di amore, e di piacere, sì, di piacere, che avevate sentito dentro di voi, sarebbe stato anche seme di odio, paure e angosce.
Forse avevamo capito che quel sogno, che ci sembrava così naturale, in realtà non poteva essere facilmente condiviso con gli altri, ma doveva rimanere nascosto, per paura di finire isolati e rigettati.
Isa ebbe un ruolo di primo piano in Azerbaijan Free LGBT, un’associazione per i diritti degli omosessuali di Baku. Isa credeva che la sua giovinezza, la sua forza, e la sua fede in un mondo migliore lo avrebbero sostenuto nello sforzo di trasformare il suo Paese.
Davanti a ostacoli molto più grandi della sua giovinezza e della sua purezza di cuore, incominciò presto a sentirsi solo e scoraggiato, forse anche peggio.
Venne ritrovato nel proprio ufficio impiccato con una bandiera arcobaleno. Ha lasciato un messaggio con le sue ultime parole “Vi lascio. Perdonatemi per tutto. Questo Paese e questo mondo non fanno per me. Siete colpevoli della mia morte. Questo mondo non puo’ contenere i miei veri colori. Addio”
Si era ritrovato davanti a un mostro come un giovane guerriero coraggioso. Un vecchio, scuro, orrendo mostro chiamato Omofobia. Essa può essere come un’orda di nemici che ti circonda e poi improvvisamente senti che quell’orda ti ha pervaso, che è dentro di te.
Ti fa sentire solo e disperato contro qualcosa che è più grande e più forte di te. Probabilmente, si sentivano così gli Israeliti quando si trovarono di fronte Golia.