Gender: attenzione alle etichette!
Riflessioni di Christian Albini pubblicate sul blog Sperare per Tutti il 15 maggio 2015
Il tema del gender continua a tenere banco sui media cattolici. Spesso con toni esagerati. Una riflessione moderata e intelligente è stata scritta dal teologo Marco Ronconi sul n. 5 di Jesus.
Ronconi ricorda che nella chiesa cattolica già altre volte ci sono state “etichette” che sono state usate impropriamente, demonizzando idee ed esperienze che non lo meritavano. E’ la tentazione di creare un nemico che poi prende la mano.
Per esempio, al tempo delle polemiche contro il modernismo c’era chi vi includeva (respingendole come eretiche) la critica storica della Bibbia e la libertà di religione, poi accettate dal magistero successivo. Analogamente, ai tempi del discernimento sulla teologia della liberazione, l’impegno di molti pastori e studiosi in favore dei poveri è stato visto con sospetto, senza distinguere tra loro e i pochi che effettivamente hanno “sconfinato” nel marxismo. Basti pensare all’ostracismo subito, anche dopo il martirio, dal prossimo beato Oscar Romero. Oggi, Gustavo Gutierrez prende parola in Vaticano, ma non era scontato fino a poco tempo fa.
Attenzione, mette in guardia Ronconi, a non ripetere lo stesso errore con il gender. Stando a certi discorsi, in nome della lotta all’ideologia del genere, si rischia di respingere e condannare in blocco ogni riflessione su come trasmettiamo l’immagine del maschile e del femminile. Perpetuando così vecchie e nuove disuguaglianze.
Papa Francesco, nell’udienza del 15 aprile 2015, invitava non a caso gli intellettuali ad approfondire questi temi e ammoniva:
E’ indubbio che dobbiamo fare molto di più in favore della donna, se vogliamo ridare più forza alla reciprocità fra uomini e donne. E’ necessario, infatti, che la donna non solo sia più ascoltata, ma che la sua voce abbia un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta, nella società e nella Chiesa.
Per fare questo, bisogna distinguere che cosa appartiene alla realtà del maschile e del femminile, nella loro ricchezza e nella loro differenza, e che cosa invece appartiene a delle immagini costruite dalla società e che magari finiscono per giustificare delle forma di marginalizzazione. Si tratta, in altre parole, di “discutere in che misura biologia e cultura contribuiscono alla formazione della nostra identità” (Ronconi).
Una cosa sono gli studi di genere, che di questo si occupano e che coprono una vasta area di riflessioni sociologiche, psicologiche e filosofiche, e altra cosa è l’ideologia di genere, la quale è l’esito delle teorie più radicali ed estreme che annullano ogni differenza e realtà del maschile e del femminile. Non confondiamoli! Come scrive ancora Ronconi:
Gli “studi di genere”, che non a caso sono declinati al plurale perché sono tutto tranne che un insieme unitario, possono aiutarci (già lo stavano facendo) a meglio capire il Vangelo e l’Incarnazione. Certo, al pari della critica storica e delle altre scienze umane non sono immuni dal discernimento evangelico.
Un contributo interessante verrà da un imminente libro di Aristide Fumagalli, docente alla Facoltà Teologica di Milano: La questione gender. Una sfida antropologica (Queriniana). Dalle anticipazioni che ho letto, contribuirà a chiarire molti fraintendimenti, come quelli di chi condanna ogni riflessione sul genere senza distinguerle dalle tesi davvero ideologiche.